CHE ANNO È STATO PER I PHILADELPHIA PHILLIES?
Giusto un anno fa, in occasione dell'ultima partita di regular season, tutta Philadelphia tributava i legittimi onori a Ryan Howard, l’ultimo collegamento con i cinque titoli consecutivi della National League East e con le World Series conquistate nel 2008.
Nel giorno della vittoria per 11 a 0, ottenuta contro i New York Mets nell’ultima partita di campionato del 2017, i fan hanno concentrato la loro attenzione sul giovane astro nascente Rhys Hoskins, il prima base dalle sensazionali stastistiche (48 punti battuti a casa e 18 fuoricampo dal 10 agosto, giorno del suo debutto).
Il senso del contrasto tra questi due finali – l’uno nostalgico, rivolto verso il passato, e l’altro speranzoso, rivolto verso il futuro – è quanto i più ottimisti tifosi dei Phillies si porteranno nel cuore e nella mente durante il lungo periodo di off-season.
Che forse non staranno a cavillare sul riposizionamento di Pete Mackanin – non più manager nel 2018, ma assistente del general manager Klentak, il quale gli aveva esteso il contratto solo quattro mesi fa.
Che guarderanno alla buona, corale seconda parte di stagione e all’ingresso in squadra di ottimi prospetti, messi in ombra solo dalla straordinarietà delle performance di Hoskins; l’esterno Nick Williams, il ricevitore Jorge Alfaro e l’interbase J.P. Crawford si sono infatti rivelati innesti più che incoraggianti.
Avranno negli occhi l’ultimo fuoricampo di Maikel Franco, il ventiquattresimo della stagione, e non si soffermeranno sulla sua media in battuta stagionale (.230); parleranno dell’ultima positiva prestazione sul monte di lancio di Nick Pivetta, dimenticando una media PGL di 6.02.
Tommy Joseph non sarà un argomento di conversazione.
La sensazione, per chi scrive, dopo una stagione da 96 sconfitte, è una sola: che sulle rive del Delaware si sia perso un (altro?) anno nel faticoso tentativo di ricostruire una franchigia vincente
di Andrea Comotti
Nella foto, Rhys Hoskins e Tommy Joseph festeggiano un fuoricampo (da CBSSports.com).
Nel giorno della vittoria per 11 a 0, ottenuta contro i New York Mets nell’ultima partita di campionato del 2017, i fan hanno concentrato la loro attenzione sul giovane astro nascente Rhys Hoskins, il prima base dalle sensazionali stastistiche (48 punti battuti a casa e 18 fuoricampo dal 10 agosto, giorno del suo debutto).
Il senso del contrasto tra questi due finali – l’uno nostalgico, rivolto verso il passato, e l’altro speranzoso, rivolto verso il futuro – è quanto i più ottimisti tifosi dei Phillies si porteranno nel cuore e nella mente durante il lungo periodo di off-season.
Che forse non staranno a cavillare sul riposizionamento di Pete Mackanin – non più manager nel 2018, ma assistente del general manager Klentak, il quale gli aveva esteso il contratto solo quattro mesi fa.
Che guarderanno alla buona, corale seconda parte di stagione e all’ingresso in squadra di ottimi prospetti, messi in ombra solo dalla straordinarietà delle performance di Hoskins; l’esterno Nick Williams, il ricevitore Jorge Alfaro e l’interbase J.P. Crawford si sono infatti rivelati innesti più che incoraggianti.
Avranno negli occhi l’ultimo fuoricampo di Maikel Franco, il ventiquattresimo della stagione, e non si soffermeranno sulla sua media in battuta stagionale (.230); parleranno dell’ultima positiva prestazione sul monte di lancio di Nick Pivetta, dimenticando una media PGL di 6.02.
Tommy Joseph non sarà un argomento di conversazione.
La sensazione, per chi scrive, dopo una stagione da 96 sconfitte, è una sola: che sulle rive del Delaware si sia perso un (altro?) anno nel faticoso tentativo di ricostruire una franchigia vincente
di Andrea Comotti
Nella foto, Rhys Hoskins e Tommy Joseph festeggiano un fuoricampo (da CBSSports.com).