LA CADUTA DEGLI DEI: ANDREW MCCUTCHEN
Anche al migliore giocatore della Major League può capitare di passare una offseason aspettando una telefonata. O meglio: in attesa di una telefonata che non deve arrivare.
Dalle stalle, alle stelle, alle stalle.
Con questo abusato modo di dire si può sintetizzare la carriera di Andrew McCutchen in MLB, sempre vestendo la casacca dei Pittsburgh Pirates.
E’ stato lui stesso a spiegare, in una recente nostalgica lettera a cuore aperto indirizzata ai tifosi dei Bucs, il suo altalenante stato d’animo in attesa dello Spring Training.
Dalle prime stagioni da pro – 2009 e 2010 – giocate con il timore (fondato) di inanellare regular season da 100 sconfitte, all’inversione di rotta, sublimata con le tre partecipazioni consecutive ai playoff, dal 2013 (anno in cui l’esterno centro è stato votato come “most valuable player” della National League) al 2015.
E infine l’amaro 2016: la vittoria dei Chicago Cubs (rivali di Division), il mancato accesso ai playoff, statistiche individuali (per “Cutch”, ma non solo) e di squadra da incubo.
E quella telefonata che non arriva mai…
McCutchen sa come vanno gli affari, è consapevole che il punto di vista dei giocatori, per imbastire una trade, conta poco: una telefonata dal management, e la vita cambia.
La telefonata non arriva, ma arriva un nuovo ordine, dalla stanza dei bottoni del PNC Park: non più esterno centro, bensì esterno destro. Questa la nuova consegna per la stagione 2017.
Rabbia, frustrazione, ma anche la reazione di Cutch: “Be an athlete”, gli ha sempre consigliato il padre Lorenzo; in qualsiasi ruolo tu giochi, prima di tutto sii un atleta.
E allora le polemiche e le incertezze scompaiono: swing rimodellato, e nuova grinta per interpretare al meglio il nuovo ruolo: un nuovo ma antico Andrew McCutchen è pronto per le molteplici sfide delle nuova stagione.
di Andrea Comotti
Nella foto, McCutchen osserva il suo stadio prima di un turno di battuta (Brad Mills-USA TODAY Sports da Calltothepen.com).
Dalle stalle, alle stelle, alle stalle.
Con questo abusato modo di dire si può sintetizzare la carriera di Andrew McCutchen in MLB, sempre vestendo la casacca dei Pittsburgh Pirates.
E’ stato lui stesso a spiegare, in una recente nostalgica lettera a cuore aperto indirizzata ai tifosi dei Bucs, il suo altalenante stato d’animo in attesa dello Spring Training.
Dalle prime stagioni da pro – 2009 e 2010 – giocate con il timore (fondato) di inanellare regular season da 100 sconfitte, all’inversione di rotta, sublimata con le tre partecipazioni consecutive ai playoff, dal 2013 (anno in cui l’esterno centro è stato votato come “most valuable player” della National League) al 2015.
E infine l’amaro 2016: la vittoria dei Chicago Cubs (rivali di Division), il mancato accesso ai playoff, statistiche individuali (per “Cutch”, ma non solo) e di squadra da incubo.
E quella telefonata che non arriva mai…
McCutchen sa come vanno gli affari, è consapevole che il punto di vista dei giocatori, per imbastire una trade, conta poco: una telefonata dal management, e la vita cambia.
La telefonata non arriva, ma arriva un nuovo ordine, dalla stanza dei bottoni del PNC Park: non più esterno centro, bensì esterno destro. Questa la nuova consegna per la stagione 2017.
Rabbia, frustrazione, ma anche la reazione di Cutch: “Be an athlete”, gli ha sempre consigliato il padre Lorenzo; in qualsiasi ruolo tu giochi, prima di tutto sii un atleta.
E allora le polemiche e le incertezze scompaiono: swing rimodellato, e nuova grinta per interpretare al meglio il nuovo ruolo: un nuovo ma antico Andrew McCutchen è pronto per le molteplici sfide delle nuova stagione.
di Andrea Comotti
Nella foto, McCutchen osserva il suo stadio prima di un turno di battuta (Brad Mills-USA TODAY Sports da Calltothepen.com).