L'INTERA SEATTLE SI COMMUOVE CON LA STORIA DELLA FAMIGLIA SMERER
Quando Kyle Smerer si è svegliato nella mattinata di venerdì 13 aprile sapeva che avrebbe passato una serata che difficilmente avrebbe dimenticato a breve. Sarebbe infatti andato al Safeco Field di Seattle per l'Opening Day dei suoi Mariners che ritornavano in città dopo aver giocato un po' ovunque, tra Giappone, Calfiornia e Texas nella prime partite di Regular Season. Oltre al fatto di rivedere Ichiro e compagni dal vivo, il 13enne fanciullo era estremamente felice perchè avrebbe partecipato alla gara denominata ''Steal – A – Base'', ovvero ''Ruba una Base'' dove un bambino corre dal muro dell'esterno, destro o sinistro, e ha come obiettivo quello di prendere un base (normalmente la seconda) e riportarla nel più breve tempo possibile da dove è partito.
Mentre il match ha raggiunto il quinto inning e vede Seattle sotto nel punteggio per 2 a 0, il momento per Smerer è finalmente arrivato. Accompagnato dalla mascotte dei Mariners (il cui nome è Moose, alce), aspetta il conto alla rovescia intonato dallo speaker dello stadio e parte dall'esterno destro, incitato da tutto il pubblico del Safeco Field. Corre veloce ed arriva subito alla meta, cercando di raccogliere la base. Ci riesce, la prende tra le mani ma fa solamente pochi passi quando viene fermato da un arbitro spuntato fuori all'improvviso. Il ragazzo si gira e lo guarda con aria sorpresa, interrogandosi sul perchè di tale gesto. Ma poi ecco che gli occhi di Kyle Smerer si illuminano, brillano di sorpresa. Ha capito che la persona davanti a lui non è un vero arbitro, ma suo padre Steve Smerer, Sergente dell'esercito appena rientrato da una missione in Afaghanistan iniziata lo scorso dicembre. E che nessuno – eccezion fatta la moglie e i suoi nonni, sapeva essere rientrato negli USA.
Padre e figlio si guardano in faccia per qualche secondo con Kyle che, emozionato, pare non credere alla sorpresa organizzata dal genitore. Tutto il pubblico presente allo stadio si alza in piedi ed applaude alla scena mentre i due Smerer raggiungono l'esterno destro, con Steve che viene subito abbracciato dalla figlia sedicenne, anche lei ignara dell'avvenimento. Tutta la famiglia è commossa e anche alcuni spettatori lo sono. La serata che il piccolo Kyle aveva immaginato fantastica era diventata in un colpo solo memorabile. E non perchè era riuscito nel prendere la base e a portarla indietro, ma perchè aveva riabbracciato il proprio padre che non vedeva da tempo.
di Daniele Mattioli
Mentre il match ha raggiunto il quinto inning e vede Seattle sotto nel punteggio per 2 a 0, il momento per Smerer è finalmente arrivato. Accompagnato dalla mascotte dei Mariners (il cui nome è Moose, alce), aspetta il conto alla rovescia intonato dallo speaker dello stadio e parte dall'esterno destro, incitato da tutto il pubblico del Safeco Field. Corre veloce ed arriva subito alla meta, cercando di raccogliere la base. Ci riesce, la prende tra le mani ma fa solamente pochi passi quando viene fermato da un arbitro spuntato fuori all'improvviso. Il ragazzo si gira e lo guarda con aria sorpresa, interrogandosi sul perchè di tale gesto. Ma poi ecco che gli occhi di Kyle Smerer si illuminano, brillano di sorpresa. Ha capito che la persona davanti a lui non è un vero arbitro, ma suo padre Steve Smerer, Sergente dell'esercito appena rientrato da una missione in Afaghanistan iniziata lo scorso dicembre. E che nessuno – eccezion fatta la moglie e i suoi nonni, sapeva essere rientrato negli USA.
Padre e figlio si guardano in faccia per qualche secondo con Kyle che, emozionato, pare non credere alla sorpresa organizzata dal genitore. Tutto il pubblico presente allo stadio si alza in piedi ed applaude alla scena mentre i due Smerer raggiungono l'esterno destro, con Steve che viene subito abbracciato dalla figlia sedicenne, anche lei ignara dell'avvenimento. Tutta la famiglia è commossa e anche alcuni spettatori lo sono. La serata che il piccolo Kyle aveva immaginato fantastica era diventata in un colpo solo memorabile. E non perchè era riuscito nel prendere la base e a portarla indietro, ma perchè aveva riabbracciato il proprio padre che non vedeva da tempo.
di Daniele Mattioli