Ryan Braun può tirare un sospiro di sollievo. Sono passati circa tre mesi da quando ESPN, secondo fonti anonime, ha sparso la notizia che il campione classe ’83 dei Milwaukee Brewers è risultato positivo al testosterone sintetico durante un test eseguito mentre si stavano giocando i Play Off del 2011. E’ stato detto che sarebbe stato sospeso per 50 partite (come da prassi) nella stagione successiva a meno che non avesse vinto un eventuale appello. L’appello è stato immediatamente avviato ed è stato pure vinto, per la prima volta nella storia della Major League Baseball.

L’annuncio della buona notizia (per Braun, no di certo per l’immagine dell’antidoping MLB) è stato fatto giovedì scorso e alcuni giorni fa Braun ha fatto una conferenza stampa di 25 minuti per commentare la vicenda, nel campo di Baseball Maryvale, dove si trovano i Brewers per lo Spring Training.

Le parole "Sono innocente" sono state quelle più ripetute da Braun, non solo durante la conferenza, ma anche durante tutte queste settimane che sono state vissute come un incubo per il giocatore.

"E 'il primo passo per ripristinare il mio buon nome e la reputazione" ha detto lo slugger. "Siamo riusciti a superare questo perché io sono innocente e la verità è dalla nostra parte".
Poteva benissimo sparare a zero contro la MLB, contro l’antidoping, contro chi lo ha criticato queste settimane o, soprattutto, contro il tecnico di laboratorio che si è occupato delle analisi, un certo Dino Laurenzi Jr. Invece, ha semplicemente continuato a sostenere la sua solita tesi. Ha ripetuto che non era mai aumentato di peso durante il periodo delle analisi, così come non è mai aumentata la sua velocità; precisando che tutto poteva essere minuziosamente documentato. Ha detto anche che la sua potenza nelle braccia non è mai aumentata, anche se questo parametro è più che altro oggettivo.

Quello che è certo è che ora Braun, davvero provato per la vicenda, sta pensando di presentare querela.

La vittoria in appello di Braun potrebbe porre alcuni dubbi sul sistema di rilevamento delle sostanze dopanti, anche se c’è da dire che una situazione del genere, come detto in precedenza, non è mai accaduta prima.

Si sta quindi focalizzando l’attenzione dei media verso tecnico che si è occupato delle analisi, Dino Laurenzi. L’appello stesso di Braun si basava sul fatto che Laurenzi non avesse rispettato le norme di raccolta del campione di urine.

Il campione è stato raccolto il 1° ottobre, un sabato, e il giorno in cui i Brewers hanno giocato la prima gara di Post Season 2011. Il tecnico non ha inviato il campione al laboratorio fino a Lunedi, pensando che sarebbe stato più sicuro a casa (sua!) piuttosto che in un ufficio della Federal Express (una company che si occupa di spedizioni) durante il fine settimana. Ma c’è una norma ben precisa che dice: "escludendo circostanze insolite, i campioni devono essere inviati via FedEx al laboratorio lo stesso giorno in cui sono stati raccolti." Bastava quindi non fare la raccolta di sabato e si sarebbe evitata tutta questa polemica.

Cosa sia successo a casa di Laurenzi, probabilmente, non lo sapremo mai. Ma le domande rimangono. E’ stato lui a manomettere il campione? O qualcun altro? E se è stato contaminato, quali motivi ci sono dietro? Perché si voleva macchiare la carriera di una delle più grandi stelle nascenti della Major League?

L’impatto mediatico di un eventuale appello negativo poteva essere davvero imponente, sia per Braun che per Brewers. Un campione, che, nonostante la giovane età, è leader di moltissime statistiche (media battuta, valide fatte) della National League, vincitore del premio Rookie of the Year (nel 2007) e del Most Valuable Player della National League 2011 sarebbe stato considerato per sempre un impostore, un pluripremiato impostore.

Lo scorso aprile, il campione ha firmato un contratto quinquennale, di ben 105 milioni di dollari, con possibilità di estensione, anche oltre gli otto anni, con un’aggiunta di 45 milioni; Braun è un super investimento per i Brewers che hanno sempre puntato sul giocatore, e non solo per le sue capacità sportive. Già i Brewers hanno perso Fielder e affrontare 50 partite senza Braun sarebbe stato ancora più deleterio.

In generale, anche la MLB ci avrebbe rimesso se Braun fosse stato condannato. Sarebbe stato l’ennesimo campione delle Magor Leagues ad aver truccato le proprie prestazioni. Il suo nome sarebbe stato associato per sempre a quelli già tristemente famosi di Barry Bonds, Jason Giambi, Mark Mcgwire o Manny Ramirez.

Fortunatamente, non sarà così.

di John Rotondo

Nella foto, Ryan Braun indossa la casacca dei Milwaukee Breweres, squadra che ha portato in Finale di National League lo scorso anno (Christian Petersen/Getty Images per newsfeed.time.com).