245 Park Avenue, New York City. Negli uffici di Manhattan, il 25 gennaio scorso si è insediato il decimo commissioner della storia della MLB.

Rob Manfred succede a Bud Selig, il capo dell’organizzazione per oltre un ventennio. E’ stato l’uomo dei grandi cambiamenti, Selig: wild card, allargamento della postseason a 10 squadre, match di interleague e, last but not least, introduzione dell’instant replay, sono alcuni dei suoi maggiori successi. Sotto la sua reggenza – attraverso una ripartizione del fatturato più equa – piccole franchigie, come Kansas City, sono arrivate a competere con le compagini metropolitane.

Il curriculum di Manfred fa presagire continuità, più che rottura col predecessore.

Nominato COO (Chief Operating Officer) il 28 settembre del 2013, ha imparato a interfacciarsi direttamente col commissioner sorvegliandone le funzioni, e con autonomia ha trattato questioni di mercato, finanza e club governance. Prima di diventare COO, è stato per 15 anni vice-presidente esecutivo con delega in materia di rapporti di lavoro, guidando le negoziazioni che sono giunte agli accordi collettivi del 2002, del 2006 e del 2011. Contratti che sono serviti a Selig per avere una migliore visione d’insieme dell’universo MLB – un mondo che genera, a oggi, un fatturato di 8 miliardi di dollari – intervenendo, per esempio, sul tema della tassazione, e con regole più severe in materia di debiti.

In una recente intervista a tutto campo, il commissioner ha snocciolato le priorità del suo mandato.

Confidando che la sua storia d’amore col baseball è iniziata nel 1968, quando i suoi genitori lo accompagnarono allo Yankee Stadium, Manfred parte dal presupposto – sostenuto dalle statistiche – che un individuo si appassiona maggiormente a uno sport se questi lo ha praticato in gioventù. Il commissioner pensa quindi a un maggiore coinvolgimento di questa fascia d’età sia sul campo, con mazza e guantone, che nei ballpark a seguire i propri idoli; anche con l’ausilio delle nuove tecnologie, che consentono una fruizione dello show sempre più interattiva.

Un maggiore coinvolgimento della gente è necessario, visto che la durata media dei match si attesta stabilmente sopra le tre ore e che gli indici televisivi sono altalenanti. Dal canto suo, Manfred ha confermato che la MLB continuerà nelle Minors gli esperimenti per ridurre i tempi morti di metà inning.

Il baseball sembra sempre uguale a se stesso, agli occhi dei suoi detrattori; eppure, piccoli, grandi cambiamenti avvengono, sotto la superficie di questo sport.

di Andrea Comotti


Nella foto, un primo piano di Manfred (mlb.com).