Tutti, o quasi, gli appassionati della Major League conoscono il lanciatore Jake Arrieta, partente dei Chicago Cubs reduce, pochi giorni fa, della seconda No Hit nelle sue ultime 14 partite (compresi i playoff e il finale di stagione del 2015). In questo inizio di stagione il ragazzo di Farmington (Missouri), sta viaggiando ad un record di 4 partite vinte e 0 sconfitte con un media ERA di 0.87 concedendo ai battitori avversari una media battuta di .147, numeri da vero fuoriclasse che confermano le sue qualità e che consolidano la vittoria del Cy Young Award del 2015, come miglior lanciatore di tutta la National League.

Numeri straordinari per un giocatore che fino a 3 anni fa era in procinto di ritirarsi dal baseball.

Scelto al 5° giro dai Baltimore Orioles nel draft del 2007, Arrieta entra a far parte della rotazione dei partenti nel 2010. L’impatto al primo anno è buono, nonostante esordisce a metà stagione, terminando con 6W e 6L in 18 partenze con una ERA di 4.66. Nel 2011 però le cose peggiorano, dopo un buon inizio di stagione, per problemi personali il pitching coach degli Orioles è costretto a lasciare il proprio incarico. Al suo posto, subentra, Rick Adair che, dopo un breve periodo di osservazione, cerca di modificare il movimento di Jake e degli altri lanciatori di Baltimora per migliorarne la resa e l’efficacia. Le modifiche però hanno l’effetto opposto sull’attuale pitcher dei Cubs che inizia ad inanellare cattive prestazioni facendogli terminare la stagione con 10W ed 8L per una ERA di 5.05. La stagione peggiore, però, rimane quella successiva, il 2012, infatti Arrieta chiude con una ERA di 6.20 con solamente 3W a fronte di 9L.

E’ il periodo più cupo della sua carriera, come spiega in un intervista a Sport Illustrated, periodo in cui pensa più volte al suo ritiro in quanto non si riconosce nel giocatore che è, rivedendosi nei video si vede sul monte ma come se fosse un altro a lanciare, non il giovane talento scoperto da Schlossnagle, coach della squadra di baseball della Texas Christian University.

La svolta arriva a metà 2012, quando i Cubs, dopo un lungo scouting, lo prelevano, assieme a Strop, in cambio di Clevenger (backup catcher) e di Feldman (a Baltimora per soli 3 mesi in quanto free agent a fine stagione). A Chicago, Jake, trova come pitching coach Bosio, che vede in lui enormi potenzialità e ne corregge in maniera costruttiva il movimento e l’utilizzo del cutter rendendolo il lanciatore che è adesso.

Ad aiutare tale crescita, inoltre, vi è stata la volontà dello stesso giocatore di allenarsi duramente per tornare ad essere ‘’The Beast’’, soprannome basato sulla sua barba e sui suoi lanci che possono arrivare fino a 98 mph. Ora Jake è, probabilmente, il miglior lanciatore dell’intera MLB, temuto da tutti i battitori per la propria cutter e la propria slider che abbinate al movimento particolare rendono veramente difficile la vita ai battitori avversari.

Sicuramente in quel di Baltimora si stanno mangiando le mani per il fenomeno che si sono fatti scappare, ma ora Arrieta ha solo in mente i Cubs e l’obbiettivo più importante, poter vincere le World Series che mancano da ben 108 anni al Wrigley Field, e siamo sicuri che non pensa, a soli 30 anni, di ritirarsi dal baseball giocato.

di Mirco Monda


Nella foto, la grinta di Arrieta (da MLB.com).