Sarah Edwards indossa la divisa del Saronno (Marco Napolitano)
Sarah Edwards indossa la divisa del Saronno (Marco Napolitano)

Non è un caso se, con il passare degli anni, è diventata una team leader all'interno di ogni gruppo del quale ha fatto parte. Il motivo è semplice: dà tutto quello che ha in campo ed è un punto di riferimento per le proprie compagne di squadra. Non è un caso che, dopo aver brillato a livello di College USA, da qualche anno a questa parte Sarah Edwards è diventata una stella del campionato italiano di softball. Proprio di oggi è la notizia della sua firma con il Collecchio Softball per una nuova avventura che promette scintille.

Il sito Grandeslam.net ha avuto il piacere di parlare con lei, all'interno della rubrica “A tu per tu con…”, in quella che è l'intervista del mese. Tanti i temi trattati tra cui la sua carriera a livello di club, fatta come per ogni sportivo di alti e bassi, il suo rapporto con la nazionale e l'importante attività con Softball & Baseball Jobs Overseas.

Iniziamo la nostra intervista con quella che potremmo definire la notizia del giorno: la tua firma con il Collecchio. Che emozioni provi?
Sono molto contenta della mia nuova avventura e spero di aiutare il team nell’ottenere una stagione piena di successi. Questa sarà la mia quinta stagione in Italia e il mio terzo club italiano. Ci sono molti volti che già conosco, sia come atlete che come allenatori. Sarà un piacere per me lavorare con loro e contribuire al meraviglioso clima che hanno creato nella squadra.

Come sta andando la tua Off-Season? 
Sono soddisfatta per come sto preparando il prossimo campionato, sia da un punto di vista mentale che fisico. Al momento lavoro in una caffetteria qui nella mia città natale vicino a New York ed è piacevole interagire con molte persone che conosco e che fanno il tifo per la mia carriera di giocatrice di softball. Quando riesco posso allenarmi senza problema nel giardino di Ken Passante, mio allenatore quando ero piccola, dove ha costruito anche una gabbia di battuta al chiuso. Lo considero come il mio piccolo laboratorio dopo posso prepararmi senza problemi.

Che rapporto hai con lui? 
È una delle ragioni del mio successo. Ha partecipato come allenatore in ben 9 College World Series e ha aiutato 7 giocatori a partecipare alle Olimpiadi. Poter essere ancora supportata da lui mi permette di aiutare la mia autostima. Sono davvero grata che continui a seguirmi e a sostenermi in tutti questi anni. 

Per un’atleta come te, quanto ha influito lo scoppio della pandemia nell’attività di tutti i giorni?
Ammetto che non è stato facile, anzi posso tranquillamente dire che ho fatto molta fatica a restare in forma in quel periodo. Ora riesco ad andare in palestra 5-8 volte alla settimana, qualche volta anche in più occasioni nel corso della giornata. Voglio essere in forma quest’anno (sorride NDI). Allenarmi mi aiuta anche ad affrontare la problematica dell’insonnia, che mi è stata diagnosticata 7 anni fa e con cui continuo ad avere qualche problema. Faticare mi aiutare a dormire, motivo per cui quando riesco non mi tiro indietro e mi alleno.  

Cosa ti aspetti da questa stagione 2022?
Mi aspetto un campionato molto competitivo, in cui ogni partita conterà moltissimo. È stato un mercato con molti movimenti, soprattutto per quanto riguarda alcune giocatrici di valore, motivo per cui mi aspetto molta lotta sia per la vittoria del titolo che per la permanenza in serie A1. Considerando che tutte le squadre hanno degli ottimi battitori, mi aspetto molta pressione sulle lanciatrici e sulle difese. Sarà inoltre interessante vedere quali prospetti riusciranno a sfondare, considerando che ci sono molte giocatrici di talento nate nei primi anni 2000 che possono davvero esplodere. Sarà un anno davvero importante per loro.

Facciamo un attimo un piccolo salto indietro e soffermiamoci sull’anno appena concluso, in cui hai indossato la divisa delle Old Taurus Parma, chiudendo con una media battuta di .313 e 5 tripli. 
Ricordo ancora quando, alla fine della stagione, ho guardato le statistiche e mi sono sorpresa perché non erano così malvagie come pensavo che fossero. Ho avuto la mia peggiore stagione all’estero ma, dopo aver visto i numeri e le cose positive che ho fatto, mi sono sentita un po’ fiera di me. Ho capito che se mi sentivo così male per aver chiuso con una media battuta di .313, dovevo essere andata bene nella mia carriera. Sono molto soddisfatta delle mie performance difensive, perché per la prima volta nel corso della mia carriera non ho commesso nessun errore come esterno centro.

Hai parlato di difficoltà incontrate nel corso dell’anno. C’è stato un momento particolare nello specifico di cui vuoi parlare?
Sono andata come spesso capita ai battitori in slump. Non riuscivo a imprimere potenza alla palla. A livello mentale mi sentivo affaticata. Anche gli stessi allenatori mi chiedevano il motivo per cui non riuscivo a battere, visto che in allenamento le cose funzionavano bene. Era come se ci fossero due Sarah: una brava in allenamento e una meno performante in partita. Ringrazio ancora Barbara McKenzie per il grande aiuto nello sbloccarmi a livello mentale in attacco. È stata poco con noi, prima di rientrare negli USA per continuare la sua carriera universitaria, ma in quel periodo è stata davvero fondamentale. Ammetto che abbiamo avuto diversi confronti brutalmente onesti, che ci hanno fatto anche discutere più volte, ma che ho molto apprezzato. Amo molto i compagni come lei, capaci di mettermi alla prova e anche di contraddirmi, dicendomi la verità. Rispetto molto queste caratteristiche nelle persone. Non è un caso che, in questo modo, sia diventata una delle mie più care amiche.

A livello di squadra, invece, come è andata?
Abbiamo disputato una stagione dai due volti. Prima della pausa, avevamo un record di 7 vittorie e 5 sconfitte e occupavamo il terzo posto in classifica a pari merito. Per la prima volta nella storia eravamo state in grado di superare l’MKF Bollate, una delle squadre più forti in Italia. Era incredibile che una compagine neopromossa come la nostra potesse essere in lotta per qualificarsi per i quarti di finale dei playoff. Ci credevamo fortemente e i risultati ci stavano dando ragione. Sfortunatamente, al ritorno dalla sosta del campionato, qualcosa si è rotto e non giocavamo più come lo stesso team di prima. Siamo andati in difficoltà e questo mi ha spezzato il cuore. Non ho nulla da recriminare nei confronti di Parma. Ricorderò per sempre quel Parma capace di sconfiggere il Bollate.

A proposito del Bollate, nel 2020 hai affrontato la squadra lombarda in Finale Scudetto insieme al Saronno, al termine di un incredibile percorso per te e la tua squadra. 
Il Saronno del 2020 era davvero una squadra speciale. Alcune delle partite che abbiamo giocato sono state incredibili. L’atletismo di Alessandra Rotondo era inimmaginabile. Come Giulia Longhi riuscisse a reagire di fronte ad una palla in difesa era pazzesca. Ma tutte le compagne in dugout erano capaci di fare cose incredibili. Quando avevamo bisogno di cambiare il lineup, alternando ad esempio qualche giocatrice, potevamo comunque competere ad altissimo livello. Una delle partite che ricordo con più piacere è quando abbiamo battuto il Bollate per il primato nel Gruppo A agli extra-inning. Abbiamo vinto la gara con un singolo, a basi pieni, colpito da Andrea Filler, che proprio in quella gara aveva esordito con la divisa del Saronno. È stato davvero splendido vedere un compagno riuscire nel suo intento in una situazione così importante.

Alle Italian Softball Series non siete però riuscite a completare la strepitosa cavalcata finale.
Le Finali per il titolo sono sempre molto emozionanti. Le partite ovviamente non sono andate come tutti noi avevamo sperato. Ricordo bene quando al termine dell’ultima gara ero arrabbiata ma nello stesso tempo comunque grata per aver vissuto una così bella stagione con una squadra meravigliosa come il Saronno. Guardavo le mie compagne e, nonostante la sconfitta, cercavo di apprezzare i ricordi vissuti insieme alla squadra. Sfortunatamente sono stata chiamata per i test anti-doping al termine della partita e ho perso tutta l’intera cerimonia di premiazione. Non essere lì insieme a loro mi ha rattristato ulteriormente perché sarebbe stato bello poter condividere con loro anche quel momento, comunque importante. Una volta ritornata in campo, i tifosi avevano lasciato l’impianto, mentre la squadra era andata a cena. La prima persona che ho visto fu Lodovico Astorri, papà del mio ragazzo Cesare, che ho abbracciato prima di iniziare a piangere.

 

L’anno prima hai ottenuto il passaporto italiano e hai indossato la divisa della nazionale. Sei stata convocata nella rosa in preparazione di Tokyo 2020 ma alla fine non hai superato il taglio per il roster finale delle 15 giocatrici per le Olimpiadi. Ogni tanto pensi a quei momenti? 
Onestamente, ci penso ogni giorno. Ricordo tutto il mio percorso, iniziato nel 2018 quando ho iniziato a giocare a softball in Italia e ho incontrato Enrico (Obletter NDI). Poi il lungo procedimento per ottenere la cittadinanza nel 2019 e la prima convocazione in nazionale, con il viaggio in Australia. Mi sentivo parte di qualcosa così importante e speciale. Il 2020 è stato un anno meraviglioso per me e per le altre compagne di squadra a Saronno, anche loro in nazionale. Avere Giovanna (Palermi NDI) come coach ed Enrico al campo ogni giorno ed essere selezionata per il tour in vista di Tokyo 2020 sono state grandissime emozioni. L’anno dopo le cose sono andate completamente in maniera diversa. A gennaio sono stata rilasciata dal Saronno, mentre Enrico è venuto a mancare a Febbraio. Abbiamo avuto un raduno a marzo e ad Aprile non sono stata selezionata. La cosa si è ripetuta anche in seguito, così lentamente ho avuto il tempo e il modo di accettare il fatto che non sarei stata nel roster dell’Italia alle Olimpiadi.

Quale è stato il tuo stato d’animo in quel periodo?
I primi mesi dell’anno mi hanno letteralmente distrutto. Volevo sapere se c’era qualcosa che potessi fare per migliorarmi, per poter correggere eventuali errori e ottenere così nuove opportunità in futuro. Volevo cercare semplicemente di uscire da quel buco nero nel quale mi ero ritrovata. Nessuno però mi ha dato alcuna risposta. Enrico era una persona con cui mi confidavo spesso e di cui mi fidavo. La sua scomparsa è stato qualcosa di devastante per ognuno di noi e mi ha fatto sentire come se il mio rapporto con la nazionale italiana fosse completamente finito.

Come hai reagito di fronte a questo sconforto?
Non è stato per nulla facile. Partendo dal presupposto che le giocatrici che sono state convocate sono davvero delle super atlete, posso non essere stata scelta anche per un motivo molto semplice. Ma ancora adesso sto cercando di superare quei sentimenti di fallimento, perdita e preoccupazione. Per molto tempo, ero preoccupata di avere una sorta di cattiva reputazione. Una volta, un mio ex allenatore di college mi disse, affettuosamente: “Sei una punk! Questo è quello che tu sei. Devi aspettarti che non piacerai a tutti”.  All’età di 18 anni mi hanno diagnosticato un disturbo d’ansia e negli ultimi anni non ho fatto nulla per curarlo. Quanto accaduto è stato davvero molto duro per me e mi ha fatto realizzare che dovevo focalizzarmi più sulla mia salute mentale. Ho iniziato da poco le cure che hanno incominciato ad aiutarmi: sto guadagnando una migliore immagine di me stessa e maggiore chiarezza sulla mia carriera e le mie relazioni con le persone nella mia vita e in questo sport.

Vorresti tornare a giocare di nuovo per la Nazionale Italiana?
Lo vorrei fortemente. Spero ancora di poter indossare ancora la divisa azzurra. Nello stesso tempo, però, sono focalizzata a dare il meglio di me per questo gioco, senza guardare dove sono o la casacca che vesto.  

Hai iniziato la tua avventura in Europa nel 2018, giocando in Svizzera con le Lucerna Eagles e poi in Italia con le Old Taurus Parma. Prima di lasciare gli USA, che tipo di softball ti aspettavi di incontrare dall’altra parte dell’Oceano?
Mi sono iscritta come membro di Softball Jobs Overseas nel 2018 e, attraverso le loro risorse ed esperienza, sono stata in grado di capire quelle che potevano essere le mie aspettative sul paese dove stavo andando e sul campionato che avrei disputato. Così è stato sia nella mia esperienza nel campionato svizzero sia in quello italiano, senza dimenticare la partecipazione alla Coppa Campioni di quell’anno. Non solo Softball Jobs Overseas mi ha aiutato a raggiungere queste opportunità, ma mi ha preparato molto bene per poterle affrontare.

Nel corso della tua carriera lontano dagli USA, hai militato anche nel campionato della Nuova Zelanda con le Western Magpies, con cui hai vinto il titolo, e in Olanda con l’Olympia Harlem. 
Ho sicuramente dei bei ricordi, in special modo con le Western Magpies. La stagione insieme a loro fu a dir poco stupenda, grazie anche a compagne meravigliose e ad una grande società alle spalle. Dopo quell’esperienza, tre delle mie compagne di allora le ho incontrate di nuovo in Italia. Si tratta di Lisa Maulden, che ha giocato con Forlì nel 2019, Cheyanne Tarango, che ha vestito la divisa della Castellana nel 2018 e 2019, e Steph Teixeira, anche lei alla Castellana nel 2019 e poi a Pianoro nel 2021. Sono giocatrici dal grandissimo talento, capaci di rendere ogni giocata ancor più spettacolare. È stato meraviglioso rivederle e giocarci contro.

Nel corso della tua carriera a livello di NCAA College, hai guadagnato il soprannome di “Clutch”, ovvero “Decisiva” per la tua grande capacità di eseguire la giocata vincente nei momenti di maggior pressione. Se dovessi optare per 5 momenti in particolare, quali sceglieresti?  
È davvero una bella domanda. Sicuramente al primo posto metterei quando, all’Università, ho colpito il grande slam che ha rotto il punteggio di parità contro UNCW. Sempre a livello NCAA, questa volta al Regional Tournament, ho colpito il doppio del vantaggio al settimo inning contro South Carolina, in una partita memorabile. Molto significativo per me è quando riesci a colpire un walk-off hit e a far vincere la partita alla tua squadra. Mi è capitato, ad esempio, nel mio primo anno in Italia, quando un mio singolo ha permesso all’Old Parma di battere Montegranaro. Sempre con la formazione emiliana ricordo quando nel 2019 ho contribuito a superare il Caronno per 2-0 colpendo ambedue i punti a casa grazie a due valide. Quando scendo in campo cerco di aiutare il più possibile la squadra sia con le valide ma anche con le basi ball. Alla Hofstra University sono al quinto posto nella storia della squadra in questa speciale classifica, mentre in Italia, negli ultimi 3 anni, ne ho guadagnate 54 in 76 partite.

Ti sei laureata in sociologia e filosofia. Sei considerata una team leader. Pensi che questi studi ti abbiano aiutato nella tua carriera di giocatrice?
Mi piacerebbe poter dire che queste due materie mi hanno permesso di avere una mente più aperta ed una maggiore consapevolezza necessarie per sentirsi al meglio in nuovi paesi e poter avere successo in ogni ambiente in cui ho giocato. Sicuramente il mio interesse nella sociologia mi ha preparato per conoscere diverse culture di squadra e atmosfere di gruppo, mentre la filosofia mi ha insegnato come capire e relazionarmi alle persone provenienti da ogni dove perché ho potuto imparare riguardo differenti teorie e prospettive di vita. Il softball e gli sport femminili hanno generato legami sociali molto importanti, sono grata di farne parte e di poter continuare a imparare da loro.

Oltre che giocatrice, sei anche allenatrice, principalmente delle categorie giovanili. Cosa significa per te lavorare con i bambini?
La mia ex allenatrice di College Larissa Anderson ci diceva sempre che era importante “restituire quello che lo sport ti aveva dato”. Il softball mi ha dato molto nella vita. Onestamente non ho idea di chi potrei essere o dove sarei senza di lui. La cosa più giusta era quindi quella di dedicare una parte del mio tempo a insegnarlo alle nuove generazioni. Allenare i più piccoli è infatti un modo per cercare di continuare a divulgare quegli insegnamenti che mi sono stati dati, anche quando finirò di giocare.

Siamo arrivati in fondo alla nostra intervista. Le ultime domande riguardano Softball Job Overseas. Tu sei la responsabile del reclutamento dei ragazzi che vengono dagli USA. Come funziona nello specifico il tuo ruolo? 
Il nostro obiettivo principale è quello di aiutare la crescita del gioco a livello globale. Softball Job Overseas aiuta infatti aspiranti e affermate giocatrici di softball professioniste a unirsi con formazioni provenienti da tutto il mondo, principalmente da Europa, Australia e Nuova Zelanda. Quando le giocatrici si iscrivono alla nostra piattaforma, le iniziamo a seguire. Prima di tutto le aiutiamo a creare una sorta di curriculum ricco di dati, video, riferimenti a notizie loro riguardanti, da poter mostrare ai diversi allenatori. Poi diamo queste informazioni a oltre 300 club di softball in tutto il mondo. Diamo così continua assistenza alle atlete, aiutandole con la stipula dei contratti e a livello logistico per quando dovranno spostarsi nel nuovo paese dove giocheranno.

Come ti senti a poter aiutare queste atlete a coronare, in molti casi, il sogno di una vita?
Per me è un lavoro che dà davvero tante tante soddisfazioni. Oltre a seguire la parte relativa al softball, sono anche la responsabile di Baseball Jobs Overseas, che presenta le stesse funzioni però rivolte ovviamente al baseball. Al momento abbiamo oltre 300 giocatori di ambedue gli sport sul nostro sito. Dal 2013 abbiamo contribuito a far firmare oltre 1.600 contratti ai nostri atleti e allenatori in ben 34 paesi in tutto il mondo. Sono davvero fiera di fare parte di questa realtà perché in questo modo cerchiamo di contribuire alle crescita dei due sport più belli al mondo. 
Al momento quest’anno ho aiutato 4 giocatrici di softball a trovare una squadra in Italia. Spero di poterne aiutare un altro paio. Il rispetto che ho per i club di softball in Italia è immenso e poterli supportare nel trovare atlete di qualità è un onore per me. Grazie a Softball Job Overseas ho potuto iniziare il mio percorso in Italia, dopo aver conosciuto Andrea Longagnani. È diventato subito uno dei miei allenatori preferiti al mondo. Poter aiutare coach come lui è solo che un piacere per me.

di Daniele Mattioli

Nella foto di copertina, Sarah Edwards indossa la divisa del Saronno (Marco Napolitano)