HAARLEM HONKBALL WEEK: LANCIATORI SUGLI SCUDI, OLANDA DA RIVEDERE
Le casualità nella vita spesso ti regalano delle sorprese. Ed è stato un po' così che sono capitato alla Haarlem Honkball Week 2014. Sono infatti in trasferta olandese per motivi di studio e, grazie ad un sms dell'amico Renè Saggiadi, mi sono ricordato dell'evento e da subito mi sono mosso per riuscire a vedere qualche partita. Mail mandata in redazione, pass accreditato e domenica scorsa ho quindi inforcato la mia bici, caricata sul treno all'Amsterdam Central Station e in 20 minuti netti sono arrivato in quel di Haarlem e più precisamente al Kennemer Sport Center, sede del Pim Muiler Stadium, casa dei Corendon Kinheim. C'è da dire che è un evento organizzato nei minimi particolari e molto piacevole per tutte le famiglie: ristoranti, chioschi, palco coperto, area playstation, area bimbi, animatori e merchandinsing tutto a disposizione delle moltissime famiglie che fin da mezzogiorno invadono l'area retrostante lo stadio.
Lo stadio, polifunzionale ed espandibile nel caso di eventi di questo tipo, è stato sicuramente un ottimo investimento e credo che, al pari di Parma in Italia e dello stadio dei Legionaere di Regensburg, possa essere un bel modello da esportare in chiave europea.
Ma finite le analisi commercial-ricreative mi vado a sedere dietro al piatto di casabase per la mia prima partita a questa Honkball Week: China Taipei - Olanda. Partita che sarà letteralmente dominata dai padroni di casa europei con un Diegomar Markwell non particolarmente veloce (82-84 miglia la fastball) ma capace di far muovere la palla tantissimo e quanto basta per tenera all'asciutto fino all'ottavo inning una China Taipei praticamente inconsistente in battuta e incapace di sfruttare i 4 errori difensivi, di cui uno abbuonato dallo scorer casalingo, degli Oranje e di cui 3 dell'interbase antillano Mujica in particolare affanno.
In battuta gli unici che si fanno vedere bene sono il catcher e battitore mancino dei DOOR Neptunus Gianison Boekhoudt, tagliato l'anno scorso dai Nationals e decisamente devastante in campo opposto e nei gap, e Vincent Rooi, altro potente slugger antillano. Chiude la partita per l'Olanda, non senza qualche affanno Mike Bolsenbroek, doppio passaporto tedesco e olandese, con 4 anni di esperienza nelle minors dei Phillies e questa stagione lanciatore dei Regensburg Legionaere nella Bundesliga Sud. Buona dritta (91 miglia) ma il controllo, almeno in quel di Haarlem, difettato parecchio. Vittoria 6 a 3 per i padroni di casa e pubblico in visibilio.
Lunedì però il copione cambia perchè gli Oranje dall'altra parte trovano un Giappone si molto giovane e leggerino in battuta (sono praticamente tutti universitari classe 1994) ma con un mound interessantissimo. Già nei primi giorni da notare le prestazioni dei due partenti nipponici Yoshida e Hamada. Soprattutto Yoshida è stato capace di concedere una sola valida nella vittoria d'esordio dei nipponici contro i favoritissimi Stati Uniti, squadra infarcita di giocatori provenienti dalle migliori università d'America, fra cui i neocampioni NCAA con Vanderbilt Carson Fulmer, Dansby Swanson e Bryan Reynolds, e che hanno il proprio ace in una probabile scelta del primo round del Draft 2015 come il lanciatore di Louisville Kyle Funkhouser.
Gli olandesi schierano sul monte l'affidabile lanciatore casalingo Bergman mentre il manager giapponese sceglie il lanciatore destro Seigi Tanaka, cognome che non deve trarre in inganno visto che è più o meno l'equivalente del Mario Rossi nostrano. Tant'è che però il ragazzo classe '94 lancia ben otto inning senza subire punti e con una dritta costante fra le 92-94 miglia, con punte di 95, e un splitfinger da 83 mph decisamente interessante e cha ha fatto rizzare le antenne ai molti scout di Major League presenti in tribuna.
Bergman fa il suo lavoro, subendo solo un punto, ma il closer antillano, anche lui proveniente da Kinheim, Arshwin Asjes inizia una slugfest per gli asiatici che allungano grazie al fuoricampo di Yada e a Mogi che viene portato a casa da due singoli consecutivi dei compagni. Asjes era una stellina nel firmamento olandese, e qualche anno fa molte società italiane erano sulle sue tracce, grazie ad una dritta pesante e un bello slider. La dritta in questi giorni non ha mai supertato le 87 miglia e il controllo dello slider è a dir poco problematico. Peccato.
Concludo con una prima impressione sulla squadra di casa: è un Olanda normale, imbottita come al solito di antillani nei position player (tranne il prospettino van der Meer e i più maturi Duursma e de Jong) e un mound più "continentale", con Yntema, Markwell e Asjes ad essere le eccezioni. Se non arriva qualche pro dagli States, soprattutto nel bullpen, per la squadra di Jensen sono dolori in vista dei prossimi appuntamenti continentali. Non basterà solo l'eterno Cordemans.
dal Pim Muiler di Haarlem (Olanda), il nostro inviato Marco Mignola
Nelle foto, il campo da gioco del torneo (Marco Mignola - Grandeslam.net) e due interpreti delle partite Gianison Boekhoudt e Seigi Tanaka (Arthur van der Velde -Honkballweek.nl).
Lo stadio, polifunzionale ed espandibile nel caso di eventi di questo tipo, è stato sicuramente un ottimo investimento e credo che, al pari di Parma in Italia e dello stadio dei Legionaere di Regensburg, possa essere un bel modello da esportare in chiave europea.
Ma finite le analisi commercial-ricreative mi vado a sedere dietro al piatto di casabase per la mia prima partita a questa Honkball Week: China Taipei - Olanda. Partita che sarà letteralmente dominata dai padroni di casa europei con un Diegomar Markwell non particolarmente veloce (82-84 miglia la fastball) ma capace di far muovere la palla tantissimo e quanto basta per tenera all'asciutto fino all'ottavo inning una China Taipei praticamente inconsistente in battuta e incapace di sfruttare i 4 errori difensivi, di cui uno abbuonato dallo scorer casalingo, degli Oranje e di cui 3 dell'interbase antillano Mujica in particolare affanno.
In battuta gli unici che si fanno vedere bene sono il catcher e battitore mancino dei DOOR Neptunus Gianison Boekhoudt, tagliato l'anno scorso dai Nationals e decisamente devastante in campo opposto e nei gap, e Vincent Rooi, altro potente slugger antillano. Chiude la partita per l'Olanda, non senza qualche affanno Mike Bolsenbroek, doppio passaporto tedesco e olandese, con 4 anni di esperienza nelle minors dei Phillies e questa stagione lanciatore dei Regensburg Legionaere nella Bundesliga Sud. Buona dritta (91 miglia) ma il controllo, almeno in quel di Haarlem, difettato parecchio. Vittoria 6 a 3 per i padroni di casa e pubblico in visibilio.
Lunedì però il copione cambia perchè gli Oranje dall'altra parte trovano un Giappone si molto giovane e leggerino in battuta (sono praticamente tutti universitari classe 1994) ma con un mound interessantissimo. Già nei primi giorni da notare le prestazioni dei due partenti nipponici Yoshida e Hamada. Soprattutto Yoshida è stato capace di concedere una sola valida nella vittoria d'esordio dei nipponici contro i favoritissimi Stati Uniti, squadra infarcita di giocatori provenienti dalle migliori università d'America, fra cui i neocampioni NCAA con Vanderbilt Carson Fulmer, Dansby Swanson e Bryan Reynolds, e che hanno il proprio ace in una probabile scelta del primo round del Draft 2015 come il lanciatore di Louisville Kyle Funkhouser.
Gli olandesi schierano sul monte l'affidabile lanciatore casalingo Bergman mentre il manager giapponese sceglie il lanciatore destro Seigi Tanaka, cognome che non deve trarre in inganno visto che è più o meno l'equivalente del Mario Rossi nostrano. Tant'è che però il ragazzo classe '94 lancia ben otto inning senza subire punti e con una dritta costante fra le 92-94 miglia, con punte di 95, e un splitfinger da 83 mph decisamente interessante e cha ha fatto rizzare le antenne ai molti scout di Major League presenti in tribuna.
Bergman fa il suo lavoro, subendo solo un punto, ma il closer antillano, anche lui proveniente da Kinheim, Arshwin Asjes inizia una slugfest per gli asiatici che allungano grazie al fuoricampo di Yada e a Mogi che viene portato a casa da due singoli consecutivi dei compagni. Asjes era una stellina nel firmamento olandese, e qualche anno fa molte società italiane erano sulle sue tracce, grazie ad una dritta pesante e un bello slider. La dritta in questi giorni non ha mai supertato le 87 miglia e il controllo dello slider è a dir poco problematico. Peccato.
Concludo con una prima impressione sulla squadra di casa: è un Olanda normale, imbottita come al solito di antillani nei position player (tranne il prospettino van der Meer e i più maturi Duursma e de Jong) e un mound più "continentale", con Yntema, Markwell e Asjes ad essere le eccezioni. Se non arriva qualche pro dagli States, soprattutto nel bullpen, per la squadra di Jensen sono dolori in vista dei prossimi appuntamenti continentali. Non basterà solo l'eterno Cordemans.
dal Pim Muiler di Haarlem (Olanda), il nostro inviato Marco Mignola
Nelle foto, il campo da gioco del torneo (Marco Mignola - Grandeslam.net) e due interpreti delle partite Gianison Boekhoudt e Seigi Tanaka (Arthur van der Velde -Honkballweek.nl).