“... I had a friend was a big baseball player ...”. Oggi sei questo: un amico di tutti. Putroppo però la leggenda Yogi Berra non è più qui. Si è spento nella giornata di mercoledì all'età di 90 anni.

Ci sono segni in una vita che, pur non credendo al destino, pure lasciano un senso di dubbio che, per i più, si risolve con un sorriso di sufficienza. Ma l'eco dell'inesplicabile risuona insistente in testa. Un altro figlio di migranti italiani che gioca a baseball con incredibile successo. Un giocatore fedele alla maglia degli Yankees per tutta la sua carriera di ricevitore. Ha vinto tutto nel baseball: 13 World Series con i Bronx Bombers,  3 premi di  MVP dell'American League, la Hall of Fame. E, ancora, sei stato uno dei pochissimi allenatori capaci di portare sia in American League che in National League, un squadra alle World Series.

I numeri sono inscindibili dalla carriera di qualsiasi giocatore di baseball, ma, per te, la vita aveva riservato molto di più. Tu avevi qualcosa di più. Un giocatore con quasi 150 partite consecutive senza errori: quasi perfetto. Nel panorama dei campioni rovinati dalla loro stessa fama, tu hai resistito e hai vissuto una vita normale. Una famiglia, figli e nipoti, come si conviene ad un italiano nel DNA.

Sei stato un personaggio. Per te hanno creato neologismi (yogiism), hanno intitolato canzoni e cartoni animati. “Yogi”, l'uomo seduto a gambe incrociate e braccia conserte.

Questo sei stato: un'icona, un esempio, un riferimento.

Lontano, per questione di epoche, dalla ribalta che, oggi, hanno i giocatori di baseball, hai saputo lasciare l'impronta del mito. In uno sport che lascia in bocca, sempre, il sapore dell'incertezza, che produce già con la sua mancanza di limiti temporali, hai saputo dare il valore concreto e meritato al ruolo di ricevitore. Il cervello di una squadra, il guardiano dei punti, colui che, se solo alza il braccio impugnando la palla, riesce a fermare il corridore, fa temere l'eliminazione.

“Bisogna sempre andare ai funerali degli altri, altrimenti loro non verranno al tuo”. Infatti non ci saranno, non qui, almeno. Ma sicuramente ti aspetteranno, lì dove non ci sarà più la tristezza per una partita o una stagione finita.

Skiros, il vento maestro, ti spingerà verso l'infinito che il numero della tua maglia simboleggiava. Da The Hill al Paradiso e, in mezzo, il sole di una vita intensa, che rende infinito il tuo ricordo.

Hai ancora un nuovo inizio.

“It ain't over 'til it's over” : non è ancora finita Yogi, anche se è finita.

“... Glory days well they'll pass you by ...”, canta non a caso il grande Bruce Springsteen.

di Cristina Pivirotto