Poche settimane fa Enrico Obletter ha ricevuto l’incarico di responsabile primo della rappresentativa Nazionale di softball italiana. L’annuncio ufficiale è stato dato alla Coach Convention 2017 di Treviso, dove tra l’altro Obletter è stato premiato come Coach dell’anno per i risultati ottenuti con la sua squadra di club, lo Specchiasol Bussolengo
Arrivato dall’Australia, dove è nato, con esperienza di baseball giocato, comincia il suo lavoro di tecnico a Chieti negli anni ‘80. Il risultato del suo impegno fu da subito positivo. A Macerata e Caserta conferma il suo valore di allenatore conquistando più volte i vertici del campionato. Dieci anni dopo si trasferisce a Parma e arriva anche il suo impegno con la Nazionale. Diventa il pitching coach e lavora nello staff di Antonio Micheli. In Europa è considerato un’autorità per quanto riguarda il softball. Obletter può vantare il primato di allenatore più titolato d’Italia. Al suo attivo si contano 4 Coppe Campioni e 8 scudetti. Senza tralasciare un eccellente quinto posto alle Olimpiadi di Sidney del 2000 con la Nazionale.

Ecco le sue parole per la nostra tradizionale rubrica ''A tu per tu con...'' del nostro sito.
 
In Italia lei ha tenacemente percorso una strada di crescita e affermazione all’interno del mondo del softball, fino alla investitura di poco tempo fa. Immaginava che sarebbe arrivato fino alla vetta, all’inizio del suo lavoro?
Sono arrivato in Nazionale come pitching coach della seniores nel lontano 1991, molto per la fiducia datomi dal presidente Notari che mi conosceva e anche di Tonino Micheli, manager che mi ha formato come tecnico. Non pensavo, quando ho cominciato ad allenare il softball, nel lontano 1980, di arrivare dove sono arrivato.

Esperto a 360 gradi di softball, di tecnica di lancio, di metodi di allenamento, di preparazione atletica di psicologia del gioco del baseball e del softball. Tutto questo comporta un impegno notevole per applicare i giusti principi alla propria squadra e controllare che gli obiettivi vengano raggiunti. Ha un suo staff di fiducia, immagino.
Il migliore possibile: Federico Pizzolini, mio vice, è riconosciuto come grande tecnico ormai da decenni e Lisa Birocci, prima come atleta azzurra, poi come pitching coach negli States, a livello di college in Prima Divisione, è molto apprezzata e conosciuta. Inoltre è anche una preparatrice atletica certificata, con grande esperienza nel mondo atletico femminile.

Quanto bisogno c’è, nel nostro softball, di preparazione tecnica degli addetti ai lavori?
Tantissimo in quanto il nostro sport è in continua evoluzione e chi rimane nel proprio ovile con soltanto ciò che conosce, diventa subito obsoleto. Bisogna sempre documentarsi ed imparare.

Abbiamo ottime lanciatrici in Italia. Cosa manca per raggiungere il livello delle americane?
Innanzitutto il fisico, non c’è confronto tra le nostre pitcher e le americane. Poi c’è il discorso che in Italia si gioca poco, per cui i margini di crescita sono limitati. Tecnicamente non siamo anni luce lontani ma abbastanza. Esiste anche il problema della mancanza di veri pitching coach in Italia.

Il valore a livello europeo conferma che molte squadre italiane hanno potenziale notevole in ogni settore del campo. Cosa manca per essere migliori in assoluto.
Non dominiamo in Europa come un anno fa, per esempio. I numeri dei praticanti sono pericolosamente bassi. Si gioca poco a livello giovanile, ma anche a livello seniores. Si gioca pochissimo nelle scuole e ci sono pochi impianti illuminati in Italia che, per uno sport dilettantistico come il softball, significa la condanna inevitabile se non corriamo ai ripari e cambiamo la strada percorsa fin qui.

Spesso una partita si gioca su un momento di difficoltà legato alla capacità di concentrazione. Quanto pesa l’intervento del manager in quei momenti?
Il manager nel softball, rispetto ad altri sport influisce di più sul risultato finale di una partita. Sulla capacità di concentrazione il discorso è molto ampio. Certo il tipo di allenamento che si fa durante la settimana influisce sulla capacità di concentrazione della giocatrice, ma secondo me è più importante avere un campionato, qualitativamente parlando, più tecnico e competitivo, con più partite e meno allenamenti,Questi fattori, assieme all'abitudine allo stress dei momenti cruciali delle partite, aiutano ad acquisire la mentalità dell'atleta vincente.

Qual'è, in base alla sua esperienza, la ragione delle difficoltà di diffusione del softball in Italia?
L'indifferenza mediatica e la mancanza del softball nelle scuole.

Lei è un uomo che allena squadre femminili. Questa esperienza ha modificato il suo rapporto con il mondo delle donne?
Ho sempre cercato un rapporto onesto con le mie atlete. Trattandole appunto come atlete e non donne. Non so se ho fatto bene o male, ma così sanno a cosa vanno incontro. Sono un verace, tosto ma giusto, cosi mi sono sempre comportato con le donne cercando di instaurare un buon rapporto, ma sopratutto onesto.

Di solito nelle mie interviste sono solito domandare all’intervistato se ancora prova qualche emozione quando scende in campo. Le sue esternazioni di entusiasmo sono sempre visibili a tutti, ma le chiedo: ha vissuto momenti di vera emozione, di quella che rende gli occhi lucidi?
Quando si sente l'inno di Mameli con addosso la maglia azzurra è sempre una grande emozione. Sicuramente l'entrata nello stadio olimpico di Sydney nel 2000, nella cerimonia d'apertura, con un pubblico da oltre 120000 persone che applaudivano e gridavano “Italia, Italia” è un ricordo indelebile.

Leggendo l’elenco delle convocazioni per il primo appuntamento della sua nazionale, notiamo che mancano alcuni nomi importanti. Sono scelte dettate dall’alternanza, da infortuni o da indisponibilità delle atlete?
Siamo arrivati alla fine di un ciclo per alcune infortunio per altre. Tuttavia non considero escluso nessuno, in quanto il campionato ci dirà chi meriterà di vestire la maglia azzurra agli Europei di Bollate.

di Cristina Pivirotto


Nella foto, Obletter festeggia (Duck Foto Press - Fibs.it).