I NEW YORK METS HANNO BISOGNO DI…
…Citi Field. Come ammesso ieri sera ai nostri microfoni dal rilievo Sean Gilmartin, il ballpark dei Mets potrebbe essere il fattore capace di correggere la direzione del vento che – soprattutto dopo gara-2 – spira decisamente a favore dei Royals.
Invece che allo Shea Stadium, padrone di casa delle partite casalinghe di New York fino al 2008 – lo stadio dei “Miracle Mets”, quelli che si aggiudicarono le World Series del 1969 –, il Queens tutto per seguire una gara della Fall Classic da domani si riverserà per la prima volta a Citi Field. Previsto il tutto esaurito – e come poteva essere altrimenti? – per sostenere gli abbacchiati “Amazins”.
Ma che cosa hanno capito i ragazzi di Terry Collins dopo le prime due uscite?
La lezione più importante l’hanno ricevuta i lanciatori.
Già la conoscevano, grazie alle statistiche, ma ora, sul campo, hanno assaggiato la dura legge dell’attacco di Kansas City: “Royals dont’ strike out”.
Una formidabile squadra di contact hitter che spesso e volentieri estrae il coniglio dal cilindro (un esempio su tutti: il fuoricampo di Alex Gordon al nono inning di gara-1; Alex Gordon, l’ottavo in lineup…) e riesce a nascondere la via di fuga dell’inning ai pitcher avversari.
E’ sufficiente ripercorrere la quinta ripresa di ieri, quella decisiva, per averne conferma: 4 punti battuti a casa, 4 punti concessi dal povero Jacob deGrom, che qui ha speso piu’ di un terzo dei suoi lanci (35 su 94), uscendo da perdente del match al termine dello sforzo.
Uno stillicidio, o meglio, come qualcuno ha genialmente sentenziato, una “death by single”.
E il manager Terry Collins, ci avrà capito qualcosa?
E’ vero che i middle relievers dei Mets non reggono il confronto con quelli dei Royals; è vero che la fiducia riposta quest’anno in deGrom e’ stata sempre ripagata, ma ieri, nonostante i 14 inning al gelo della serata precedente, il bullpen andata usato; prima, e meglio.
Sempre la solita, vecchia storia: è la gestione dei rilievi la cartina di tornasole delle sorti di un manager.
Ma nulla e’ perduto per New York, perchè se è vero che Kansas City pare una corazzata inarrestabile, i Baltimore Orioles di quel 1969 erano un team da 109 vittorie in stagione regolare.
Citi Field sarà tutto dalla parte dei suoi beniamini, nella recondita speranza di invertire la rotta e tornare in Missouri per tentare l’impresa.
Dove sta scritto che i miracoli non si ripetono?
di Andrea Comotti
Nella foto, deGrom, pitcher uscito sconfitto in gara 2 (Lorenzo Bellocchio - Grandeslam.net).
Invece che allo Shea Stadium, padrone di casa delle partite casalinghe di New York fino al 2008 – lo stadio dei “Miracle Mets”, quelli che si aggiudicarono le World Series del 1969 –, il Queens tutto per seguire una gara della Fall Classic da domani si riverserà per la prima volta a Citi Field. Previsto il tutto esaurito – e come poteva essere altrimenti? – per sostenere gli abbacchiati “Amazins”.
Ma che cosa hanno capito i ragazzi di Terry Collins dopo le prime due uscite?
La lezione più importante l’hanno ricevuta i lanciatori.
Già la conoscevano, grazie alle statistiche, ma ora, sul campo, hanno assaggiato la dura legge dell’attacco di Kansas City: “Royals dont’ strike out”.
Una formidabile squadra di contact hitter che spesso e volentieri estrae il coniglio dal cilindro (un esempio su tutti: il fuoricampo di Alex Gordon al nono inning di gara-1; Alex Gordon, l’ottavo in lineup…) e riesce a nascondere la via di fuga dell’inning ai pitcher avversari.
E’ sufficiente ripercorrere la quinta ripresa di ieri, quella decisiva, per averne conferma: 4 punti battuti a casa, 4 punti concessi dal povero Jacob deGrom, che qui ha speso piu’ di un terzo dei suoi lanci (35 su 94), uscendo da perdente del match al termine dello sforzo.
Uno stillicidio, o meglio, come qualcuno ha genialmente sentenziato, una “death by single”.
E il manager Terry Collins, ci avrà capito qualcosa?
E’ vero che i middle relievers dei Mets non reggono il confronto con quelli dei Royals; è vero che la fiducia riposta quest’anno in deGrom e’ stata sempre ripagata, ma ieri, nonostante i 14 inning al gelo della serata precedente, il bullpen andata usato; prima, e meglio.
Sempre la solita, vecchia storia: è la gestione dei rilievi la cartina di tornasole delle sorti di un manager.
Ma nulla e’ perduto per New York, perchè se è vero che Kansas City pare una corazzata inarrestabile, i Baltimore Orioles di quel 1969 erano un team da 109 vittorie in stagione regolare.
Citi Field sarà tutto dalla parte dei suoi beniamini, nella recondita speranza di invertire la rotta e tornare in Missouri per tentare l’impresa.
Dove sta scritto che i miracoli non si ripetono?
di Andrea Comotti
Nella foto, deGrom, pitcher uscito sconfitto in gara 2 (Lorenzo Bellocchio - Grandeslam.net).