Per molti è solo uno stadio, per alcuni è la casa dei New York Yankees, per altri è la tana degli acerrimi nemici, per me, invece, è stato un sogno che si è avverato. Nella giornata di giovedì 7 aprile 2016, ho realizzato uno dei sogni che coltivavo fin da bambino: vedere una partita di Major League allo Yankee Stadium, la terza partita della serie tra gli Houston Astros ed i miei amati Bronx Bombers.

La giornata non era delle migliori, da giorni guardavo su internet e tutte le previsioni meteo prevedevano forti acquazzoni. Durante la mattinata è piovuto tutto il tempo, al che nella mia testa continuavano a rimbalzare mille domande e paure: ''E se la rimandano come hanno fatto con gara 1? Dopo non riuscirei a venirla a vedere: sai che tristezza poter essere cosi vicino allo Yankee Stadium ed a vedere i ragazzi di Girardi scendere in campo, e poi, per colpa del tempo, veder vanificare tutti i miei sogni?'' Non lo davo a vedere, spero, ma ero agitato come se avessi dovuto scendere in campo io (magari!). Ho quasi perso 2 metro, a causa di uno stato di agitazione mentale a livelli altissimi! Riesco, grazie alla mia fidanzata, a prendere quella giusta e quando esco dalla Subway, mi accorgo di essere proprio sotto quei binari, tanto visti e rivisti negli spot fatti in onore del ritiro del mio idolo Derek Jeter.

Giro l'angolo e lo vedo, imponente, con le bandiere ed i poster sventolanti, tutte le persone che vedo sono vestite NYY, sono arrivato allo Stadium.

Con ancora più agitazione, quasi svengo, riusciamo a ritirare i biglietti, in quanto oltre al timore pioggia, avevamo avuto problemi con il sito dei biglietti che non ci dava la possibilità di avere la pagina web corretta da poter mostrare come biglietto telematico. Per fortuna si è risolto tutto e come di prassi in tutta New York, si fa il controllo borse attraverso il metal detector prima di entrare. Passato l'ultimo controllo, sono finalmente dentro lo Yankee Stadium. Alzo gli occhi e, senza neanche farlo apposta, lo vedo lì, come ad accogliermi, un poster gigante di Derek Jeter: mi sento come un bambino nel paese dei balocchi.

Dopo un paio di secondi ad osservare i poster sopra di me, vedo la possibilità di ammirare il campo da gioco per la prima volta: non ci penso due volte! Mi dirigo verso i primi posti dietro il dug-out di casa, assaporo già l'idea di poter andare contro il muretto che divide campo e spalti ma vengo fermato dalla security, purtroppo fin là non è possibile andare e mi fanno fermare qualche fila di posti piu indietro. Sono ancora incredulo, vedo quel diamante ed immagino i miei idoli muoversi dopo una groundball, Jeter prende ed assiste a Texeira per un classico 6-3, poi alzo gli occhi dal campo ed immagino l'intero stadio urlare il nome dello storico Capitano ed esultare per l'eliminazione.

Devo confessare che una lacrimuccia è scappata, troppe emozioni, essere a qualche metro dal diamante che ha visto giocare (anche se ipoteticamente, dopo il rifacimento dello stadio nel 2009), mostri sacri del batti e corri come Joe DiMaggio, Lou Gehrig, Babe Ruth, Yogi Berra, Mickey Mantle, Derek Jeter, Jorge Posada... Dopo le mille emozioni in quei pochi minuti passati ad immaginare azioni di gioco sul diamante ancora coperto dai teloni, decido di visitare altre parti dello stadio, dato che avevo un' ora abbondante prima dell'inizio della partita. Ad un certo punto degli steward ci invitano ad entrare in un corridoio stretto, inizialmente non capivo il perché, ma appena uscito dal tunnel mi trovai subito dietro la recinzione del fuoricampo alle spalle dell'esterno centro: alla mia sinistra vi era il bullpen degli Yankees con la famosa porta da dove usciva Mariano Rivera, alla mia destra, invece, il ''Monument Park dei New York Yankees'', ovvero una mini museo con tutte le targhe celebrative dei giocatori che hanno fatto la storia della squadra del Bronx. Dopo un'intensa visita al parco decidiamo di proseguire con la scoperta dell'impianto e, pochi metri dopo il museo, vedo un altro scorcio di campo e mi dirigo nuovamente verso il terreno di gioco. Ero esattamente dietro l'esterno sinistro, vicino al bullpen ospite, e sul terreno si stava muovendo Dallas Keuchel, il lanciatore più forte degli Astros. Nonostante stesse solo muovendosi per sciogliere il braccio, dopo aver lanciato la gara del martedì, mi ero incantato nel vederlo così da vicino, saranno stati 15-20 metri, seguivo ogni suo lancio ed ogni suo movimento come se stessi guardando una divinità. Dopo aver ripreso possesso del mio corpo, ho terminato il giro dello stadio e ho visto gli addetti ai lavori togliere il telo che copriva il diamante e sistemare le zone dove si era fermata l'acqua, in modo da poter far disputare il match, dato che nel frattempo il sole faceva qualche apparizione.

Dopo i classici acquisti negli store prendiamo posizione. Ho la fortuna di essere sopra casa base e quindi potermi gustare ogni singola azione in tutta la sua visuale. Per gli Yankees il partente è Eovaldi, mentre per gli Astros è Fiers. Il primo inning scorre veloce senza problemi per entrambe le difese, mentre al secondo, dopo le prime due eliminazioni al piatto di Rasmus e Gomez, Eovaldi concede un doppio a Valbuena prima di crollare sotto il back to back di White e Tucker per il momentaneo 3 a 0 ospite. Dopo una serie di imprecazioni da classico giocatore di baseball che vede la propria squadra subire punti con 2 eliminati e zero corridori in base, inizio a pensare che forse potrebbe essere proprio la mia presenza un qualcosa di negativo che incide sulla partita. Il baseball è infatti fatto di statistiche e medie ma anche di tanta tanta cabala, ovvero rituali che si pensa portino fortuna. Al cambio campo gli uomini di Girardi accorciano immediatamente con Texeira che sfrutta la volata di Headley per siglare il 3 a 1. Da buon amante del baseball e delle tradizioni americane, sfrutto il cambio campo per fare rifornimento di cibo (hot dog, patatine e birra), in classico stile americano. Così facendo però, mi perdo il secondo punto Yankees al terzo inning con il doppio di Ellsbury che spinge a casa Gregorius. Non faccio in tempo ad addentare il primo morso del panino che Eovaldi concede altri 2 punti a Houston con White che spinge a casa Rasmus (singolo) e Gomez (doppio) con un singolo sull'esterno centro. Tutto da rifare per i padroni di casa che sono nuovamente sotto di 3 lunghezze. Al cambio campo gli home run di McCann e Castro riportano il team di Girardi in corsa ed a solo 1 lunghezza di svantaggio. Il pareggio arriva l'inning successivo con Alex Rodriguezche spinge a casa Ellsbury (doppio) con un singolo sull'esterno centro. Siamo poco oltre la metà della partita con una partita ancora tutta da giocare, vivo ogni lancio, ogni battuta come se le dovessi giocare io, mi esalto e soffro insieme agli altri tifosi che stanno vivendo come me la partita in prima persona. Arriviamo alla parte bassa del settimo, sempre 5 pari, Ellsbury out per la via 6-3, Gardner singolo, personalmente spero in una bella rubata ma non vengo accontentato, Arod nel box con 2 strike e 0 ball riesce a mettere in campo un singolo spingendo cosi il nuovo capitano in seconda. Con 1 out e corridori in prima e seconda va nel box Mark Texeira, autore fino a quel momento di un singolo un po fortunoso e stop. Il primo lancio è ball. Sul secondo lancio il n.25 gira la mazza e spedisce la palla in campo opposto, cerco di leggere la traiettoria della battuta ed immagino arrivi contro le recinzioni, invece mi sbaglio, la palla le sorvola facendo partire un urlo collettivo di gioia in tutto lo Stadium, 3 run-HR per Texeira che porta cosi in vantaggio gli Yankees. L'ottavo inning è di Betances che lo completa senza problemi, 1,2,3 outs. Al nono per chiudere la partita sale invece Miller, in attesa di poter vedere salire sul monte Chapman. Gomez mette a segno un singolo, il pinch hitter Duffy viene messe strikeout con 3 palle, mentre White continua ad essere un avversario ostico per i lanciatori newyorkesi e mette a segno un singolo che spinge Gomez in seconda. Con un eliminato e 2 corridori sulle basi ogni giro di mazza può risultare fatale per l'andamento del match, un fuoricampo pareggerebbe nuovamente la partita. Miller rimane freddo e chiude il match con 2 K su Gonzalez e Kratz aggiudicandosi cosi la sua prima salvezza stagionale. Sul terzo strike che ha chiuso il match altro boato dello stadio e festeggiamenti per la seconda vittoria nella serie.

Se non fosse stato per la security probabilmente sarei ancora là ad ammirare il campo ed a godermi la gioia della vittoria e del mio primo match come spettatore reale e non televisivo, di un incontro di Major. Personalmente sono rimasto affascinato e stregato dall'ambiente MLB e posso garantire che è cosi anche per chi non ha mai giocato a baseball. Andare alla stadio non è solo il vivere la partita, ma è vivere l'ambiente che c'è, e che in Italia, in sport come ad esempio il calcio, non siamo più abituati a vedere su nessun campo: famiglie allo stadio, coppie, gruppi di persone che anche se di diversa fazione incitano la propria squadra uno accanto all'altro, probabilmente con anche qualche sfottò, ma che finito il match si bevono una birra assieme, si mangiano qualcosa e vanno a casa in tranquillità. Quindi è un'esperienza che consiglio a tutti, sia per chi, come me, è drogato di questo fantastico sport chiamato baseball, sia per chi non lo segue troppo ma che comunque ne è incuriosito, sia per chi non lo conosce. Anche perché nella Grande Mela è possibile ammirare baseball ovunque, dai 13 campi situati a Central Park, allo Yankee Stadium, al City Field (dove giovano i New York Mets) fino a Coney Island con l' MCU Park dove giocano i Brooklyn Ciclones. Insomma, ce n'è per tutti i gusti! Basta solo mettersi comodi, magari con qualche stuzzichino e bevanda, e godersi le gesta degli atleti che scenderanno in campo.

da New York (USA), Mirco Monda


Nella foto, Mirco in posa all'interno dello Yankee Stadium.