I SOLITI BOSTON RED SOX: PRIMA ILLUDONO, POI CROLLANO. I SOLITI NEW YORK YANKEES: SPIETATI E ANCORA PRIMA IN CLASSIFICA
Sta finendo. Fortunatamente sta terminando questa pietosa agonia. La stagione 2012 targata Red Sox verrà ricordata come una delle peggiori della storia: il traguardo psicologico delle 90 sconfitte (con un desolante 34-47 casalingo) è stato superato, quindi entriamo di diritto nel poco edificante mondo del "ridicolo".
Ultimo o penultimo posto in division, non è questo il problema. Il modo con cui fiaccamente ci siamo avvicinati alla conclusione della regular season è desolante. Un costante abbassamento di entusiasmo, di orgoglio, di passione, sono gli amari ricordi che vanno a marchiare a fuoco l'annata 2012.
Due, sono gli interrogativi che mi pongo da tempo, anche se al primo non può esserci risposta: Bobby Valentine, perché? Un uomo, un sorriso e poco altro. Un ex manager, già instradato verso una meritata vita da pensionato, un uomo che aveva già dato tutto quello che poteva dare al mondo del baseball, un uomo che avrei visto bene stabilizzato in uno di quegli accampamenti di roulotte in Florida, in quelle cittadine popolate da anziani.
Bobby Valentine è stato così estirpato dalla sua naturale condizione di "retired" e posizionato alla conduzione di un team che dopo l'amara conclusione del 2011 (ricordate il black-september?) avrebbe meritato tutt'altro.
Bobby Valentine: un uomo, un sorriso e... tanti perché.
Il secondo interrogativo riguarda la proprietà: quale obiettivo si erano dati quest'anno? John W. Henry, Thomas C. Werner, Larry Lucchino, Ben Cherington cosa mai si saranno detti ad inizio stagione, quali reali target si erano prefissati?
Come hanno pianificato, a tavolino, il freddo allontanamento di due storici simboli come V-Tek e Wake, il netto ridimensionamento del monte stipendi con la trade Gonzo-Beckett-Crawford, il dispersivo affaire Liverpool (in molti diranno: "che centra il Liverpool"?... centra, centra, provatemi il contrario!)..... l'aver scelto proprio come parafulmini il sorridente ed etìlico "Bobby-Red-Nose", la fredda gestione psicologica con certi giocatori, vedi il lasciarsi scappare Papelbon e tanto altro, tutti argomenti che rimarranno senza risposte.
Lo sconfinamento in ottobre con queste ultime tre partite, proprio a New York, ci risveglia quel sano e naturale sentimento da Yankees-Haters: è con questo spirito che andiamo a galvanizzare l'East-American è con quella voglia di guastafeste che abbiamo affrontato questa notte, gli Yankees in un freddo ed umido Yankee-Stadium.
Partono bene i Red Sox, con un primo inning da due punti: portarsi sul 2-0 così facilmente ci ha fatto pensare... "ehi, ma è così facile portare a casa la vittoria? Una vittoria che inguaierebbe NY?"
Baltimore nel frattempo va a vincere a Tampa, vuole, spera, gioca per il primo posto in division. I play off sono già garantiti, ma non sarebbe male scalzare NY dalla vetta e regalargli una inaspettata e pericolosa Wild-Card?
I Red Sox giocano proprio per questo. Una magra consolazione, certo ma giocano pulito, per vincere: non come qualcun'altro che esattamente l'anno scorso ha fatto l'impossibile per perdere l'ultima partita per causare l'eliminazione Boston favorendo i Rays.
Sotto la pioggia, ci siamo divertiti a tenere sotto per tutta la partita gli Yankees, che solo fiaccamente hanno provato a recuperare. Simbolo della serata direi quel simpaticone di Tex Teixeira, che si rende protagonista di una prestazione amatoriale, rimediando qualche eliminazione decisiva andando a subire dei double play ad opera della promettente linea difensiva Ciriaco-Iglesias-Pedroia. (difensiva solo, purtroppo, caro il mio Josè-Cubano...).
"Loney-Tunes" allunga il divario, con un fuoricampo al secondo livello, ma ecco i soliti Yankees: al nono inning Ibanez pareggia il conto portando la partita sul 3-3. Il solito Tex non riesce a chiudere la partita a basi piene, nonostante un Bailey imbarazzante come closer e così si va agli extra-innings.
Baltimore sono a pari punti. gli Yankees tremano.
Il 10th non produce scossoni.
Nell'11th sul monte Yankees sale un pitcher a noi conosciuto: Derek Lowe, anche se esteticamente quella casacca proprio non gli dona.
Con un AVG di .109 Iglesias potrebbe portare a casa il compagno in score position.... ma proprio, il cubano, non conosce l'uso di quel bastone legnoso che gli danno in mano: "What is this?" chiede Iglesias quando nel dugout gli porgono la mazza.
A-Rod si illude di aver girato il walk-off giusto, ma Ellsbury salva la partita effettuando un bel "volo" contro la "ramata".
il 12th si apre con un invornito passerotto che, credendosi padrone del campo, induce gli arbitri a fermare il gioco per qualche minuto: cosa volete che sia.... da noi sono già le 5:00 passate.
Si prosegue.
Fino all'inevitabile single-walk-off del solito Raul Ibanez che porta a casa l'italiano Cervelli.
Gode New York che rimane in vetta, patisce Boston che non riesce neanche a togliersi qualche soddisfazione. Poveri noi.
Andiamo a lavorare con questa solita zavorra (quanto siamo abituati a tutto questo, noi Bostoniani.....).
di Roberto Mantovani
Nella foto, Bobby Valentine sostituisce Bailey sul monte di lancio dei Red Sox dopo il brutto rilievo del closer (AP Photo/Kathy Willens per Espn.com).
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Ultimo o penultimo posto in division, non è questo il problema. Il modo con cui fiaccamente ci siamo avvicinati alla conclusione della regular season è desolante. Un costante abbassamento di entusiasmo, di orgoglio, di passione, sono gli amari ricordi che vanno a marchiare a fuoco l'annata 2012.
Due, sono gli interrogativi che mi pongo da tempo, anche se al primo non può esserci risposta: Bobby Valentine, perché? Un uomo, un sorriso e poco altro. Un ex manager, già instradato verso una meritata vita da pensionato, un uomo che aveva già dato tutto quello che poteva dare al mondo del baseball, un uomo che avrei visto bene stabilizzato in uno di quegli accampamenti di roulotte in Florida, in quelle cittadine popolate da anziani.
Bobby Valentine è stato così estirpato dalla sua naturale condizione di "retired" e posizionato alla conduzione di un team che dopo l'amara conclusione del 2011 (ricordate il black-september?) avrebbe meritato tutt'altro.
Bobby Valentine: un uomo, un sorriso e... tanti perché.
Il secondo interrogativo riguarda la proprietà: quale obiettivo si erano dati quest'anno? John W. Henry, Thomas C. Werner, Larry Lucchino, Ben Cherington cosa mai si saranno detti ad inizio stagione, quali reali target si erano prefissati?
Come hanno pianificato, a tavolino, il freddo allontanamento di due storici simboli come V-Tek e Wake, il netto ridimensionamento del monte stipendi con la trade Gonzo-Beckett-Crawford, il dispersivo affaire Liverpool (in molti diranno: "che centra il Liverpool"?... centra, centra, provatemi il contrario!)..... l'aver scelto proprio come parafulmini il sorridente ed etìlico "Bobby-Red-Nose", la fredda gestione psicologica con certi giocatori, vedi il lasciarsi scappare Papelbon e tanto altro, tutti argomenti che rimarranno senza risposte.
Lo sconfinamento in ottobre con queste ultime tre partite, proprio a New York, ci risveglia quel sano e naturale sentimento da Yankees-Haters: è con questo spirito che andiamo a galvanizzare l'East-American è con quella voglia di guastafeste che abbiamo affrontato questa notte, gli Yankees in un freddo ed umido Yankee-Stadium.
Partono bene i Red Sox, con un primo inning da due punti: portarsi sul 2-0 così facilmente ci ha fatto pensare... "ehi, ma è così facile portare a casa la vittoria? Una vittoria che inguaierebbe NY?"
Baltimore nel frattempo va a vincere a Tampa, vuole, spera, gioca per il primo posto in division. I play off sono già garantiti, ma non sarebbe male scalzare NY dalla vetta e regalargli una inaspettata e pericolosa Wild-Card?
I Red Sox giocano proprio per questo. Una magra consolazione, certo ma giocano pulito, per vincere: non come qualcun'altro che esattamente l'anno scorso ha fatto l'impossibile per perdere l'ultima partita per causare l'eliminazione Boston favorendo i Rays.
Sotto la pioggia, ci siamo divertiti a tenere sotto per tutta la partita gli Yankees, che solo fiaccamente hanno provato a recuperare. Simbolo della serata direi quel simpaticone di Tex Teixeira, che si rende protagonista di una prestazione amatoriale, rimediando qualche eliminazione decisiva andando a subire dei double play ad opera della promettente linea difensiva Ciriaco-Iglesias-Pedroia. (difensiva solo, purtroppo, caro il mio Josè-Cubano...).
"Loney-Tunes" allunga il divario, con un fuoricampo al secondo livello, ma ecco i soliti Yankees: al nono inning Ibanez pareggia il conto portando la partita sul 3-3. Il solito Tex non riesce a chiudere la partita a basi piene, nonostante un Bailey imbarazzante come closer e così si va agli extra-innings.
Baltimore sono a pari punti. gli Yankees tremano.
Il 10th non produce scossoni.
Nell'11th sul monte Yankees sale un pitcher a noi conosciuto: Derek Lowe, anche se esteticamente quella casacca proprio non gli dona.
Con un AVG di .109 Iglesias potrebbe portare a casa il compagno in score position.... ma proprio, il cubano, non conosce l'uso di quel bastone legnoso che gli danno in mano: "What is this?" chiede Iglesias quando nel dugout gli porgono la mazza.
A-Rod si illude di aver girato il walk-off giusto, ma Ellsbury salva la partita effettuando un bel "volo" contro la "ramata".
il 12th si apre con un invornito passerotto che, credendosi padrone del campo, induce gli arbitri a fermare il gioco per qualche minuto: cosa volete che sia.... da noi sono già le 5:00 passate.
Si prosegue.
Fino all'inevitabile single-walk-off del solito Raul Ibanez che porta a casa l'italiano Cervelli.
Gode New York che rimane in vetta, patisce Boston che non riesce neanche a togliersi qualche soddisfazione. Poveri noi.
Andiamo a lavorare con questa solita zavorra (quanto siamo abituati a tutto questo, noi Bostoniani.....).
di Roberto Mantovani
Nella foto, Bobby Valentine sostituisce Bailey sul monte di lancio dei Red Sox dopo il brutto rilievo del closer (AP Photo/Kathy Willens per Espn.com).
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