NON LO CHIEDE L'EUROPA, LO CHIEDE IL BUONSENSO
Il caos delle Coppe Europee sembra essere giunto ad una fine e sembra che i solerti funzionari, perlopiù nordeuropei, abbiano adottato il metodo Tomasi Di Lampedusa: tutto cambi perchè nulla cambi. Quindi nel 2015 si giocherà ancora con le regole dell'anno precedente e, guardando vicino a casa nostra, vedremo il San Marino, inizialmente escluso, partecipare alla Champions del batti e corri. Per la Italian Baseball League, dentro oltre che la Fortitudo Bologna, campione d'Italia, anche Rimini, quale vincitrice della Coppa Italia.
E' un gran pasticcio quello ordito dalla federazione europea, che fa marcia indietro rispetto ad un progetto che voleva rilanciare le competizioni continentali e il numero di praticanti entro il 2021, anche come premio alla crescita di molti movimenti. Il tutto però senza fondi e senza un vero piano di promozione del fenomeno e con l'intento non troppo velato di porre un argine al fenomeno San Marino, la corazzata della ditta Antolini&Mazzotti. Affare che riguarda lo status dei Titani all'interno Italian Baseball League e del contesto europeo, di un club che gioca in un campionato diverso dal proprio nazionale, fino ad ora partecipante di diritto alla Champions, applicando però le proprie norme per i visti e non presentando in campo giocatori con passaporto sanmarinese. La soluzione prospettata dalla CEB per il 2015 e che probabilmente sarà rilanciata nel 2016 sarà quella di tre competizioni continentali con una Champions Cup con le top 8 nazioni del ranking, la CEB Cup con le vincitrici delle coppe nazionali, la Federations Cup come torneo minore e con San Marino riconosciuto a tutti gli effetti come club italiano e non come club rappresentante San Marino.
Del dietrofront CEB si hanno poche notizie se non il tweet lanciato per annunciare la posticipazione del progetto al 2016. Ma comunque è facile farsi un'idea di quello che possa essere successo e probabilmente l'attivismo di San Marino rispetto ad alcune questioni irrisolte, vedi applicazione della sentenza Bosman, devono aver fatto frenare il "lungimirante" management della federazione europea.
Sì, perchè se, e ribadisco se, la federazione europea vuole veramente riformare il batti & corri europeo con regole certe, senza ambiguità e cercando di avere un prodotto spendibile sul mercato europeo ha poche strade e molte in conflitto con gli intenti delle federazioni nazionali, Italia e Olanda in primis. L'ambiguità del San Marino è quindi solo uno dei problemi, non l'unico.
Ci troveremo, sia come federazione europea che come nazionale, davanti ad una scelta: mantenere questo sistema di ambiguità che ci permette in un qualche modo di proteggere la crescita di prospetti locali e la crescita di movimenti fino a ieri minoritari o di aprire completamente il mercato ai comunitari (con probabile deroga per San Marino) e porre un limite più forte agli stranieri, con il rischio però di vedere abbassarsi il livello o quantomeno di livellarlo per quanto riguarda i campionati. Con le nazionali poi completamente libere di comporre, come è giusto che sia, squadre con giocatori che hanno il passaporto di quella nazione.
Anche Esselman sembra essersi accorto che esiste la globalizzazione e non basteranno le mosse politiche contro una o più federazioni per mettere sotto il tappeto i problemi del baseball continentale. Data anche l'impossibilità di creare quella famosa Super Lega, sul modello di NFL Europe, che avrebbe permesso a molti club poco interessati allo sviluppo dei propri movimenti nazionali, di avere una league for their own, magari con il supporto della Major League, dopo l'abbandono dei progetti su Italia e Olanda.
Con i voti e le ripicche non si cambia l'organizzazione di uno sport su base continentale, servirebbero competenza e una buona dose di realismo e, probabilmente, una nuova generazione di dirigenti non legate a faide che si trascinano da 20 anni. Ce la faremo a cambiare?
di Marco Mignola
E' un gran pasticcio quello ordito dalla federazione europea, che fa marcia indietro rispetto ad un progetto che voleva rilanciare le competizioni continentali e il numero di praticanti entro il 2021, anche come premio alla crescita di molti movimenti. Il tutto però senza fondi e senza un vero piano di promozione del fenomeno e con l'intento non troppo velato di porre un argine al fenomeno San Marino, la corazzata della ditta Antolini&Mazzotti. Affare che riguarda lo status dei Titani all'interno Italian Baseball League e del contesto europeo, di un club che gioca in un campionato diverso dal proprio nazionale, fino ad ora partecipante di diritto alla Champions, applicando però le proprie norme per i visti e non presentando in campo giocatori con passaporto sanmarinese. La soluzione prospettata dalla CEB per il 2015 e che probabilmente sarà rilanciata nel 2016 sarà quella di tre competizioni continentali con una Champions Cup con le top 8 nazioni del ranking, la CEB Cup con le vincitrici delle coppe nazionali, la Federations Cup come torneo minore e con San Marino riconosciuto a tutti gli effetti come club italiano e non come club rappresentante San Marino.
Del dietrofront CEB si hanno poche notizie se non il tweet lanciato per annunciare la posticipazione del progetto al 2016. Ma comunque è facile farsi un'idea di quello che possa essere successo e probabilmente l'attivismo di San Marino rispetto ad alcune questioni irrisolte, vedi applicazione della sentenza Bosman, devono aver fatto frenare il "lungimirante" management della federazione europea.
Sì, perchè se, e ribadisco se, la federazione europea vuole veramente riformare il batti & corri europeo con regole certe, senza ambiguità e cercando di avere un prodotto spendibile sul mercato europeo ha poche strade e molte in conflitto con gli intenti delle federazioni nazionali, Italia e Olanda in primis. L'ambiguità del San Marino è quindi solo uno dei problemi, non l'unico.
Ci troveremo, sia come federazione europea che come nazionale, davanti ad una scelta: mantenere questo sistema di ambiguità che ci permette in un qualche modo di proteggere la crescita di prospetti locali e la crescita di movimenti fino a ieri minoritari o di aprire completamente il mercato ai comunitari (con probabile deroga per San Marino) e porre un limite più forte agli stranieri, con il rischio però di vedere abbassarsi il livello o quantomeno di livellarlo per quanto riguarda i campionati. Con le nazionali poi completamente libere di comporre, come è giusto che sia, squadre con giocatori che hanno il passaporto di quella nazione.
Anche Esselman sembra essersi accorto che esiste la globalizzazione e non basteranno le mosse politiche contro una o più federazioni per mettere sotto il tappeto i problemi del baseball continentale. Data anche l'impossibilità di creare quella famosa Super Lega, sul modello di NFL Europe, che avrebbe permesso a molti club poco interessati allo sviluppo dei propri movimenti nazionali, di avere una league for their own, magari con il supporto della Major League, dopo l'abbandono dei progetti su Italia e Olanda.
Con i voti e le ripicche non si cambia l'organizzazione di uno sport su base continentale, servirebbero competenza e una buona dose di realismo e, probabilmente, una nuova generazione di dirigenti non legate a faide che si trascinano da 20 anni. Ce la faremo a cambiare?
di Marco Mignola