Sta finendo un'era, anzi, è già finita.
Uno dopo l'altro stanno cadendo, pardon, abbandonando quei personaggi protagonisti di una grande epoca di grande Baseball.

Partiamo con: Jorge Posada, l'eccellente catcher dalle orecchie alate con la faccia da bravo ragazzo saluta il gioco giocato.
Simbolo Yankees per quasi un ventennio insieme a quell'altro granitico atleta di nome Derek Jeter (forse attualmente troppo granitico in procinto anch'esso di pensare alla pensione).
Posada che annuncia il ritiro (abbiamo scritto a riguardo qui) anche perché a New York non lo vedevano utile nemmeno come DH occasionale, anche se tutti ricordiamo quelle (troppe) decise stoccate: maledettamente efficace nei finali di partita.
Il soprannominato "Jorgie", ben 4 volte vincitore delle World Series, gran professionista, onesto, mai spaccone, con la faccia da salumiere del negozio sotto casa, di certo non un "gasato", per questo ben digerito anche dalle tifoserie antagoniste. Diciamo che a pelle trasudava tanta simpatia, in maniera diametralmente opposta alla "simpatia" del suo compagno di terza base.
Ora, lo storico numero 20 Newyorkese avrà più tempo da dedicare alla fondazione creata da lui stesso, nata per aiutare quei bambini meno fortunati (come suo figlio Jorge IV) che soffrono di una rara malattia come la craniosinostosi.
Auguri Jorgie, la tua nuova vita comincia a 40anni.

E dai pigiamini passiamo alle calzette rosse: Tim Wakefield, classe 1966, sull'erba del nuovo JetBlue Park di Fort Myers, (riproduzione in quel di Florida del Fenway Park), ha annunciato anch'egli il ritiro dall'attività agonistica.
Alla presenza di alcuni amici e colleghi di tante battaglie, rappresentativi di epoche diverse come Derek Lowe (remember-2004?) e Josh Beckett (remember 2007?) si è presentato ai microfoni per l'annuncio ufficiale, con la voce rotta dall'emozione, con il fiato corto e con quelle pause necessarie per trattenere le lacrime: "Questa è la cosa più difficile che abbia mai dovuto fare, ma dopo una lunga meditazione ho deciso di abbandonare questo meraviglioso gioco del baseball. Non volevo di certo lanciare per un altro team, ho sempre dichiarato la mia intenzione di finire la carriera con i Red Sox...ed ora è arrivato il momento".
Per forza dico io: se la società, la nuova direzione tecnica, la nuova impostazione manageriale di questa squadra-incognita chiamata Red Sox 2012 non offre un contratto al suo Wake, non gli offre la chiamata ufficiale allo spring training...tutto ciò si traduce in un pensionamento coatto.
Perdiamo così il nostro Knuckleballers, colui che con la forza magica delle "nocche" ha incantato mezza MLB.
Senza perdersi in troppi numeri, per descriverlo basta poco: il suo pubblico (me compreso, con sempre 6 ore di fuso in più) ha cercato insieme a lui, ostinatamente quella duecentesima vittoria in carriera che sembrava stregata, ma che per fortuna poi è arrivata. Altro esempio di come veniva considerato e rispettato dalle parti di Boston: 24 luglio 2011 al Fenway Park i Red Sox stanno vincendo agili sui Mariners, quando arriva il momento di sostituire Wake (si perchè lui funziona fino a quando riesce a nascondere la pallina ai battitori, ma quando gli avversari prendono le misure delle sue nocche bisogna cambiarlo in fretta), lo lasciano troppo sul monte e si becca un grand slam. Con colpevole ritardo l'allenatore si decide per la sostituzione e Tim se la cammina sconsolato verso la panca: tra le ovazioni del pubblico di casa.Tutto lo stadio in piedi a salutare il suo Wake e rendergli omaggio anche se aveva appena subito una tranvata da quattro punti: BRIVIDI. Brividi per lui. Brividi per noi che ci commuoviamo facili.
Auguri Wake, la tua nuova vita comincia a 45anni.

E passiamo al punto dolente: il Capitano, TEK, il 33, "the Captain", la "C" sul petto... Jason Varitek.
Domani, giovedi 1 marzo 2012 abbandona pure lui. No, NON CI STO.
Costretto ad abbandonare: di certo non avrebbe sporcato la sua carriera mono-maglia per andare a cercare 4 soldi in un altro team.
Costretto ad abbandonare: se Cherington-Valentine acquistano un inutile Shoppach come terzo catcher, ci vogliono mandare il messaggio che non hanno bisogno del CAPITANO.
Costretto ad abbandonare: se la nuova coppia regina di cui sopra decide di fare piazza pulita con la vecchia guardia, eliminando dallo spogliatoio un elemento positivo e lavoratore, se decide di privarsi del simbolo della serietà e della dedizione, se decide di stravolgere l'ambiente forzando il distacco tra il pubblico ed il suo emblema, se decide di pensionare l'UOMO-RED-SOX...avranno, (spero) fatto bene i loro calcoli.
Avevo già nasato l'evenienza ritiro del mio Capitano in un articolo pubblicato a gennaio, ma ora che la conferma è arrivata la mia risposta è proprio questa: "no, NON CI STO".
Abitualmente favorevole allo sfoltimento degli elementi anziani-appagati, mi piace pensare alla mia squadra colma di giovani motivati, guidati però da quei leader che nonostante l'età dimostrano quotidianamente sul campo (in allenamento soprattutto) quella serietà e professionalità da campioni...ecco perché alla notizia del ritiro "forzato" di Varitek la mia reazione rimane questa: no, NON CI STO.
Domani, primo marzo se vedremo TEK parlare ai microfoni vestito in "borghese" si chiuderà veramente un capitolo che ha fatto la storia del Baseball e dei Red Sox. Jason Andrew Varitek, a mio parere si colloca un gradino sopra al valore simbolico di Curt Schilling, Manny Ramirez, Kevin Millar, Dave Roberts, Johnny Damon, e si pone allo stesso livello di David Ortiz nell'importanza della solidità di squadra nel 2004: non aveva i colpi di altri big, lo sappiamo, ma il Capitano insieme a Big Papi rappresentava la spina dorsale nella quotidianità di "gestire" un gruppo fino al secondo miracolo targato 2007.
Ha avuto l'onore di vestire una sola casacca nella sua carriera (non sono in tanti a potersi vantare di ciò). E che casacca.
Ha avuto l'onore di scardinare la più grande maledizione sportiva di tutti i tempi.
Ha avuto l'onore di rappresentare milioni di persone (quelle braccia erano le nostra braccia) con quelle mani in faccia ad A-Rod.

NON CI STO. Non si può pensare Red Sox senza quel "33"......

di Roberto Mantovani

Nella foto, Jason Varitek festeggia la vittoria delle World Series 2004 con il compagno di squadra Kevin Millar, sulla destra (obamapacman.com).