Io credo che la gran parte degli appassionati di baseball, se non tutti, avranno visto "Moneyball - L' arte di vincere", il film capolavoro sul baseball del regista Bennett Miller, con Brad Pitt nei panni di Billy Bean, General Manager degli Oakland Athletics; Jonah Hill in quelli di Peter Brand, suo assitente; e Philip Seymour Hoffman nel ruolo di Art Howe Manager degli A's.

Il film, suggestivo perchè tratta di una storia veria e lo fa in grande stile, racconta il campionato  2002 degli Athletics, compagine costruita con un budget molto limiato rispetto a quelli delle altre squadre della Major League, ma che, investendo in maniera oculata e scegliendo in maniera ottimale i propri giocatori, è riuscita nell'impresa di vincere 20 partite consecutive in campionato e di raggiungere così i playoff.

Di certo chi sa di cosa si sta parlando non potrà non ricordare Scott Hatteberg, verso il quale è impossbile non provare simpatia per impostazione del personaggio e per la sua storia, con un tremendo infortunio che sembrava avergli stroncato la carriera.
Ma cosa c'è dietro a ciò che Hollywood non ci ha mostrato? Chi è realmente Scott Hatteberg? É proprio il punto su cui vorrei soffermarmi quest' oggi ripercorrendo la carriera di questo giocatore.

Scott Allen Hatteberg nasce il 14 Dicembre del 1969 a Salem, nell'Oregon (USA). É un buon catcher di prospettiva, e dopo aver frequentato il Washington State, come molti ragazzi di belle speranze dal college passa alla Major League, debuttando con la maglia dei Boston Red Sox l' 8 Settembre del 1995 contro i New York Yankees. Nella sua prima stagione da professionista raccoglierà 2 sole presenze realizzando la sua prima valida.
La carriera di Scott stenta a decollare, e nonostante riesca a totalizzare oltre 200 apparizioni nei tre anni seguenti, accompagnate da numeri di tutto rispetto, non riesce a ritagliarsi quello spazio che meriterebbe.
Le stagioni seguenti le cose peggiorano, sempre meno presenze nei successivi tre anni fino allo stop forzato per quell' infortunio al gomito che sembra averne minato irreparabilmente il suo futuro nel baseball.

Ma è qui che entrano in gioco Billy Beane e il suo staff, che vedono nel ragazzo, non più giovanissimo, delle potenzialità. Il Manager degli Athletics lo vuole ad Oakland per rimpiazzare il quotatissimo prima base Jason Giambi, appena passato agli Yankees.
L'intuito dello staff degli A's verrà ripagato con i numeri; in quella stagione Hatteberg disputerà 136 partite, battendo 138 valide e conquistando 68 basi per ball. Realizzerà 15 fuoricampo, compreso quello decisivo che darà la 20esima vittoria di fila agli Athletics, portando in totale 61 punti alla squadra. Alla fine chiuderà la stagione con .280 di media battuta e con una percentuale di arrivi in base di .374.

Se pensate però, che la favola finisca qui vi sbagliate di grosso. Hatteberg rimarrà altre tre stagioni ad Oakland giocando nel complesso 433 partite nella quali realizzerà 412 valide e porterà a casa 202 RBI.

Finirà la sua carriera passando nella National League, con la maglia dei Cincinnati Reds, dove riuscirà a mantenere i numeri espressi ad Oakland.

Ricapitolando e snoccionado fino in fondo tutti i suoi numeri, Scott Hatteberg giocherà in Major League 1314 partite; battendo valido 1153 volte. Realizzerà 106 fuori campo e 527 RBI; chiudendo con una media battuta di 273, ed una OBP di 361.

Questo fa di Scott Hatteberg un giocatore di tutto rispetto, un esempio di come il baseball possa essere molto più di un appariscente Home Run, ma come questo sport possa valere per chi ha il cuore di non arrendersi mai e la testa di credere nelle potenzialità di chi ha ancora qualcosa da dare nella vita.

Scott Hatteberg, un intelligentissimo giocatore ed un esempio per chi non ci sta mai a mollare il colpo.

di Michele Acacia


Nella foto, lo swing di Scott Hatteberg (Jed Jacobsohn/Getty Images da baseball.about.com).

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