Continua il nostro speciale che confronta il baseball con gli altri sport di nicchia italiani. Dopo aver analizzato la pallamano domenica, siamo arrivati all'ottava puntata dove abbiamo deciso di realizare un'intervista doppia a Romano Bianco, giornalista free-lance che segue la pallamano dal 1982 e gestore della pagina Facebook "Sickforhandball", e Francesco Fanti, ex giocatore, ex allenatore ed ora presidente di Parma Pallamano.

Come definiresti il momento attuale della pallamano italiana, a livello di nazionali, attività di club e attività giovanile?
Romano Bianco: Il momento attuale della pallamano italiana è semplicemente tragico: la crisi economica c'è per tutto il Paese ma il nostro sport la sente di più per la sua scarsissima visibilità e per i gravi errori fatti da club e Federazione.
Francesco Fanti: Sicuramente disastroso per quanto riguarda le nazionali, per quanto riguarda i Club se non si arriva al professionismo si andrà poco lontano e questo influenzerà anche le nazionali. Per quanto riguarda l'attività giovanile, che è alla base di tutto quello che ho detto prima, qualcosa si sta muovendo nel senso che molte società complice la crisi, hanno capito che occorre puntare sui giovani.

La pallamano è arrivata piuttosto tardi in Italia, il primo campionato risale agli anni 70, come mai?
RB: Mi risulta che ci fosse stato un tentativo di fondare un Comitato promotore della pallamano presso il CONI subito dopo la II Guerra Mondiale in ambiente militare, ma la cosa non ebbe seguito.
FF: Non ti so rispondere con certezza a questa domanda, molto probabilmente perché in Italia non c'è mai stata una vera cultura sportiva insegnata fin dalle scuole elementari. Tutt'ora è così e se non cambia qualcosa a livello nazionale con l'inserimento del maestro di ginnastica dalle elementari, le società sportive devono sopperire a questa mancanza.

C'è stato un momento di maggior "splendore" o la popolarità ed il livello tecnico sono sempre stati gli stessi?
RB:  No, il livello tecnico del campionato e della Nazionale italiana sono stati in altri tempi molto superiori all'attuale: basti pensare alle innumerevoli qualificazioni dei nostri club ai quarti di finale delle coppe europee, e due volte anche alla semifinale, o alla qualificazione sul campo ai Mondiali del 1997 della Nazionale, nonché ai grandi giocatori stranieri che si sono esibiti sui nostri campi.
FF: Per la Pallamano il momento di maggior splendore è stata la partecipazione al mondiale giapponese di Kumamoto nel 1997. Italia 18° su 24 nazionali. Sempre nel 1997 secondi ai giochi del Mediterraneo. Il movimento in Italia era ampio con parecchi partecipanti e tante società sparse un pò ovunque, anche il livello tecnico del campionato era buono con pochi e validi stranieri.  Anche i giocatori italiani erano tecnicamente messi bene, ma dopo la fine degli anni 90 c'è stato un netto calo di tutto, probabilmente a causa di una mancata programmazione a livello Federale.

Anche nella pallamano le squadre delle serie maggiori hanno sede in città di provincia e paesi, lo ritieni un limite od una risorsa?
RB: L'importante è che ci siano molti spettatori alle partite, sui campi o sui media: città o paesi non è importante. Ovviamente se la pallamano esplodesse sarebbe appetibile anche per piazze da molte migliaia di spettatori, quindi le grandi città.
FF: La si può considerare in entrambi i modi. Ovviamente è maggiormente fortunata la società che sta in un paese perché ha più possibilità di farsi conoscere sia nelle scuole che con altre iniziative. Noi lo vediamo e lo soffriamo giornalmente in una piccola città come Parma dove l'offerta di sport è veramente completa, ce n'è per tutti i gusti e quindi per noi è un piccole limite.

Quanto è il bilancio di una media squadra di serie A1 italiana ? Che percentuale hanno i rimborsi ai giocatori e le spese generali di gestione?
RB: Credo che con i tre gironi di campionato più play-off o play-out il costo sia fra i 100.000 e i 200.000 €, se non si hanno ambizioni di vittoria. I rimborsi ai giocatori dipendono dalla provenienza: i giocatori locali lavorano o studiano tutti e prendono poco, gli stranieri sono professionisti e vanno pagati per quello che valgono.

FF
: Sapere il budget di una media squadra del massimo campionato di pallamano è particolarmente difficile nel senso che dipende dalla strategia di ogni società.
Mi spiego meglio, se hai puntato sui giovani di casa e vuoi inserire uno straniero la media è sui 140.000 €, se hai parecchi giocatori che vengono da fuori i costi lievitano, se vuoi puntare allo scudetto sei obbligato ad attrezzarti e quindi si sale ancora.
Non va dimenticato che anche se lo sport è minore, nel budget vanno inseriti i costi per giocatori, allenatori, dirigenti, le trasferte, il medico, il fisioterapista le palestre, le assicurazioni, il materiale e poi tutto il settore giovanile. Bisogna considerare anche il tipo di campionato, se ci sono parecchie trasferte lunghe, e se partecipi alle coppe europee... come vedi è simile a tanti altri sport.

Ci puoi parlare dell'afflusso di pubblico in serie A1 maschile e femminile?
FF: Dipende molto se la squadra va bene o va male, ma soprattutto se sei in un paese o in una città. La media è di circa 350-400 spettatori a gara, ovviamente più la partita è importante e maggiore sarà l'afflusso di pubblico.
Sia in campo maschile che in quello femminile le finali scudetto sono sempre quelle maggiormente seguite, subito a ruota ci sono i derby ed altre rivalità. Molto dipende anche dalla struttura in cui si gioca, alcune società hanno piccole palestre, altre hanno bellissimi palazzetti.

In Europa la pallamano è piuttosto diffusa, in Germania, Spagna e Francia i campionati hanno seguito di pubblico, media e sono professionistici, come mai in Italia questo sport non ha attecchito ? Non c'è neanche un effetto traino grazie alla Coppe europee?
RB: In Italia la pallamano aveva attecchito eccome! Vi faccio un solo esempio: negli anni '80 la stracittadina fra le squadre maschili di Sassari, in serie B, fece tremila spettatori.
La Rai segue la pallamano dagli anni Settanta, o con dirette di gare o con rubriche settimanali: i più anziani ricorderanno "Di mano in mano" condotta da Gianni Vasino negli anni Ottanta-Novanta su Raitre.
A Trieste, Conversano, Siracusa, Scafati e in altre piazze storiche ricordo pienoni memorabili in occasioni di scontri-scudetto o sfide di Coppa.
Poi qualcuno, nei club e fuori, ha capito che se la pallamano avesse continuato a crescere i mediocri sarebbero stati spazzati via, perché sarebbero diventati inadeguati a gestire un movimento importante, e si è pianificato scientificamente l'affossamento della pallamano. Di conseguenza gli "orticellisti" hanno cominciato a distruggere e non c'è stato nessuno che potesse continuare a costruire.
FF: Questo sport non ha attecchito perché l'Italia innanzi tutto è calcio dipendente. Giornali, Tv parlano per la maggior parte di calcio sempre, per gli altri sport restano le briciole, figurarsi per la pallamano che però nel resto d'Europa è notevolmente seguita. Negli altri stati europei la pallamano è fra gli sport maggiormente seguiti soprattutto perché ci sono altri programmi scolastici e Federali. Non va dimenticato che la pallamano è lo sport di squadra più completo in assoluto.
Probabilmente i "signori del calcio italiano" guardando in giro per l'Europa temono la pallamano, questo non dovrebbe preoccuparli in quanto in Germania, Francia Spagna etc le nazionali di calcio sono forti come le nazionali di pallamano e di tanti altri sport, anche in paesi con meno abitanti del nostro.
Per  esempio, tutti i giocatori del Barcellona Calcio durante la festa dell'ultima Champions League (vinta) hanno guardato sul grande schermo la finale del Barcellona Pallamano che invece stava giocando e poi ha vinto la finale di Champions League.
Secondo me è una questiona di organizzazione Federale che dipende più in generale (purtroppo) anche dalla politica.

Pensi che in Italia questo sport abbia dei margini di miglioramento o rimarrà sempre a questo livello?
RB: Finché non si libererà dalla cappa di mediocrità che lo strozza, non crescerà mai anzi rischia di morire. Io stesso ho cercato nel mio piccolo di dare un contributo di professionalità e sprovincializzazione per quello che è il mio limitato know-how, ma ad un certo punto mi sono reso conto che non ne valeva proprio la pena.
FF: Se entro 3-4 anni non ci saranno dei cambiamenti a livello Federale che coinvolgano le regioni e quindi le società penso che la pallamano difficilmente potrà decollare e diventare come altri sport. Ci vorrebbe una maggiore spinta Federale per allargare e coinvolgere il movimento, in modo da allargare la base e per avere così qualche risultato a livello di nazionali. Per fare ciò però ci vuole pazienza e tanti anni di super lavoro.
Gli esempi in tanti sport ci sono, occorre solamente grande volontà, altruismo e organizzazione, i margini di miglioramento ci sono e sono veramente ampi.

di Davide Bertoncini


Nella foto di repertorio, Alessandro Tarafino, campionisismo della pallamano italiana e ora allenatore del Conversano (da pallamanoitalia.it).