TIGERS CON LE SPALLE AL MURO: CONTRO I ROYALS SARA' VIETATO SBAGLIARE
Nonostante un record positivo di 4 vittorie e 3 sconfitte, l’esito della prima settimana di settembre non è certo da considerarsi soddisfacente per i Tigers – sia per l’aver sciupato in casa, per l’ennesima volta, quanto di buono combinato in trasferta, sia perché i diretti rivali nella A.L. Central, i Kansas City Royals, hanno riportato a due partite piene il margine di vantaggio nella classifica della division in virtù di un 5-1 maturato ai danni di Rangers e Yankees. Proprio i Royals saranno di scena al Comerica da lunedi 8 a mercoledi 10 in quella che sarà la penultima serie del 2014 tra le due squadre; inutile dire che i Tigers saranno chiamati senza appello a confermare quella dominanza stagionale sul team di Ned Yost (9 vittorie e 4 sconfitte) senza la quale il discorso per il titolo divisionale sarebbe ormai chiuso a vantaggio della compagine del Missouri.
Peraltro la settimana era iniziata benissimo per i Tigers, capaci di aggiudicarsi tre partite su quattro nell’importante serie di Cleveland contro gli Indians di Terry Francona. Certo, non tutto era filato liscio al Progressive Field, visto che due delle tre vittorie erano state marcate da una serie di scelleratezze nel box che avrebbero potuto benissimo invertire l’esito delle partite e di conseguenza quello della serie. Martedi, nei primi 8 innings, i Tigers erano riusciti a ricavare appena un misero punticino da qualcosa come 15 uomini portati in base e avevano poi salvato capra e cavoli nel 9° con il decisivo ’Earl Weaver Special’ rifilato da J.D. Martinez al closer Allen, che aveva concesso prima un walk a Hunter e poi un singolo a Cabrera. Due giorni dopo, a un primo inning da 4 punti (che sarebbero potuti essere ben di più) gli uomini di Ausmus avevano fatto seguire nove frames di assoluta futilità, a fronte dei quali gli Indians avevano piano piano recuperato fino al 4-4, per poi finalmente esplodere di nuovo con 7 punti nell’11° inning.
A raffreddare gli entusiasmi hanno poi pensato i San Francisco Giants, arrivati al Comerica con un record stagionale di 0-7 nelle trasferte interleague e ripartiti con due vittorie su tre, nonostante i malcelati propositi di rivalsa di quei Tigers ancora memori dello sweep delle World Series 2012. Anzi, se non fosse stato per un’altra eccellente prestazione sul monte del rookie Kyle Lobstein (5⅔ IP, 3 K, 2 BB, 4 H, 1 R-ER) nel Sunday Night, i californiani sarebbero probabilmente usciti dal Michigan con un altro sweep.
La buona notizia della settimana è indubbiamente il ritorno in grande stile del ’vero’ Miguel Cabrera, dopo un agosto per lui terribile (.252/.354/.691, condito da uno iato di 27 partite e 102 AB senza fuoricampo – il più lungo della sua carriera). Il fuoriclasse venezuelano, pur visibilmente ancora non al meglio della condizione, ha tormentato i pitchers di Francona e Bochy con un 15/30 condito da ben 5 HR e 9 RBI – questi ultimi sufficienti per consegnargli l’undicesima stagione consecutiva con almeno 100 punti battuti a casa.
Il salto di qualità, però, non deve farlo solo Cabrera. Al di là dei ’soliti’ problemi che hanno afflitto l’intera stagione dei Tigers (difesa, bullpen, parte bassa del lineup), comincia a preoccupare anche lo stato di salute della rotazione, che appare piuttosto spremuta anziché in crescita come sarebbe richiesto in questo momento. Price – che contro i Giants avrebbe anche lanciato una signora partita se nel 1° inning non avesse avuto quel blackout da 5 valide e 4 punti tra 2° e 3° out – ha già all’attivo qualcosa come 219⅔ innings ed è in procinto di eccedere il suo record stagionale (224⅓ nel 2011) fin dal prossimo start. Quest’obiettivo, se vogliamo chiamarlo tale, è già stato raggiunto da Porcello (già 1 IP sopra il primato precedente di 182, anch’esso risalente a tre anni fa) ed è in vista anche per Scherzer, al quale mancano 21 innings per superare il limite di 214⅓ stabilito la scorsa stagione. Verlander non corre questo ’rischio’ (ma solo perché ormai vive nell’inconsistenza più totale da metà maggio) e – in attesa di un ipotetico rientro di Sánchez finora avvolto dalle nebbie del mistero – non possiamo aspettarci ancora troppi miracoli da un Lobstein che ha già reso oltre ogni aspettativa e comunque si trova anche lui piuttosto al limite per quanto riguarda gli innings (168⅔ tra AAA e MLB).
Come già detto la settimana scorsa, i Tigers rimangono padroni del loro destino. Hanno sicuramente talento in quantità per vincere la division in faccia ai Royals e accedere alla postseason senza dover ricorrere alla tagliola del Wild Card Game. Sono però sufficientemente freschi – fisicamente e mentalmente – per poter dare adesso il 101% e cominciare finalmente a giocare come se non ci fosse un domani? Gara 1 contro Kansas intanto è stata vinta per 9 a 5, ma solo giovedi mattina sapremo se la serie è stata conquistata e il salto di qualità compiuto.
di Massimiliano Barzotti
Nella foto, un primo piano di Cabrera (standingofsports.com).
Peraltro la settimana era iniziata benissimo per i Tigers, capaci di aggiudicarsi tre partite su quattro nell’importante serie di Cleveland contro gli Indians di Terry Francona. Certo, non tutto era filato liscio al Progressive Field, visto che due delle tre vittorie erano state marcate da una serie di scelleratezze nel box che avrebbero potuto benissimo invertire l’esito delle partite e di conseguenza quello della serie. Martedi, nei primi 8 innings, i Tigers erano riusciti a ricavare appena un misero punticino da qualcosa come 15 uomini portati in base e avevano poi salvato capra e cavoli nel 9° con il decisivo ’Earl Weaver Special’ rifilato da J.D. Martinez al closer Allen, che aveva concesso prima un walk a Hunter e poi un singolo a Cabrera. Due giorni dopo, a un primo inning da 4 punti (che sarebbero potuti essere ben di più) gli uomini di Ausmus avevano fatto seguire nove frames di assoluta futilità, a fronte dei quali gli Indians avevano piano piano recuperato fino al 4-4, per poi finalmente esplodere di nuovo con 7 punti nell’11° inning.
A raffreddare gli entusiasmi hanno poi pensato i San Francisco Giants, arrivati al Comerica con un record stagionale di 0-7 nelle trasferte interleague e ripartiti con due vittorie su tre, nonostante i malcelati propositi di rivalsa di quei Tigers ancora memori dello sweep delle World Series 2012. Anzi, se non fosse stato per un’altra eccellente prestazione sul monte del rookie Kyle Lobstein (5⅔ IP, 3 K, 2 BB, 4 H, 1 R-ER) nel Sunday Night, i californiani sarebbero probabilmente usciti dal Michigan con un altro sweep.
La buona notizia della settimana è indubbiamente il ritorno in grande stile del ’vero’ Miguel Cabrera, dopo un agosto per lui terribile (.252/.354/.691, condito da uno iato di 27 partite e 102 AB senza fuoricampo – il più lungo della sua carriera). Il fuoriclasse venezuelano, pur visibilmente ancora non al meglio della condizione, ha tormentato i pitchers di Francona e Bochy con un 15/30 condito da ben 5 HR e 9 RBI – questi ultimi sufficienti per consegnargli l’undicesima stagione consecutiva con almeno 100 punti battuti a casa.
Il salto di qualità, però, non deve farlo solo Cabrera. Al di là dei ’soliti’ problemi che hanno afflitto l’intera stagione dei Tigers (difesa, bullpen, parte bassa del lineup), comincia a preoccupare anche lo stato di salute della rotazione, che appare piuttosto spremuta anziché in crescita come sarebbe richiesto in questo momento. Price – che contro i Giants avrebbe anche lanciato una signora partita se nel 1° inning non avesse avuto quel blackout da 5 valide e 4 punti tra 2° e 3° out – ha già all’attivo qualcosa come 219⅔ innings ed è in procinto di eccedere il suo record stagionale (224⅓ nel 2011) fin dal prossimo start. Quest’obiettivo, se vogliamo chiamarlo tale, è già stato raggiunto da Porcello (già 1 IP sopra il primato precedente di 182, anch’esso risalente a tre anni fa) ed è in vista anche per Scherzer, al quale mancano 21 innings per superare il limite di 214⅓ stabilito la scorsa stagione. Verlander non corre questo ’rischio’ (ma solo perché ormai vive nell’inconsistenza più totale da metà maggio) e – in attesa di un ipotetico rientro di Sánchez finora avvolto dalle nebbie del mistero – non possiamo aspettarci ancora troppi miracoli da un Lobstein che ha già reso oltre ogni aspettativa e comunque si trova anche lui piuttosto al limite per quanto riguarda gli innings (168⅔ tra AAA e MLB).
Come già detto la settimana scorsa, i Tigers rimangono padroni del loro destino. Hanno sicuramente talento in quantità per vincere la division in faccia ai Royals e accedere alla postseason senza dover ricorrere alla tagliola del Wild Card Game. Sono però sufficientemente freschi – fisicamente e mentalmente – per poter dare adesso il 101% e cominciare finalmente a giocare come se non ci fosse un domani? Gara 1 contro Kansas intanto è stata vinta per 9 a 5, ma solo giovedi mattina sapremo se la serie è stata conquistata e il salto di qualità compiuto.
di Massimiliano Barzotti
Nella foto, un primo piano di Cabrera (standingofsports.com).