LA GRANDE MAGIA DELLE WORLD SERIES
Da Chavez Ravine è in arrivo una sceneggiatura, fresca fresca di nottata, sulle scrivanie degli oggigiorno angosciati produttori di Hollywood.
Scritta a quattro mani (Dodgers & Astros), è la storia di una squadra di baseball (Los Angeles) che compie un peccato mortale: pensa di aver portato a casa le World Series perché, in gara-2 come in gara-1, scioglie l’enigma del lanciatore partente avversario nello stesso, esatto momento dell’incontro, vale a dire durante il sesto inning con due out già a referto, e nello stesso identico modo, cioè grazie a un fuoricampo da due punti. Questa squadra pensa che tutto questo non possa essere una semplice coincidenza e, dato che inizia l’ottavo inning in vantaggio, gonfia ancora di più il petto, aggrappandosi decisa al fatto che di solito, più che di solito, quando inizia l’ottavo inning in vantaggio, poi vince.
Quest’anno, postseason compresa, le è successo novantotto volte su novantotto.
98 su 98: suona bene, quasi come “100 su 100”.
Ma le divinità che sceneggiano il baseball, soprattutto in autunno, si concedono ampie libertà di scrittura.
E allora, come per magia, la squadra fino a quel momento tenuta in piedi dalla difesa (Houston) si sveglia e si ricorda di essere la squadra più prolifica dell’intera lega: acciuffa Los Angeles in extremis e scappa via una prima volta. Viene ripresa ma riesce a tornare davanti, anche se nel finale…
Ne risulta una partita rocambolesca, impreziosita da otto fuoricampo (record per un incontro di World Series), di cui cinque negli extra inning.
Mai questa cosa era successa in una Fall Classic.
Mai in postseason.
Mai in regular season.
Mai.
Questa cosa in MLB non è mai successa.
Volete sentire il resto?
Ci vediamo a Houston, venerdì notte, per il terzo capitolo di questa appassionante, incertissima saga.
di Andrea Comotti
Nella foto, Altuve e Kershaw, 2 dei protagonisti della serie (da ESPN.com).