In preseason, il rientro in lineup di Matt Harvey dopo la “Tommy John Surgery” era stato giudicato dagli analisti MLB come un fattore che di per sè avrebbe potuto rendere più incerta la lotta per la conquista della National League East.

Al giro di boa della stagione, si può affermare che i Washington Nationals stanno mantenendo le aspettative: con questo Max Scherzer e questo Bryce Harper, i derelitti Philadelphia Phillies lascerebbero la poco ambita palma di ‘squadra peggiore della divisione’ ai deludentissimi Miami Marlins, ben accreditati ai nastri di partenza ma che sino a ora, fatta eccezione per il solito Stanton, hanno dimostrato ben poca continuità.

In maggio il debutto a Citi Field del pitcher Noah Syndergaard, ora quello di Steven Matz, un ventiquattrenne mancino che alla sua prima da pro, il 28 giugno contro i Cincinnati Reds, ha dominato per quasi 8 inning sia sul monte di lancio che nel box di battuta. Nessun giocatore nella storia della franchigia infatti – nessun giocatore in nessuna posizione – aveva mai fatto meglio all’esordio, battendo a casa la bellezza di quattro punti. Alla seconda gara da professionista, domenica scorsa al Dodger Stadium, Matz è riuscito a zittire la potente lineup losangelina per 6 inning (conditi da 8 strikeout), guidando i Mets a una sonante vittoria per 8 a 0.

Molto entusiasmo quindi intorno alla compagine newyorchese e anche all’interno della stessa – capitan David Wright dopo il match coi Dodgers ha affermato con orgoglio che “il futuro è ora”. D’altra parte, gli scettici fanno notare che Harvey, deGrom e Martz sono accomunati sì dal talento, ma anche dalla stessa, delicata operazione al gomito. In particolare, Martz ha perso due anni di carriera, motivo per cui verrà utilizzato con parsimonia.

Grandi vecchi (Alex Rodriguez degli Yankees) o nuove leve (Syndergaard e Matz fanno quarantasei anni in due) poco importa: la Grande Mela, dal Bronx al Queens, sogna in grande.

di Andrea Comotti


Nella foto, Steven Matz dei Mets (EliteSportsNy.com).