Tra i protagonisti dello scudetto 2016 della Fortitudo Bologna c'è anche Paolino Ambrosino, esterno centro dotato di grandi qualità difensive e offensive. Cresciuto nel Nettuno, squadra con la quale ha raggiunto la nazionale seniores, Ambrosino è arrivato sotto le Due Torri nel 2014, diventando subito un beniamino dei tifosi, grazie al suo carattere e alla sua dedizione al lavoro. Al suo secondo scudetto con l'UnipolSai, Ambrosino sarà inoltre il primo italiano nella storia a giocare dal prossimo inverno nella Liga Invernale del Nicaragua con la divisa dei Tigres de Chinandega. 

Proprio con lui abbiamo fatto il punto della situazione sul suo passato, presente e futuro, lasciandoci guidare da frasi di canzoni e battute tratte da film che hanno per argomento proprio il baseball.

''This could have been history This should have been a perfect day
. Now it's only the very best argument for instant replay''
(dalla canzone “Joyce and Gallarraga”  di Dan Bern)

Questo è il tuo secondo titolo della Italian Baseball League a Bologna, come lo hai vissuto? Ha un sapore diverso rispetto a quello di due anni fa?
Diciamo che vincere, che sia uno scudetto o qualsiasi altra competizione, non fa differenza: quando vinci è sempre una cosa bellissima. La differenza tra questo scudetto e il primo è che questo l'ho vissuto in campo, da giocatore e non da infortunato.

I lanciatori sono stati le gioie e dolori di questa stagione, ma per voi sono apparsi, forse, più come gioie, vista anche la conclusione della finale scudetto.
Sicuramente quando si vince uno scudetto è un lavoro di squadra, il lavoro è fatto da tutta la squadra. Certo che quello che abbiamo fatto quest'anno, con i lanciatori e con la nostra difesa, ha reso la vita difficile a molti.

Al di là della prestazione in campo tu sei, per i tuoi compagni, una presenza importante, un riferimento. Ti senti più riconoscente o più caricato di un ruolo che ti limita?
Sicuramente con il mio carattere e con l'educazione che mi hanno dato i miei genitori, che mi hanno insegnato a dare il meglio di me, ho imparato a dare tutto per la squadra a lavorare per il gruppo. Io, forse, esterno più di altri, ma ognuno di noi, poco o tanto, ha sempre una parola di stimolo per i compagni e non è mai una responsabilità, si sta bene con questo gruppo, dove non mi sento costretto.
 
''I step to the plate, take a couple low, swing with all my might, watch it go
 over the wall''
(dalla canzone “Ballpark” di Dan Bern)

Hai percorso questa stagione come le montagne russe: una media battuta intorno al 300, 26 punti battuti a casa, pericolosissimo in base con 15 basi rubate su 16 tentativi. Vinci l'home run derby e ne batti 4  anche in campionato. Poi, però, ci sono partite in cui vediamo  le tue smorfie di disappunto per non essere riuscito ad esprimerti bene nel box . Qual'è il problema che disturba un potenziale long fly hitter?
L'home run derby è uno sfogo, devi solo battere forte, con la tecnica certo, ma è uno sfogo. Quando si ha un buon approccio con la palla ci scappa anche il fuoricampo, che poi  è una palla presa male, battuta  “da sotto”; la vera battuta è la linea, e devi andare sempre nel box con la convinzione di poter battere. Quello è importante: avere un approccio giusto in quel turno di battuta. Quando non si batte vuol dire che si è sbagliato qualche cosa, non si è interpretato bene il lancio e si deve velocemente aggiustare l'ottica, subito, per il turno successivo; si deve essere pronti per  capire i lanci che ti troverai ad affrontare ancora nell'arco della partita. Devi analizzare, capire cosa succede quando riesci a battere bene, quale sia il particolare che ti fa ottenere un successo per servirtene, poi, per ritrovare fiducia e risultato quando le cose non vanno bene.

''And it don't work out so fine on this side of the white lines...All alone in the park by the outfield grass...''
(dalla canzone “This Side of the White Lines”  di Dan Bern)

Pare tutto così facile quando, dalle tribune, si guarda una partita. Come vivi un tuo errore? Ti influenza il dissenso del pubblico, il giudizio dei tuoi compagni?
Sicuramente un buon giocatore deve essere capace di prepararsi, fisicamente e mentalmente, a quello che succederà nella partita che si va ad affrontare. Questo sport prevede un 70% di errore e lo sai che puoi sbagliare, i compagni lo sanno bene. A volte lo sottolineano, ma fa parte delle emozioni che provi nelle partite importanti.
La squadra è formata da amici, che vedi e frequenti più ogni altra persona della tua vita, ogni giorno Anche quando sbagli devi saper gestire le emozioni; è importante, altrimenti ripeterai ancora l'errore: devi ripeterti che potevi fare meglio.

Quanto lavoro c'è dietro una partita giocata da esterno centro?
Fondamentalmente ogni giocatore gestisce la propria partita a seconda del suo ruolo e del ruolo di chi gli sta intorno. Io sono sia diretto dagli altri che in aiuto agli altri. Hai delle responsabilità, quindi metti in campo il tuo istinto che deve, però, essere supportato da esperienza e tecnica, in modo da poter prevedere, leggere le battute. Gioco con Claudio Liverziani da una parte e Alessandro Grimaudo dall'altra, due giocatori di grande talento ed esperienza. Normalmente ci scambiamo notizie e sensazioni sul gioco e sui battitori, ma poi ciascuno di noi sa esattamente cosa deve fare e quando.

''He walked by me slow but firmly knew he wouldn't stop to chat
But I thought that I might help him he shook his head and touched his hat''

(dalla canzone “Johnny Silvester Comes Back ti Visit the Babe” di Dan Bern)

Vieni da Nettuno, hai sicuramente respirato e mangiato baseball fin da piccolo. Fra tutti i grandi nomi che Nettuno ha regalato al baseball italiano chi ha avuto per te, per la tua formazione, più importanza?
Io ho avuto la fortuna o, anche, sfortuna di salire in serie A troppo presto. Ho fatto molta panchina, ma la panchina è importante per imparare. I nomi che posso fare sono tanti, perché a Nettuno ci sono tanto talenti: D'Auria, Trinci, Leo Mazzanti. Giuseppe Mazzanti, però, è quello che ha rappresentato di più per me: con lui ho vissuto grandi emozioni e, dopo aver fatto tanta gavetta con lui vicino, l'ho ritrovato anche come avversario. E' un grande giocatore che, per me, è stato un trascinatore e mi ha fatto crescere.

Tu sei un giocatore che in campo è deciso, sicuro, ma poi, quando serve, non nascondi la tua capacità di provare sentimenti profondi. Non ti fai desiderare dai tuoi tifosi, hai con tutti un rapporto di grande cordialità e di “normalità”. Non è facile trovare giocatori come te. Quanto è importante la vicinanza con i tuoi tifosi? Cosa ti dà l'avere un rapporto così naturale con loro?
Cerco di avere un rapporto come, in famiglia, mi hanno insegnato i miei genitori, sono stato tanto fortunato, sono cresciuto nell'amore della mia famiglia e ho imparato l'educazione e che essere se stessi non è mai sbagliato. Contraccambiare un sorriso non pesa mai e pensi che è un bel ricordo di te, che puoi e vuoi lasciare agli altri. E' tutto naturale per me, in cambio ho un pubblico che mi incita, perché mi vuole bene, ed è bellissimo.

Un'esperienza oltre oceano per il prossimo inverno, lontano, in Nicaragua. Cosa ti aspetti e cosa vuoi riportare indietro da questa nuova avventura?
Sicuramente imparare. Questo appena terminato, agonisticamente parlando, è stato il mio migliore anno e in Nicaragua si aspetteranno che io sia bravo, un buon giocatore di baseball. Lì, se si va bene, si può ottenere un contratto. Io mi porto un buon bagaglio tecnico e non vado per fare un'esperienza tanto per fare, ma per dimostrare quello che valgo, per essere considerato un buon giocatore di baseball italiano.

Partire vuol dire anche lasciare, per qualche tempo, la famiglia, i tuoi affetti a cui tu sei profondamente legato. Sarà dura.
Si, però la mia famiglia non la vedo da tempo, sono abbastanza preparato a questo. Ma sarà dura. Mi consola il fatto che vado a fare la cosa che mi piace di più al mondo: giocare a baseball.

- ''Gotta go the whole way, make it a sure thing , don’t leave, don’t leave nothing to chance''
(dalla canzone “Merkle” di Dan Bern)

Il baseball, molte volte è definitivo, cioè non ti lascia l'opportunità di scegliere, e neppure una seconda possibilità. Ti ha insegnato, in questo senso, un modo di pensare che ti è stato utile anche nella vita di tutti i giorni?
Si, la disciplina in campo, tanta. E' fondamentale anche nella vita di tutti i giorni e non puoi essere diverso quando esci dal campo, non puoi essere nella vita una persona diversa da quella che sei quando giochi a baseball.  

“There's no crying in baseball”
(dal film “A League of Their Own” - “Ragazze Vincenti”)  

Sfidando la teoria di Jimmy Dugan/Tom Hanks nel film “Ragazze Vincenti”, quando urlava questa frase, tu hai mai pianto per il baseball?
Si. Ho imparato che nel baseball sono più le volte che si perde di quelle che si vince, che è giusto godere quando va bene, ma ci sono delusioni da sfogare, la tensione da stemperare…si, un paio di delusioni importanti le ho avute e ho pianto.

“Il baseball ha segnato il tempo, questo campo questa partita, sono parte del nostro passato, ci ricordano tutto quello che un tempo era buono, e potrebbe tornare a esserlo.”
 
(dal film “L'uomo dei sogni”)

Cosa ti ha insegnato di buono il baseball? Cosa pensi che di buono si possa trasmettere ai più giovani, tramite il baseball?
Qui il discorso è molto serio. Il baseball ti insegna a gestire il fallimento, una cosa che è sempre difficile da accettare, per i giovanissimi in modo particolare. Loro vivono istintivamente, bene o male, quello che capita in campo e devono imparare a gestire emozioni che ancora non conoscono. Devono divertirsi, prima di ogni altra cosa, altrimenti poi potrebbero allontanarsi da questo sport che, già di per sé, non tutti possono giocare. Se non vengono aiutati nel modo giusto smetteranno di giocare e porteranno con loro un ricordo sbagliato dello sport. Poi ti insegna ad essere indipendente. Preparare e provvedere alle tue cose; la convivenza nei tornei, allontanarsi da casa ed essere quasi solo; conoscere persone che parlano lingue diverse dalla tua. Io parlo inglese e spagnolo e l'ho imparato sui campi di baseball, più che a scuola. Ti forma il carattere, perché se vuoi essere un buon giocatore devi imparare cosa sia la rinuncia: non andare al mare o a fare  le serate in giro con gli amici, perché ti devi preparare per una partita. Imparare quanto sia bello prepararsi per un fine, per una partita.

“Ma esiste il Paradiso? Certo, è il posto dove si avverano i sogni”
(dal film ”L'uomo dei sogni”)

Il baseball è il Paradiso per te?
La sensazione che mi dà il baseball quando vinco e mi diverto e so di aver fatto bene il mio lavoro, sì, è il Paradiso.

di Cristina Pivirotto


Nella foto, lo swing di Paolino Ambrosino (Lorenzo Bellocchio - Grandeslam.net).