La consueta espansione dei rosters per l’ultimo mese della regular season ha portato a Detroit un contingente di forze fresche anche più ampio del consueto: sono infatti ben otto i giocatori arrivati dalle affiliate delle minors a rinforzare la squadra di Ausmus nel mese decisivo della stagione. Metà di essi sono position players (il ricevitore James McCann, l’interno Hernán Pérez, gli esterni Tyler Collins e Steven Moya) mentre il resto del gruppo è composto dai lanciatori che già durante la stagione hanno coperto uno o più spot starts: i mancini Kyle Lobstein, Kyle Ryan e Robbie Ray, il destro Buck Farmer.

Le novità assolute sono McCann e Moya, entrambi al debutto assoluto nelle majors. Il primo, 24enne originario di Santa Barbara, non sarà almeno per il momento nient’altro che un’opzione di sicurezza alle spalle del titolare Avila e del backup Holaday, rispetto al quale peraltro sembra avere un maggior potenziale sia in attacco che in difesa. Nella sua stagione in forza ai Toledo Mud Hens di AAA, infatti, McCann non solo ha postato una rispettabile linea offensiva di .295/.343/.770 con 7 HR e 54 RBI ma, per la terza stagione consecutiva, ha eliminato più del 40% dei corridori in tentativo di rubata. Per lui, una prima importante esperienza in attesa di giocarsi il posto nel prossimo spring training.

Il nome più intrigante del lotto è però quello di Moya, imponente esterno portoricano che compirà 23 anni il prossimo 8 settembre e che forse i Tigers avrebbero dovuto chiamare prima dell’espansione dei rosters, in modo da renderlo eventualmente eligibile per la postseason – cosa adesso possibile solo in caso di infortunio a un altro giocatore. Moya infatti rappresenta, almeno in prospettiva, una figura mancante nel lineup di Detroit, ovvero quella dello slugger mancino con home run power: quest’anno, nelle file degli Erie SeaWolves di AA, ha postato una linea di .276/.306/.861, condita da 35 HR e 105 RBI, che gli è valsa il titolo di MVP della Eastern League. Premesso che Steven ha ancora enormi problemi di disciplina sul piatto (i suoi 161 K a fronte di appena 23 BB sono una statistica imbarazzante e di sicuro non destinata a migliorare di fronte ai migliori pitchers del globo), è anche vero che i Tigers hanno disperato bisogno di una mazza mancina di peso nel lineup. Se infatti escludiamo Victor Martínez dal contesto, nei primi 4 mesi della stagione 2014 la produzione complessiva degli altri battitori mancini di Detroit è riassunta dalla deprimente linea di .221/.305/.625 con appena 12 HR, ben 211 K e appena 54 RBI su 804 PA. Se Moya, tra uno strikeout e l’altro, si mostrasse già adesso in grado di battere fuoricampo anche ai lanciatori delle majors, Ausmus & co. potrebbero pentirsi di non poterlo avere a disposizione in postseason (sempre che i Tigers ci arrivino), dove un solo giro di mazza può determinare le sorti di una partita, di una serie, di un’intera stagione.

Gli altri due position players hanno invece già avuto modo di assaggiare il clima delle majors in maglia Tigers. Collins faceva parte del 25-man roster iniziale, dal quale era uscito rapidamente in virtù dell’esplosione di J. D. Martinez (e anche del suo 2/14 nel box). Il 24enne esterno texano ha chiuso la stagione in maglia Mud Hens con una discreta linea di .263/.335/.758, condita da 18 HR e 62 RBI, e ora sembra aver preso di petto questa seconda chance in seno al team di Ausmus, visto che alla prima occasione ha battuto un fuoricampo da 3 punti. Tecnicamente lo swing di Collins non è proprio dei più belli a vedersi, per cui con gli opportuni correttivi potrebbe fare quel salto di qualità richiesto per diventare un major leaguer in pianta stabile. L'esempio dello stesso Martinez, passato in pochi mesi da scarto degli Astros a pedina inamovibile del lineup dei Tigers, insegna. Pérez, già visto occasionalmente in Motown nelle due scorse stagioni, è invece un onesto middle-infielder noto più per le proprie doti difensive che per quelle offensive. Le sue cifre in un anno e mezzo di AAA (.288/.334/.731) non sarebbero neanche malvagie, ma i soli 6 HR in 670 PA non lasciano certo trasparire grandi doti di potenza. In difesa può occupare entrambe le posizioni del middle-infield: nonostante si trovi più a proprio agio come 2^ base, quest’anno è stato utilizzato quasi esclusivamente come shortstop, con risultati apprezzabili seppur non eccelsi (16 errori su 525 chances, .970 Fld%).

Per quanto riguarda i lanciatori, invece, la preferenza è andata agli spot starters già visti all’opera nel corso della stagione, tutti richiamati a Detroit – a parte ovviamente l’infortunato VerHagen. Se nelle premesse il ruolo del ’sesto starter’ sarebbe dovuto essere inequivocabilmente appannaggio di Robbie Ray, è evidente come il (presunto) pezzo pregiato della trade di Fister abbia ormai perso la posizione a vantaggio di Kyle Lobstein, eccellente anche martedi sera a Cleveland (5.1 IP, 10 K, 3 BB, 5 H, 2 R-ER). In ogni caso, con Sánchez infortunato e a forte rischio di non poter rientrare prima del 2015, la scelta di puntare su un gruppo di lanciatori in grado di macinare parecchi innings appare del tutto condivisibile, e prima o poi ognuno di essi sarà chiamato a dare il proprio contributo. Stupisce magari l’assenza di un ulteriore rilievo destro quale sarebbe potuto essere ad esempio Melvin Mercedes, anche se tale scelta potrebbe essere foriera di buone notizie riguardo i tempi di recupero di Soria. Meno sorprendente appare invece la rinuncia a Ian Krol, raramente convincente in questa prima stagione in maglia Tigers (32.2 IP, 4.96 ERA, 1.68 WHIP, 6 HR, 2.15 K/BB, 1.048 OPS concessa ai battitori destri) e rimandato al 2015.

di Massimiliano Barzotti


Nella foto, Steven Moya in azione (Scott Rovak - USA Today Sports da rantsports.com).