Dopo un periodo di riposo, ritorna il nostro "Special One" Emiliano Delucca con la sua rubrica di grande successo Golden Glove. Si riparte con la vita, i successi e la classe di uno dei lanciatori più forti degli ultimi decenni: Tim Lincecum.

The Freak. The Franchise. Seabiscuit. Nel baseball i soprannomi si sprecano, soprattutto quando sembri un bat boy ma lanci missili verso casa base. Chiamalo come ti pare tanto lui se la ride. Se la ride mentre spazza via un battitore con una fastball o lo fa girare come fosse una ciambella col suo cambio o con le sue palle curve. Chiamalo come vuoi, lui ride. Timothy LeRoy Lincecum nasce il 15 luglio 1984 a Bellevue nello stato di Washington. I suoi genitori Chris e Rebecca avevano dato alla luce 4 anni prima il loro primogenito Sean. E’ una famiglia molto sportiva e come i genitori anche i figli amano lo sport. Chris e Rebecca amano il rock e nei viaggi in auto ascoltano moltissima musica. Tim ha una memoria incredibile per i testi: impara una miriade di canzoni tanto che i suoi compagni di squadra lo chiamano “The Human Jukebox”. Chris Lincecum lavorava alla Boeing. Aveva una fervida mente analitica nel progettare aeroplani, mente che aveva allenato fin da piccolo giocando a baseball. A soli sei anni lanciava già le palle curve, poi un grave infortunio alla schiena gli chiude le porte del professionismo. Sean è il primo a beneficiare degli insegnamenti del padre. Alto e muscoloso, è un ottimo pitcher e letteralmente una belva sul campo da football. Tim invece è piccolo e mingherlino, ma segue come un’ombra il padre e il fratello imitando tutto quello che vede. Il padre nota che ha il fisico perfetto per poter interpretare il suo caricamento di lancio che è unico nel panorama del baseball, anche se qualcuno, maliziosamente, sostiene che lo abbia copiato da Sandy Koufax. Purtroppo per Sean la sua carriera si ferma per una brutta frattura ad un braccio,così i genitori si concentrano su Tim. La madre lo accompagna ad allenamenti e partite mentre il padre filma tutte le sue apparizioni sul monte e la sera a casa le riguardano per correggere eventuali errori nel caricamento e nel rilascio della palla. Il problema di Tim era il suo fisico. Troppo esile e quando entrò alla Liberty High School di Renton era alto 1,50 e pesava 39 chili. Ma era incredibilmente snodato e molto forte muscolarmente. Passa il primo anno nella squadra delle riserve con una media ERA di 0,73. Molti allenatori di college gli mettono gli occhi addosso, fra cui Ken Knutson della Washington University. Per tutta la stagione Tim si mantiene su ottimi livelli, tuttavia, proprio nella partita in cui gli scouts sono seduti fra il pubblico, il suo caricamento rasenta la perfezione e la sua velocità di lancio raggiunge le 90 miglia. I Chicago Cubs decidono di spendere per lui una scelta durante il draft, ma Tim declina e accetta la corte di Coach Knutson con la promessa che non avrebbe interferito nella sua meccanica di lancio, non che ce ne fosse bisogno per la verità. I primi due anni al college sono impressionanti. Nella stagione da sophomore (ovvero al secondo anno) concede ai battitori solo un misero .179! Cleveland lo sceglie al 42esimo giro ma ancora Tim declina e clamorosamente sceglie in estate di giocare nella Cape Cod League. Durante l’All Star Game della Lega,naturalmente con gli scout ad osservarlo, tocca le 98 miglia all’ora. Comincia il terzo anno al college mantenendo una velocità media sulle 90 miglia con punte fino a 101!! Nonostante tutto, le squadre MLB non sono convinte della sua tenuta in una squadra professionistica visto il suo fisico esile. Al draft 2006 i Giants lo scelgono col numero 10, ma nella relazione degli scout viene definito “il piccolo Tim”. Il suo soggiorno nelle Minors è lungo quanto un battito di ciglia. In Singolo A gioca 4 innings con 10 K e solo una valida subita. San Francisco lo passa in A avanzato e lui ottiene un record di 3 vittorie e 0 sconfitte con 58 K in 34 innings. Nel 2007 passa in Triplo A: in 31 innings subisce un solo punto e mai una valida con corridori in posizione punto. E' pronto, non deve più provare nulla e Russ Ortiz si infortuna e Tim prende il suo posto. Nel suo primo inning in MLB subisce due valide,due punti ma ottiene tre eliminazioni al piatto. A maggio ottiene la sua prima vittoria contro Colorado. L’anno successivo il pitching staff dei Giants programma per lui allenamenti mirati per preservare quel braccio bionico capace di lanciare siluri nonostante la “piattaforma di lancio” sia molto ridotta. Chi lo affronta e subisce fulminanti eliminazioni, come Lance Berkman e Conor Jackson, lo descrive come un pitcher “intoccabile” e che ti fa fare figure da pollo grazie ai suoi tre lanci micidiali e velocissimi. A fine stagione ottiene 265 strike outs, 54 dei quali con soli tre lanci, record del 2008. Totalizza inoltre 10,5 K per 9 Innings e la più bassa media slugger nei suoi confronti,ma pareggia anche il record per i wild pitches (lanci pazzi),17. Ciò nonostante vince il Cy Young Award. Il 2009 è simile. Ottiene un record di 15-7, media ERA di 2,48 e 261 K e il secondo Cy Young consecutivo diventando il primo giocatore della storia a vincere il riconoscimento nei primi due anni di carriera in MLB, anche se, qualche settimana prima di venire premiato, viene fermato dalla polizia e trovato in possesso di una piccola quantità di marijuana. La stagione 2010 parte con 5 vittorie e 0 sconfitte, ma a maggio entra in slump, forse mancanza di confidenza o eccessiva rilassatezza. Fatto sta che fino ad agosto le cifre non sono il massimo. Ma con la fine di agosto finisce anche lo slump, per stessa ammissione di Tim molto più lungo di quello che avrebbe voluto. Settembre si chiude con 5 vittorie e 1 sconfitta e si vola alla post season! Alla sua prima partita di playoffs contro i Braves lancia uno shutout (gara senza subire punti) subendo solo due valide e ottenendo 14 eliminazioni al piatto, record assoluto per i Giants nella post season e annienta nientemeno che Halladay nella sua successiva partenza regalando la vittoria per 4-3 a San Francisco in gara 1 della NLCS. Ed eccoci alle World Series. Gara 1 è una passeggiata per Tim che, dopo una partenza mostruosa, viene chiamato nel dug out per riposarsi. Il resto del lavoro lo compie il bullpen e San Francisco vince gara 1 contro Texas 11 a 7. L’1 novembre 2010 ad Arlington, in Texas, San Francisco si gioca il suo primo match per vincere il titolo e capita nelle mani più sicure che ci siano…lancia The Freak! Tim lancia 8 innings, subisce 3 valide fra cui un solo homer e ottiene 10 K. I Giants vincono per la prima volta le World Series grazie al suo Seabiscuit. Chiamalo come vuoi…The Freak, The Franchise…chiamalo come vuoi, tanto lui se la ride e ridendo…diventa The Champ!