Dopo aver dato il via al nostro speciale che confronta il baseball con gli altri sport di nicchia italiani e aver analizzato l'hockey su ghiaccio la settimana scorsa, siamo arrivati alla quarta puntata dove abbiamo deciso di intervistare Fiorenza Zanchin, giornalista professionista della Prealpina (quotidiano di Varese) e direttore di www.hockeytime.net nonché ex addetto stampa del Varese Hockey.

Per chi non conosce l'hockey, come può definire il momento del movimento italiano, a livello di squadra nazionale, di club e di settore giovanile ?
L’hockey attualmente sta soffrendo un periodo un po’ buio a causa anche dei problemi economici che stanno attraversando tutto il paese. La mancanza di fondi economici ha costretto il CONI e indirettamente anche la Nazionale Italiana a ridimensionare il programma di preparazione per le manifestazioni internazionali della squadra senior.
Anche i club attualmente hanno difficoltà per reperire i fondi per continuare la propria vita agonistica.
Di conseguenza anche il settore giovanile ne risente: in tante squadre le famiglie devono pagarsi materiali e quote mensili per permettere ai figli di continuare a praticare l’hockey.

L'hockey ghiaccio è diffuso un poche zone d'Italia, ci sono stati tentativi nel passato di uscire dall'arco alpino? Sono mai esistite squadre al di sotto del Po e come mai non hanno avuto fortuna?
Si sa che l’hockey ha trovato terra fertile in tutto il nord Italia con sporadiche apparizioni cittadine. Al di sotto del Po essendoci poche strutture, l’hockey non è mai decollato. Esisteva il palaghiaccio di Roma a Marino dove anche la Nazionale negli anni 90 aveva fatto un’amichevole. A Genova esisteva una pista di ghiaccio dove ora sorge la fiera. A Catania esiste tutt’oggi una pista ghiacciata nella zona della Playa, mai utilizzata per hockey.

Le Olimpiadi di Torino non hanno avuto nessun impatto sulla diffusione di questo sport in Italia?
Le Olimpiadi di Torino non hanno dato i frutti che tutti si aspettavano, purtroppo l’hockey è uno sport minore e tale rimane. Dopo l’euforia del post manifestazione, tutto è andato a scemare, anzi le cose si sono secondo me leggermente peggiorate.
Tutto era focalizzato alle Olimpiadi, ma successivamente senza una programmazione a lungo termine – che manca nella panoramica dell’hockey nazionale – le cose sono rimaste intatte: poche regole non chiare, strutture inadeguate e poche disponibilità finanziarie sono le grandi concause di un mancato ulteriore sviluppo del movimento hockeyistico.
La maggior parte delle società lotta giornalmente con problemi di bilancio non avendo grosse entrate dagli sponsor, che sono attratti da altri sport come il calcio.

Che compiti ha la Lega Hockey? Secondo Lei è una struttura utile e che funziona?
La LIHG Lega Italiana Hockey ghiaccio è parte integrante dell'organizzazione hockeyistica. Se la FISG, Federazione Italiana Sport Ghiaccio, comprende tutti gli sport invernali (pattinaggio, sledge, shorttrack, curling etc etc) e dipende dal CONI, la LIHH è organo indipendente ed è direttamente formata da tutti i presidenti delle squadre di elite e seconda divisione. FISG e LIHG collaborano per il movimento hockeyistico.

Come giudica l'emigrazione di Bolzano in EBEL e delle squadre della serie A2 in Inter-National League?
A mio modesto parere queste migrazioni in altri campionati non fanno di certo il bene dell’hockey nazionale.
La Ebel è l’unica lega ad essere più interessante del campionato italiano, ma la INL è sicuramente di scarso livello agonistico. Queste migrazioni all’estero hanno portato uno sconvolgimento di tutti i campionati italiani, negli anni 90 con l’Alpenliga si era già voluto fare un esperimento simile, senza però aver avuto dei risultati significativi per lo sviluppo dell’hockey stesso.

Ritiene che l'esperienza del Bolzano in EBEL avrà un futuro?
Non si sa. Purtroppo le cose cambiano di anno in anno.
 
L'imprenditore Alvise Di Canossa anni fa investì nei Milano Vipers e divenne anche presidente della Lega, poi il suo progetto naufragò ed abbandonò tutto. Quali furono le ragioni di questo abbandono?
Il marchese Alvise di Canossa perse ogni interesse nello sport dell’hockey e quindi abbandonò tutto perché non più motivato. Dalle ceneri della società è nata la società  Hockey Milano Rossoblù, presieduta dall’ex giocatore Ico Migliore. La società era in lizza per entrare a far parte della KHL: tuttavia a causa della mancanza di strutture adeguate la dirigenza del Milano Rossoblù ha dovuto purtroppo sospendere il prestigioso progetto.
Il Forum di Assago, non ha più l’impianto di refrigerazione che serve per la pista di ghiaccio, ed è prevalentemente affittato dalla proprietà per manifestazioni musicali; mentre il Palagorà non è abbastanza capiente per le esigenze di un campionato come la KHL.

Che spese di gestione ha una squadra di hockey su ghiaccio? E' vero che è lo sport di squadra con maggiori costi di gestione?
Qui di seguito elenco un bilancio tipo di una società di hockey che svolge attività prevalentemente per il settore giovanile per un costo totale di Circa € 150.000.
I costi settore tecnico ammontano a € 40.000 (gli emolumenti agli allenatori e aiuti i tesseramenti allenatori, aiuti e dirigenti, gli emolumenti personale di supporto materiali).
Mentre i costi gestione dei vari campionati campionati si aggirano sui € 70.000 e comprendono le ore ghiaccio (allenamenti e partite), i tesseramenti atleti, le assicurazioni, il medico, i cronometristi, le trasferte, i tornei (interni ed esterni).
Le voci più importanti sono le ore ghiaccio e le trasferte (la previsione è di € 40.000 per la prima e di 20.000 per la seconda).
Costi societari € 30.000 comprendono: il tesseramento dei dirigenti sociali, il fisco, le spese per la sede e gli spogliatoi (pc, arredi, ufficio, ecc.), il commercialista, le spese pubblicitarie (opuscoli, year book, ecc.), la realizzazione di merchandising.
Altri costi €10.000: gli affitti per eventuali allenatori stranieri, luce, gas, telefono.
Spesso le associazioni si possono avvalere delle quote pagate dai genitori degli atleti che si possono concretizzare in circa 45.000 €, il resto dei fondi deve essere reperito tra Sponsor, donazioni, contributi di Enti.
Per quanto riguarda i costi per una “prima squadra”, i costi lieviterebbero pari a circa 50.000 € derivante dai costi di trasferta e partite e dai rimborsi spesa per gli atleti.
Se poi parliamo di Serie A2, la cifra diventa decisamente più importante. Si possono fare buone cose con un onere pari a circa 300.000 € (facendo giocare molti ragazzi e senza particolari pretese si potrebbe contenere il tutto in 250.000 € ma non è cosa facile).
Le macro voci sono queste: atleti 110.000, team 50.000 (visite mediche, tesseramenti, materiali), settore tecnico  40.000, campionato 50.000 (ghiaccio, arbitri, medico, cronometristi, ecc.) e varie società 40.000 (fisco, pubblicità, commercialista, ecc). Qui ovviamente le entrate sono tutte “esterne”: sponsor, pubblicità, pubblico.

Le faccio ora una domanda che faccio a tutti, come mai gli italiani si appassionano solo al calcio e non agli altri sport?
Perché forse non hanno mai visto una partita di hockey dal vivo, io seguo questo sport dal 1986 quando il mio Varese conquistò il suo primo scudetto.
Amo anche il calcio e seguo la formula uno da quando ero bambina, ma la spettacolarità e le emozioni che ti può dare un match hockeyistico non hanno eguali.
E’ uno sport veloce e vivace ma non è uno sport violento come lo descrivono, gli scontri alla balaustra fanno parte dell’agonismo sul ghiaccio: i giocatori non ne risentono fisicamente grazie anche alle protezioni che indossano sotto la maglia.

di Davide Bertoncini

L'inchiesta sugli altri sport in confronto al baseball è iniziata con la prima puntata dedicata al rugby e la successiva intervista a un esperto del settore. La settimana prossima sarà la volta dell'hockey su pista.

Nella foto, un momento della sfida tra Cortina e Val Pusteria (da HockeyGhiaccio.net).