A TU PER TU CON...VALERIA BORTOLOMAI, CATCHER DEL BUSSOLENGO E DELLA NAZIONALE ITALIANA DI SOFTBALL
Si chiama Valeria Bortolomai e, tra lavoro, famiglia, studio e amore, riesce a giocare a softball. Ruolo? Ricevitore, neppure il più facile. In mezzo alle “cose” della sua vita riesce a vincere scudetti, Coppa dei Campioni e, volando dal campo di allenamento della sua squadra di club, lo Specchiasol Bussolengo, ai ritiri della Nazionale italiana, riesce pure a diventare campionessa d'Europa. Si potrebbe pensare di trovarsi di fronte ad un fenomeno di donna inarrivabile e invece … invece lei è una dolcissima, giovane ragazza, sempre in corsa per riuscire a fare tutto, piena di vita, solare, gentile e cordiale. Poi, quando scende in campo, dietro la sua armatura combatte senza paura, più principe azzurro che principessa timorosa. La voglia di scoprire chi sia Valeria è, all'improvviso, tanta.
Campionessa d'Italia, vincitrice della Coppa Campioni sempre con il Bussolengo, di nuovo campionessa d'Europa con la Nazionale, sempre ottime prestazione in qualsiasi occasione: quest'anno è stato come entrare in una centrifuga fatta di successi. Riesci a realizzare quanta soddisfazione hai avuto da questa stagione o sei ancora frastornata?
Questo è un anno che non scorderò mai. Tutti i miei sacrifici di una vita hanno dato il loro frutto e mai mi sarei immaginata che sarebbe stato tutto nel giro di tre mesi e in un'unica stagione. Forse dopo tutte le sconfitte e delusioni, qualcuno o qualcosa ha voluto farmi un regalino (ride ndA). Sono ancora un po incredula, però sono davvero felice, e se ci penso continuo a emozionarmi.
Tanti anni a Bollate, dove hai fatto esperienza di campionati finiti ai play off, di sfide in Coppa Italia. Quando sei approdata al Bussolengo avevi già una notevole esperienza. E' stata sufficiente per affrontare i nuovi impegni e le maggiori difficoltà che hai incontrato?
Ho iniziato a giocare a baseball nel Senago, dove allenava mia mamma. Da lì, poi, sono andata al Bollate Softball dove dalle ragazze fino alla serie A ho fatto tanti anni. Grazie a Bollate ho avuto l'occasione di arrivare nella massima serie come titolare, già a 16 anni, nel 2005; per questo ho potuto subito confrontarmi con le più forti. Questo mi ha aiutato a crescere e a migliorarmi giorno dopo giorno. Ho avuto anche tante delusioni, ma mi hanno dato la forza di non mollare mai, anche se non è stato sempre facile. Bollate mi ha dato delle ottime opportunità per fare esperienza, perché abbiamo sempre partecipato a Play Off, finali e Coppe europee. Poi, però, ho voluto fare una scommessa con me stessa e mettermi alla prova cambiando squadra e ambiente. Posso dire di aver vinto la mia scommessa? Non si smette mai di imparare per questo e questi due anni a Bussolengo mi sono serviti tanto.
Ti rendi conto di essere un elemento importante per tutto il softball italiano?
"Un elemento importante per tutto il softball italiano" un pò mi spaventa come affermazione, ma so che, quando entro in campo, le altre giocatrici magari mi guardano con un occhio diverso, perché faccio parte della nazionale e tutti ambiscono a quel posto. Quindi, sicuramente, prendono me e tutte le mie compagne azzurre come punto di riferimento e di esempio da seguire.
Quale è stata la combinazione esplosiva per arrivare al risultato che la tua squadra, lo Specchiasol Bussolengo, ha ottenuto quest'anno, sia in Italia che in Europa?
La mia squadra e' stata semplicemente magnifica! Non è semplice passare tanti mesi insieme, ma noi siamo riuscite a capirci sempre, senza mai puntare il dito su nessuno. Comprensione, complicità e felicità queste sono la chiave di tutto. Siamo state semplicemente una SQUADRA. Una delle cose più belle è che, com'è successo in nazionale , le vittorie sono arrivate sempre grazie a persone diverse, quindi tutte abbiamo contribuito a raggiungere questi successi.
Regular season, semifinali, finali, coppe. Come riesci a mantenere così a lungo la concentrazione?
Non lo so nemmeno io (ride di nuovo ndA). E' stato un campionato veramente lungo e, quando si giocano tante partite importanti, è difficile mantenere alto il livello senza mai cedere. Ho cercato in tutti i modi di essere presente, ogni secondo di ogni partita.
Sacrifici, rinunce: guardando indietro nel tempo, alla luce di questa ultima stagione, faresti ancora tutto quello che hai fatto per il softball?
Quando si vince, tutti i sacrifici vengono ripagatii. Quindi rifarei tutto, forse anche di più.
Sei molto giovane e giochi in un ruolo che prevede che tu sia la regista del gioco. Che qualità devi avere per dirigere le tue amiche lanciatrici?
Sono giovane ma, come ho detto prima, sono tanti anni che gioco ad alto livello, quindi ormai sono quasi “vecchia”. Una qualità che bisogna avere per dirigere i lanciatori è quella di saperli mettere a proprio agio, perché sono persone tutte diverse con caratteri diversi, quindi bisogna saper capire le loro necessità, cosi che loro possano tirare al meglio.
Ci sono delle giocatrici che rappresentano, per te, un riferimento, degli esempi da emulare?
Giocatrici a cui mi inspiro sono tante, ma 3 in particolar modo. Una è Kellie Hardie, uno dei lanciatori australiani piu forti del mondo, che ora si è ritirata. Al mio esordio in serie A dovevo ricevere lei e, avendo 20 anni più di me, mi ha preso per mano e mi ha guidata. E' stata come una "mamma del softball" per me.
La seconda è Saskia Kosterink, capitano della nazionale olandese, che ha giocato con me qualche anno a Bollate. Di lei ho sempre ammirato il modo di stare in campo, l'aggressività nel gioco, la voglia di prendersi sempre qualcosa in più in tutte le azioni di gioco. La terza ed ultima, ma non per importanza, è Valentina Marazzi, che mi ha insegnato ad essere una leader e nel mio ruolo è fondamentale.
Si dice che le donne siano insopportabili, quando sono amiche. Con chi riesci ad essere … insopportabile?
Con questa domanda vado sul sicuro. Ed è anche scontato che questa persona faccia parte del softball. Lei è Valentina Marazzi, un'amica, una compagna di squadra e una compagna di avventure e vita. Ci sono altre persone che conosco, che giocano con me in nazionale, che potrebbero essere come lei, ma, purtroppo, la lontananza non ci permette di coltivare cosi a fondo queste amicizie. "La Vale" è quella persona con cui ho praticamente condiviso tutto... "gioie e dolori", dal 2005 fino all'anno scorso, siamo state praticamente sempre compagne di squadra, sempre. Con lei ho fatto vacanze e feste, ma, cosa più importante, nel momento del bisogno, lei era sempre lì al mio fianco.
Il softball, come il baseball, è una filosofia di vita. Cosa ti ha insegnato?
Potrei stare ore e ore a parlare riguardo questo discorso. Il Softball mi ha insegnato praticamente tutto. Sono nata su un campo da baseball perché mamma e papà giocavano e sono stati allenatori e così mio fratello, poi altri zii e cugini. Mi ha dato l'opportunità di viaggiare per il mondo e scoprire nuovi paesi e culture. Sono stata in Australia, un pò per vacanza, ma anche per giocare. In più la Nazionale mi ha permesso di vedere altri paesi, grazie a Mondiali ed Europei. Ho vissuto tre anni all'Accademia di Tirrenia, dove ho imparato l'arte di essere atleta e quella di autogestirsi già a 17 anni, perché sei lontana da casa. Mi ha insegnato a condividere i miei spazi e le mie cose, essendo un gioco di squadra. Mi ha fatto conoscere persone speciali, persone che magari non vivono nella mia città ma che, comunque sia, hanno lasciato il segno dentro di me. Mi ha dato un lavoro, perché ho un negozio, insieme alla mia famiglia, di articoli per il baseball e softball. Insomma il Softball mi ha fatto diventare "la piccola donna" che sono adesso, con un lavoro, una casa, un fidanzato, un cane e la felicità di raggiungere piccoli traguardi nella vita.
Sei “figlia d'arte”. Quanto ti aiuta essere compresa fino in fondo, nel bene e nel male, da tua madre?
A mia mamma, come a tutta la mia famiglia e le persone al mio fianco, devo semplicemente dire GRAZIE, perché mi hanno sempre sostenuto e lasciato fare le mie esperienze, non mi hanno ostacolato, mai. Soprattutto quest'anno mi hanno seguito ovunque, facendosi migliaia di chilometri, ma credo di aver reso loro tutti questi viaggi e sacrifici un pò più dolci. Di tutte queste vittorie ne fanno parte anche loro!
Donna, softball, carattere: tre parole che, sicuramente, fanno parte di te. Aggiungine un'altra.
Determinazione perché credo di essere riuscita a non mollare mai, di essermi data forza, nonostante tanti insuccessi sportivi: invece di abbattermi, mi hanno dato la forza di dare di più e migliorarmi sempre.
Quanto impegno richiederà il prossimo anno?
Per l'anno prossimo ancora non so bene cosa fare, perché vorrei concentrarmi tanto sul lavoro e la mia vita, ma è difficile scegliere di smettere quando si vince. L'unica cosa che un pò mi dispiace (e che non è da me) è che, con tutti gli impegni che ho, non riesco a dare il 100% in tutto quello che faccio, ma cerco sempre di dare il massimo di quello che ho.
Provi ancora emozione quando entri in campo e quando cali la maschera all'inizio di una partita?
Da due o tre anni provo emozioni anche i giorni precedenti una partita, ormai il cuore non mi regge più (sorride ndA). Sì, mi emoziono ancora, forse anche di più! Quando ero più piccola ero un pò più incosciente, mentre ora so che ruolo ho nella squadra e, quindi, quando calo la maschera sono agitata, con il cuore che mi esce dalla pettorina, ma riesco a trasformare tutto questo in energia positiva e, a volte, sapendo il ruolo che ricopro, cerco di nascondere tutto questo, per dare sicurezza alle mie compagne e agli allenatori, con l'obiettivo di dare forza a tutto il gruppo.
di Cristina Pivirotto
Nella foto, un primo piano della Bortolomai (da BussolengoSoftball.it).
Campionessa d'Italia, vincitrice della Coppa Campioni sempre con il Bussolengo, di nuovo campionessa d'Europa con la Nazionale, sempre ottime prestazione in qualsiasi occasione: quest'anno è stato come entrare in una centrifuga fatta di successi. Riesci a realizzare quanta soddisfazione hai avuto da questa stagione o sei ancora frastornata?
Questo è un anno che non scorderò mai. Tutti i miei sacrifici di una vita hanno dato il loro frutto e mai mi sarei immaginata che sarebbe stato tutto nel giro di tre mesi e in un'unica stagione. Forse dopo tutte le sconfitte e delusioni, qualcuno o qualcosa ha voluto farmi un regalino (ride ndA). Sono ancora un po incredula, però sono davvero felice, e se ci penso continuo a emozionarmi.
Tanti anni a Bollate, dove hai fatto esperienza di campionati finiti ai play off, di sfide in Coppa Italia. Quando sei approdata al Bussolengo avevi già una notevole esperienza. E' stata sufficiente per affrontare i nuovi impegni e le maggiori difficoltà che hai incontrato?
Ho iniziato a giocare a baseball nel Senago, dove allenava mia mamma. Da lì, poi, sono andata al Bollate Softball dove dalle ragazze fino alla serie A ho fatto tanti anni. Grazie a Bollate ho avuto l'occasione di arrivare nella massima serie come titolare, già a 16 anni, nel 2005; per questo ho potuto subito confrontarmi con le più forti. Questo mi ha aiutato a crescere e a migliorarmi giorno dopo giorno. Ho avuto anche tante delusioni, ma mi hanno dato la forza di non mollare mai, anche se non è stato sempre facile. Bollate mi ha dato delle ottime opportunità per fare esperienza, perché abbiamo sempre partecipato a Play Off, finali e Coppe europee. Poi, però, ho voluto fare una scommessa con me stessa e mettermi alla prova cambiando squadra e ambiente. Posso dire di aver vinto la mia scommessa? Non si smette mai di imparare per questo e questi due anni a Bussolengo mi sono serviti tanto.
Ti rendi conto di essere un elemento importante per tutto il softball italiano?
"Un elemento importante per tutto il softball italiano" un pò mi spaventa come affermazione, ma so che, quando entro in campo, le altre giocatrici magari mi guardano con un occhio diverso, perché faccio parte della nazionale e tutti ambiscono a quel posto. Quindi, sicuramente, prendono me e tutte le mie compagne azzurre come punto di riferimento e di esempio da seguire.
Quale è stata la combinazione esplosiva per arrivare al risultato che la tua squadra, lo Specchiasol Bussolengo, ha ottenuto quest'anno, sia in Italia che in Europa?
La mia squadra e' stata semplicemente magnifica! Non è semplice passare tanti mesi insieme, ma noi siamo riuscite a capirci sempre, senza mai puntare il dito su nessuno. Comprensione, complicità e felicità queste sono la chiave di tutto. Siamo state semplicemente una SQUADRA. Una delle cose più belle è che, com'è successo in nazionale , le vittorie sono arrivate sempre grazie a persone diverse, quindi tutte abbiamo contribuito a raggiungere questi successi.
Regular season, semifinali, finali, coppe. Come riesci a mantenere così a lungo la concentrazione?
Non lo so nemmeno io (ride di nuovo ndA). E' stato un campionato veramente lungo e, quando si giocano tante partite importanti, è difficile mantenere alto il livello senza mai cedere. Ho cercato in tutti i modi di essere presente, ogni secondo di ogni partita.
Sacrifici, rinunce: guardando indietro nel tempo, alla luce di questa ultima stagione, faresti ancora tutto quello che hai fatto per il softball?
Quando si vince, tutti i sacrifici vengono ripagatii. Quindi rifarei tutto, forse anche di più.
Sei molto giovane e giochi in un ruolo che prevede che tu sia la regista del gioco. Che qualità devi avere per dirigere le tue amiche lanciatrici?
Sono giovane ma, come ho detto prima, sono tanti anni che gioco ad alto livello, quindi ormai sono quasi “vecchia”. Una qualità che bisogna avere per dirigere i lanciatori è quella di saperli mettere a proprio agio, perché sono persone tutte diverse con caratteri diversi, quindi bisogna saper capire le loro necessità, cosi che loro possano tirare al meglio.
Ci sono delle giocatrici che rappresentano, per te, un riferimento, degli esempi da emulare?
Giocatrici a cui mi inspiro sono tante, ma 3 in particolar modo. Una è Kellie Hardie, uno dei lanciatori australiani piu forti del mondo, che ora si è ritirata. Al mio esordio in serie A dovevo ricevere lei e, avendo 20 anni più di me, mi ha preso per mano e mi ha guidata. E' stata come una "mamma del softball" per me.
La seconda è Saskia Kosterink, capitano della nazionale olandese, che ha giocato con me qualche anno a Bollate. Di lei ho sempre ammirato il modo di stare in campo, l'aggressività nel gioco, la voglia di prendersi sempre qualcosa in più in tutte le azioni di gioco. La terza ed ultima, ma non per importanza, è Valentina Marazzi, che mi ha insegnato ad essere una leader e nel mio ruolo è fondamentale.
Si dice che le donne siano insopportabili, quando sono amiche. Con chi riesci ad essere … insopportabile?
Con questa domanda vado sul sicuro. Ed è anche scontato che questa persona faccia parte del softball. Lei è Valentina Marazzi, un'amica, una compagna di squadra e una compagna di avventure e vita. Ci sono altre persone che conosco, che giocano con me in nazionale, che potrebbero essere come lei, ma, purtroppo, la lontananza non ci permette di coltivare cosi a fondo queste amicizie. "La Vale" è quella persona con cui ho praticamente condiviso tutto... "gioie e dolori", dal 2005 fino all'anno scorso, siamo state praticamente sempre compagne di squadra, sempre. Con lei ho fatto vacanze e feste, ma, cosa più importante, nel momento del bisogno, lei era sempre lì al mio fianco.
Il softball, come il baseball, è una filosofia di vita. Cosa ti ha insegnato?
Potrei stare ore e ore a parlare riguardo questo discorso. Il Softball mi ha insegnato praticamente tutto. Sono nata su un campo da baseball perché mamma e papà giocavano e sono stati allenatori e così mio fratello, poi altri zii e cugini. Mi ha dato l'opportunità di viaggiare per il mondo e scoprire nuovi paesi e culture. Sono stata in Australia, un pò per vacanza, ma anche per giocare. In più la Nazionale mi ha permesso di vedere altri paesi, grazie a Mondiali ed Europei. Ho vissuto tre anni all'Accademia di Tirrenia, dove ho imparato l'arte di essere atleta e quella di autogestirsi già a 17 anni, perché sei lontana da casa. Mi ha insegnato a condividere i miei spazi e le mie cose, essendo un gioco di squadra. Mi ha fatto conoscere persone speciali, persone che magari non vivono nella mia città ma che, comunque sia, hanno lasciato il segno dentro di me. Mi ha dato un lavoro, perché ho un negozio, insieme alla mia famiglia, di articoli per il baseball e softball. Insomma il Softball mi ha fatto diventare "la piccola donna" che sono adesso, con un lavoro, una casa, un fidanzato, un cane e la felicità di raggiungere piccoli traguardi nella vita.
Sei “figlia d'arte”. Quanto ti aiuta essere compresa fino in fondo, nel bene e nel male, da tua madre?
A mia mamma, come a tutta la mia famiglia e le persone al mio fianco, devo semplicemente dire GRAZIE, perché mi hanno sempre sostenuto e lasciato fare le mie esperienze, non mi hanno ostacolato, mai. Soprattutto quest'anno mi hanno seguito ovunque, facendosi migliaia di chilometri, ma credo di aver reso loro tutti questi viaggi e sacrifici un pò più dolci. Di tutte queste vittorie ne fanno parte anche loro!
Donna, softball, carattere: tre parole che, sicuramente, fanno parte di te. Aggiungine un'altra.
Determinazione perché credo di essere riuscita a non mollare mai, di essermi data forza, nonostante tanti insuccessi sportivi: invece di abbattermi, mi hanno dato la forza di dare di più e migliorarmi sempre.
Quanto impegno richiederà il prossimo anno?
Per l'anno prossimo ancora non so bene cosa fare, perché vorrei concentrarmi tanto sul lavoro e la mia vita, ma è difficile scegliere di smettere quando si vince. L'unica cosa che un pò mi dispiace (e che non è da me) è che, con tutti gli impegni che ho, non riesco a dare il 100% in tutto quello che faccio, ma cerco sempre di dare il massimo di quello che ho.
Provi ancora emozione quando entri in campo e quando cali la maschera all'inizio di una partita?
Da due o tre anni provo emozioni anche i giorni precedenti una partita, ormai il cuore non mi regge più (sorride ndA). Sì, mi emoziono ancora, forse anche di più! Quando ero più piccola ero un pò più incosciente, mentre ora so che ruolo ho nella squadra e, quindi, quando calo la maschera sono agitata, con il cuore che mi esce dalla pettorina, ma riesco a trasformare tutto questo in energia positiva e, a volte, sapendo il ruolo che ricopro, cerco di nascondere tutto questo, per dare sicurezza alle mie compagne e agli allenatori, con l'obiettivo di dare forza a tutto il gruppo.
di Cristina Pivirotto
Nella foto, un primo piano della Bortolomai (da BussolengoSoftball.it).