L'INCREDIBILE STORIA DI LOAH LINARES: DA CUBA NEGLI USA CON LA SPERANZA DI GIOCARE IN MAJOR LEAGUE
Loah Linares è nato a L’Avana e gioca a baseball da quando ha otto anni. Desidera la MLB e vuole seguire le orme dei suoi connazionali che ce l’hanno fatta, come Yasiel Puig.
Ispirazione costante del suo pensare e del suo agire è Jackie Robinson, il primo giocatore afroamericano a militare in Major League, e pur di ottenere una chance dai Dodgers – non più in Brooklyn, come ai tempi del leggendario numero 42, ma a Los Angeles – è pronto a tutto.
Linares ha dormito più di due settimane nei pressi del Dodger Stadium con la speranza di ottenere una chance dalla crew in blu. Con la caparbietà di chi sa di avere ragione, dice di non avere fretta, sicuro di poter mettere in mostra le proprie capacità.
Ai microfoni dell’emittente televisiva ABC 7, non ha accusato incertezze: “Se non fossi consapevole del mio grande talento, non sarei qui per cercare di dimostrarlo a qualcuno”. Intanto, cerca di mantenersi in forma, allenandosi il più possibile sui marciapiedi intorno a Chavez Ravine. "Interbase, seconda base, terza base, non c’è problema: baderanno ai fatti, non alle mie parole”
Brandelli di sogno americano?
Lo scorso luglio, il running back LaVance Taylor non si è abbattuto quando ha realizzato di non essere stato scelto al draft supplementare: ha twittato a pressochè tutte le squadre NFL i suoi highlights, e dopo meno di 24 ore è stato messo sotto contratto da Kansas City (NdA Breve la sua permanenza in Missouri, brevissima, se è vero che i Chiefs hanno rinunciato a lui dopo tre giorni; ma intanto, il suo nome è ora nei taccuini di tutti).
A Linares non si può augurare di non finire sulla strada, perche’ in qualche modo questa e’ stata la sua scelta (si spera temporanea).
Y entonces buena suerte, compañero.
di Andrea Comotti
Nella foto, Loah Linares, accampato vicino allo stadio dei Dodgers (da Cubanet.org).
Ispirazione costante del suo pensare e del suo agire è Jackie Robinson, il primo giocatore afroamericano a militare in Major League, e pur di ottenere una chance dai Dodgers – non più in Brooklyn, come ai tempi del leggendario numero 42, ma a Los Angeles – è pronto a tutto.
Linares ha dormito più di due settimane nei pressi del Dodger Stadium con la speranza di ottenere una chance dalla crew in blu. Con la caparbietà di chi sa di avere ragione, dice di non avere fretta, sicuro di poter mettere in mostra le proprie capacità.
Ai microfoni dell’emittente televisiva ABC 7, non ha accusato incertezze: “Se non fossi consapevole del mio grande talento, non sarei qui per cercare di dimostrarlo a qualcuno”. Intanto, cerca di mantenersi in forma, allenandosi il più possibile sui marciapiedi intorno a Chavez Ravine. "Interbase, seconda base, terza base, non c’è problema: baderanno ai fatti, non alle mie parole”
Brandelli di sogno americano?
Lo scorso luglio, il running back LaVance Taylor non si è abbattuto quando ha realizzato di non essere stato scelto al draft supplementare: ha twittato a pressochè tutte le squadre NFL i suoi highlights, e dopo meno di 24 ore è stato messo sotto contratto da Kansas City (NdA Breve la sua permanenza in Missouri, brevissima, se è vero che i Chiefs hanno rinunciato a lui dopo tre giorni; ma intanto, il suo nome è ora nei taccuini di tutti).
A Linares non si può augurare di non finire sulla strada, perche’ in qualche modo questa e’ stata la sua scelta (si spera temporanea).
Y entonces buena suerte, compañero.
di Andrea Comotti
Nella foto, Loah Linares, accampato vicino allo stadio dei Dodgers (da Cubanet.org).