DAYRON VARONA E IL SOGNO DIVENTATO REALTA' GRAZIE ALLA GARA TRA I TAMPA BAY RAYS E CUBA
Se per tanti, il match tra Cuba e Tampa Bay Rays è stata una partita di baseball con sfumature politiche, per Dayron Armando Varona non è stato cosi. Per il leadoff del team americano la partita gli ha permesso di ritornare a casa, di rivedere il posto dove è cresciuto e la propria famiglia.
Varona, infatti, come molti suoi connazionali, è scappato da Cuba 3 anni fa, per avventurarsi nel mondo del baseball professionistico americano con il conseguente addio alla propria terra ed alla propria famiglia in quanto traditore della patria. Solitamente i fuggitivi non possono rientrare a Cuba e non possono vedere le proprie famiglie per diversi anni se non decadi e soprattutto non possono tornare a giocare a e per Cuba. Per l’esterno dei Rays, invece, è andata diversamente e martedì è stata una giornata particolare, in quanto, grazie ai Tampa Bay Rays che lo hanno invitato lo scorso 12 gennaio al loro Spring Training, è potuto ritornare in patria ed è sceso in campo davanti a 55000 connazionali che tifavano per lui.
Il 28 enne nativo dell’Havana, ha scoperto solo la settimana scorsa di essere tra i 34 giocatori che sarebbero poi andati a Cuba ed appena ricevuta la convocazione, ha chiamato la madre per darle la bella ed incredula notizia in quanto nessuno, ne lui ne la madre, avrebbe mai pensato un ritorno in patria in così poco tempo. Essendo l’unico cubano in squadra non è stato difficile per il manager Cash convocarlo per la trasferta a Cuba, soprattutto dopo una vera e propria petizione, da parte di vari membri del team tra cui Longoria ed Archer, per includere Varona nella lista dei giocatori per il match contro la Seleccion.
In un intervista rilasciata per ESPN, Dayton, ha ripetuto di essere incredulo per l’opportunità che gli è stata data, sia di poter tornare in patria che di scendere in campo all’Estadio Latinoamericano gremito come gli era capitato di vedere solo nel 1999, quando i Baltimore Orioles affrontarono la nazionale cubana.
Inoltre ha dichiarato di sperare che in futuro ci possa essere un’apertura tra la federazione cubana e la Major League, in modo che i propri connazionali possano aspirare ad avere contratti con le franchigie americane senza dover scappare da Cuba ed attraversare il Golfo del Messico in maniera illegale e la possibilità di tornare a giocare per la seleccion a quei giocatori, come lui, che sono andati all’estero a cercare fortuna.
di Mirco Monda
Varona, infatti, come molti suoi connazionali, è scappato da Cuba 3 anni fa, per avventurarsi nel mondo del baseball professionistico americano con il conseguente addio alla propria terra ed alla propria famiglia in quanto traditore della patria. Solitamente i fuggitivi non possono rientrare a Cuba e non possono vedere le proprie famiglie per diversi anni se non decadi e soprattutto non possono tornare a giocare a e per Cuba. Per l’esterno dei Rays, invece, è andata diversamente e martedì è stata una giornata particolare, in quanto, grazie ai Tampa Bay Rays che lo hanno invitato lo scorso 12 gennaio al loro Spring Training, è potuto ritornare in patria ed è sceso in campo davanti a 55000 connazionali che tifavano per lui.
Il 28 enne nativo dell’Havana, ha scoperto solo la settimana scorsa di essere tra i 34 giocatori che sarebbero poi andati a Cuba ed appena ricevuta la convocazione, ha chiamato la madre per darle la bella ed incredula notizia in quanto nessuno, ne lui ne la madre, avrebbe mai pensato un ritorno in patria in così poco tempo. Essendo l’unico cubano in squadra non è stato difficile per il manager Cash convocarlo per la trasferta a Cuba, soprattutto dopo una vera e propria petizione, da parte di vari membri del team tra cui Longoria ed Archer, per includere Varona nella lista dei giocatori per il match contro la Seleccion.
In un intervista rilasciata per ESPN, Dayton, ha ripetuto di essere incredulo per l’opportunità che gli è stata data, sia di poter tornare in patria che di scendere in campo all’Estadio Latinoamericano gremito come gli era capitato di vedere solo nel 1999, quando i Baltimore Orioles affrontarono la nazionale cubana.
Inoltre ha dichiarato di sperare che in futuro ci possa essere un’apertura tra la federazione cubana e la Major League, in modo che i propri connazionali possano aspirare ad avere contratti con le franchigie americane senza dover scappare da Cuba ed attraversare il Golfo del Messico in maniera illegale e la possibilità di tornare a giocare per la seleccion a quei giocatori, come lui, che sono andati all’estero a cercare fortuna.
di Mirco Monda