LA STORIA DI NATALE DEL 2013 E' ITALIANA E RACCONTA L'INCREDIBILE IMPRESA DI UNA PICCOLA SQUADRA DIVENTATA STORIA IN CITTA'
Esistono della favole, nello sport come nella vita, che a volte si avverano. Dove il piccolo bistrattato Davide ha la meglio sul mastodontico Golia. Quella che sto per raccontarvi è una di quelle storie, dove la parte di Davide è interpretata da una modesta (per possibilità) e volenterosa squadra di baseball, mentre le veci di Golia le fa una crisi economica che da qualche anno ormai attanaglia il nostro paese, togliendo respiro a noi e alle nostre passioni.
Questa è la storia delle Pantere di Potenza Picena.
Come ogni favola che si rispetti c’è un regno, ma non è incantato e a guidarlo non c’è un principe. Questo regno si chiama Potenza Picena, è in provincia di Macerata (nelle Marche) e conta circa 16.000 abitanti; si attesta in collina, a pochi km dal mare e a guidarlo c’è un Sindaco di nome Sergio Paolucci.
È qui che si trovano i protagonisti della nostra storia, le Pantere di Potenza Picena, squadra di baseball che milita della Serie B Federale (FIBS) e che in questo 2013 sono stati in grado di conquistare la vittoria della Coppa Italia di categoria, vinta ad Opicina (Trieste) lo scorso 22 Settembre ai danni della Iscopy ASD Junior Alpina B.S.
I potentini, infarciti di moltissimi giovani giocatori dotati di grande entusiasmo ed aiutati dai veterani dalla preziosa esperienza e certamente dal non meno entusiasmo, sono partiti alla volta della cittadina friulana per affrontare la Final Four di Coppa Italia Serie B.
Nel primo giorno di gare mentre la Junior Alpina batteva 6-2 la Cairese, le Pantere riuscivano a vincere un’emozionante partita per 6 a 4 contro la Heila Poviglio.
Poi nel successivo giorno in occasione della finale si sono ripetuti sulla Junior Alpina battuta 6-3.
Abbiamo deciso di farci raccontare le emozioni scaturite da questo splendido traguardo direttamente dalla viva voce dei protagonisti; a cominciare da Carlo Venanzoni, decano oltre che Capitano delle Pantere e vera e propria guida di questa squadra, in campo e fuori
Una grandissima passione che ti ha portato a questo grande traguardo. Che si prova a vincere a 40 anni suonati?
Tengo a precisare che oramai sono 44.. Detto questo, toccare con mano un coppa oltretutto da capitano è un'emozione indescrivibile! Peli diritti, cuore galoppante e lacrime a volontà.Le tante ore passate al campo a qualcosa sono servite, no?
Quanto è importante per un giocatore con dei normali obblighi familiari dovuti al quotidiano, l'appoggio della propria compagna e della propria famiglia per poter coltivare una tale passione?
Fondamentale, se venisse a mancare tale appoggio verrebbe meno una tranquillità che reputo importantissima per ottenere risultati.
Il secondo giocatore che abbiamo intervistato può considerarsi un po’ la stella di questa squadra, ovvero Michele Quattrini, un passato nella Italian Baseball League dove per 4 anni è stato un lanciatore del Rimini, una delle squadre più blasonate del nostro campionato. Quattrini ha giocato con i Pirati dal 2008 al 2011 con ottimi risultati. Quella del 2009 soprattutto rimane la sua miglior stagione, conclusa con 2 vittorie ed una sconfitta; 4 salvezze e 30 strikeouts messi a segno nei 37 innings lanciati. Tutto questo alla fine gli sono valsi l’ottima media ERA di 2.68.
Più di 150 lanci in due partite, un complite game e una salvezza. Quanto c'è di Michele Quattrini in questa vittoria?
Beh io ho soltanto fatto il mio dovere. Mi ero messo a completa disposizione del coach e della squadra. Arrivati a quel punto, penso che chiunque avrebbe reagito come me. Volevamo vincere, e dopo aver fatto tantissimi sacrifici, non potevamo arrenderci sul più bello!
Dall'IBL alla Serie B, da cosa è scaturita la decisone di lasciare il grande baseball per tornare in provincia?
La decisone di voler tornare a casa è venuta a galla nel momento in cui non mi divertivo più a giocare, non sentivo più quel richiamo di dover entrare in un campo da baseball. Infatti appena tornato a casa non volevo più giocare. Poi grazie alle Pantere, alla loro Tenacia, la loro Semplicità, la loro voglia di stare insieme; ho di nuovo cominciato ad apprezzare il baseball. Perchè secondo me il baseball è come una famiglia, se non si è in buoni rapporti in famiglia questa prima o poi si distrugge, invece il legame che unisce questi ragazzi, i tifosi, e tutti i genitori.. Beh è una cosa fuori dal normale, non si può descrivere.
E c’è un altro Quattrini che rischia seriamente di far parlare di se nei prossimi anni e di raggiungere traguardi altrettanto prestigiosi. Si tratta di Gabriele Quattrini, fratello minore di Michele, che ha dimostrato grandissime doti fisiche e tecniche in questi ultimi anni. Non a caso infatti il ragazzo è nel giro delle Nazionali Giovanili.
Hai saltato praticamente quasi tutta la stagione per un infortunio extra-baseball tornando in campo proprio in occasione della finale. Cos'hai provato quando sei salito sul monte?
La determinazione e la voglia di giocare era molta! Ma allo stesso tempo avevo tanto timore di non riuscire a dare tutto quello che avrei potuto nelle condizioni in cui mi trovavo . Tre mesi di assenza da un campo da baseball sono molti e ne ero consapevole, ma al momento del lancio d'inizio avevo così tanta adrenalina in corpo che il problema al ginocchio era come sparito.
A dispetto della giovane età sei considerato un grande prospetto nel giro della Nazionale,dove ti vedi da qui a 5 anni?
Credo che come ogni giocatore di baseball il mio sogno è di riuscire a giocare nei massimi livelli, e perché no, riuscire anche ad arrivare in America. Però credo che per ora sarebbe meglio pensare al presente. Prima di tutto recuperare quello che ho perso nella stagione 2013 e poi allenarmi al meglio tutti i giorni con lo scopo crescere e migliorare ogni anno quel poco che basta per fare il salto di qualità.
E chiudiamo con un’altra figura risultata alla fine importantissima nel raggiungimento di questo straordinario obiettivo, ovvero Daniele Senigalliesi, Manager di queste Pantere che non si limita a guidarli in campo, ma da bravo traghettatore lavora incessantemente a stretto contatto con e per la società, in modo che questa squadra possa continuare ad esistere.
Sei il Manager della squadra vincitrice della Coppa Italia di Serie B, lo avresti mai immaginato?
No, non lo avrei mai immaginato. Sapevamo che come matricola della serie B non avevamo l'organico per poter competere su due incontri, ma eravamo consapevoli che ad incontro singolo potevamo giocarcela.
E che comunque dovevamo pagare il salto di serie. Tanto è vero che la prima di Coppa Italia di fatto era la prima partita in assoluto nella serie superiore ed ho scelto di fare una rotazione di lanciatori indipendentemente dal risultato, perdendo 9 a 6 e preferendo così dare spazio a tutti i giocatori piuttosto che al risultato.
Abbiamo quindi iniziato questo torneo senza ambizioni, ma senza mai mollare un inning, cercando di migliorare il nostro gioco. Nelle partite successive siamo andati in crescendo e la fiducia nelle nostre possibilità è cresciuta con essa di partita in partita. Abbiamo preparato con attenzione quella con il Jolly Roger, che potenzialmente era la squadra più attrezzata per la vittoria finale e non avendo a disposizione Gabriele Quattrini sul monte ci siamo affidati al cuore ed alla classe del fratello Michele, che ha dato un grande contributo al passaggio del turno.
Anche per la finale non abbiamo lasciato nulla al caso. Ad Agosto siamo andati in Friuli per capire come si gioca da quelle parti, perchè sapevamo di poter incontrare l’Alpina di Trieste.
Alla fine è arrivata la vittoria finale; dire che lo sarei immaginato sarebbe una bugia, ma abbiamo sicuramente lavorato per raggiungere la meta.
Sappiamo che come factotum di questa società ti stai muovendo in vari ambiti per assicurare un futuro a questa squadra. Quanto è importante per una piccola realtà una programmazione oculata e intelligente?
La programmazione per una realtà come la nostra è fondamentale, specialmente in tempi di ristrettezze come quelli attuali. Avere un solido settore giovanile, dei tecnici locali, atleti formati e cresciuti nel nostro territorio, ci da garanzia di risorse umane che sarebbero altrimenti impossibili da acquistare nel mercato.
Da anni collaboriamo con la scuola di Potenza Picena e da quest'anno abbiamo iniziato una collaborazione con le scuole di Porto Recanati per aumentare il bacino d'utenza del nostro sport sia in termini di atleti che di appassionati. Il nostro campo è al centro di un'area che comprende quattro comuni e la nostra priorità deve essere quella di far avvicinare quanti più ragazzi possibili al nostro impianto.
La nostra missione è quella di creare un’atmosfera divertente, solidale e di istruzione per tutti i ragazzi. Ci sforziamo di aiutarli ad imparare loro gli ideali di sportività, onestà, lealtà, coraggio e rispetto per gli altri.
di Michele Acacia
Nella foto, i festeggiamenti del Potenza Picena dopo la vittoria del titolo (Fibs.it).
Questa è la storia delle Pantere di Potenza Picena.
Come ogni favola che si rispetti c’è un regno, ma non è incantato e a guidarlo non c’è un principe. Questo regno si chiama Potenza Picena, è in provincia di Macerata (nelle Marche) e conta circa 16.000 abitanti; si attesta in collina, a pochi km dal mare e a guidarlo c’è un Sindaco di nome Sergio Paolucci.
È qui che si trovano i protagonisti della nostra storia, le Pantere di Potenza Picena, squadra di baseball che milita della Serie B Federale (FIBS) e che in questo 2013 sono stati in grado di conquistare la vittoria della Coppa Italia di categoria, vinta ad Opicina (Trieste) lo scorso 22 Settembre ai danni della Iscopy ASD Junior Alpina B.S.
I potentini, infarciti di moltissimi giovani giocatori dotati di grande entusiasmo ed aiutati dai veterani dalla preziosa esperienza e certamente dal non meno entusiasmo, sono partiti alla volta della cittadina friulana per affrontare la Final Four di Coppa Italia Serie B.
Nel primo giorno di gare mentre la Junior Alpina batteva 6-2 la Cairese, le Pantere riuscivano a vincere un’emozionante partita per 6 a 4 contro la Heila Poviglio.
Poi nel successivo giorno in occasione della finale si sono ripetuti sulla Junior Alpina battuta 6-3.
Abbiamo deciso di farci raccontare le emozioni scaturite da questo splendido traguardo direttamente dalla viva voce dei protagonisti; a cominciare da Carlo Venanzoni, decano oltre che Capitano delle Pantere e vera e propria guida di questa squadra, in campo e fuori
Una grandissima passione che ti ha portato a questo grande traguardo. Che si prova a vincere a 40 anni suonati?
Tengo a precisare che oramai sono 44.. Detto questo, toccare con mano un coppa oltretutto da capitano è un'emozione indescrivibile! Peli diritti, cuore galoppante e lacrime a volontà.Le tante ore passate al campo a qualcosa sono servite, no?
Quanto è importante per un giocatore con dei normali obblighi familiari dovuti al quotidiano, l'appoggio della propria compagna e della propria famiglia per poter coltivare una tale passione?
Fondamentale, se venisse a mancare tale appoggio verrebbe meno una tranquillità che reputo importantissima per ottenere risultati.
Il secondo giocatore che abbiamo intervistato può considerarsi un po’ la stella di questa squadra, ovvero Michele Quattrini, un passato nella Italian Baseball League dove per 4 anni è stato un lanciatore del Rimini, una delle squadre più blasonate del nostro campionato. Quattrini ha giocato con i Pirati dal 2008 al 2011 con ottimi risultati. Quella del 2009 soprattutto rimane la sua miglior stagione, conclusa con 2 vittorie ed una sconfitta; 4 salvezze e 30 strikeouts messi a segno nei 37 innings lanciati. Tutto questo alla fine gli sono valsi l’ottima media ERA di 2.68.
Più di 150 lanci in due partite, un complite game e una salvezza. Quanto c'è di Michele Quattrini in questa vittoria?
Beh io ho soltanto fatto il mio dovere. Mi ero messo a completa disposizione del coach e della squadra. Arrivati a quel punto, penso che chiunque avrebbe reagito come me. Volevamo vincere, e dopo aver fatto tantissimi sacrifici, non potevamo arrenderci sul più bello!
Dall'IBL alla Serie B, da cosa è scaturita la decisone di lasciare il grande baseball per tornare in provincia?
La decisone di voler tornare a casa è venuta a galla nel momento in cui non mi divertivo più a giocare, non sentivo più quel richiamo di dover entrare in un campo da baseball. Infatti appena tornato a casa non volevo più giocare. Poi grazie alle Pantere, alla loro Tenacia, la loro Semplicità, la loro voglia di stare insieme; ho di nuovo cominciato ad apprezzare il baseball. Perchè secondo me il baseball è come una famiglia, se non si è in buoni rapporti in famiglia questa prima o poi si distrugge, invece il legame che unisce questi ragazzi, i tifosi, e tutti i genitori.. Beh è una cosa fuori dal normale, non si può descrivere.
E c’è un altro Quattrini che rischia seriamente di far parlare di se nei prossimi anni e di raggiungere traguardi altrettanto prestigiosi. Si tratta di Gabriele Quattrini, fratello minore di Michele, che ha dimostrato grandissime doti fisiche e tecniche in questi ultimi anni. Non a caso infatti il ragazzo è nel giro delle Nazionali Giovanili.
Hai saltato praticamente quasi tutta la stagione per un infortunio extra-baseball tornando in campo proprio in occasione della finale. Cos'hai provato quando sei salito sul monte?
La determinazione e la voglia di giocare era molta! Ma allo stesso tempo avevo tanto timore di non riuscire a dare tutto quello che avrei potuto nelle condizioni in cui mi trovavo . Tre mesi di assenza da un campo da baseball sono molti e ne ero consapevole, ma al momento del lancio d'inizio avevo così tanta adrenalina in corpo che il problema al ginocchio era come sparito.
A dispetto della giovane età sei considerato un grande prospetto nel giro della Nazionale,dove ti vedi da qui a 5 anni?
Credo che come ogni giocatore di baseball il mio sogno è di riuscire a giocare nei massimi livelli, e perché no, riuscire anche ad arrivare in America. Però credo che per ora sarebbe meglio pensare al presente. Prima di tutto recuperare quello che ho perso nella stagione 2013 e poi allenarmi al meglio tutti i giorni con lo scopo crescere e migliorare ogni anno quel poco che basta per fare il salto di qualità.
E chiudiamo con un’altra figura risultata alla fine importantissima nel raggiungimento di questo straordinario obiettivo, ovvero Daniele Senigalliesi, Manager di queste Pantere che non si limita a guidarli in campo, ma da bravo traghettatore lavora incessantemente a stretto contatto con e per la società, in modo che questa squadra possa continuare ad esistere.
Sei il Manager della squadra vincitrice della Coppa Italia di Serie B, lo avresti mai immaginato?
No, non lo avrei mai immaginato. Sapevamo che come matricola della serie B non avevamo l'organico per poter competere su due incontri, ma eravamo consapevoli che ad incontro singolo potevamo giocarcela.
E che comunque dovevamo pagare il salto di serie. Tanto è vero che la prima di Coppa Italia di fatto era la prima partita in assoluto nella serie superiore ed ho scelto di fare una rotazione di lanciatori indipendentemente dal risultato, perdendo 9 a 6 e preferendo così dare spazio a tutti i giocatori piuttosto che al risultato.
Abbiamo quindi iniziato questo torneo senza ambizioni, ma senza mai mollare un inning, cercando di migliorare il nostro gioco. Nelle partite successive siamo andati in crescendo e la fiducia nelle nostre possibilità è cresciuta con essa di partita in partita. Abbiamo preparato con attenzione quella con il Jolly Roger, che potenzialmente era la squadra più attrezzata per la vittoria finale e non avendo a disposizione Gabriele Quattrini sul monte ci siamo affidati al cuore ed alla classe del fratello Michele, che ha dato un grande contributo al passaggio del turno.
Anche per la finale non abbiamo lasciato nulla al caso. Ad Agosto siamo andati in Friuli per capire come si gioca da quelle parti, perchè sapevamo di poter incontrare l’Alpina di Trieste.
Alla fine è arrivata la vittoria finale; dire che lo sarei immaginato sarebbe una bugia, ma abbiamo sicuramente lavorato per raggiungere la meta.
Sappiamo che come factotum di questa società ti stai muovendo in vari ambiti per assicurare un futuro a questa squadra. Quanto è importante per una piccola realtà una programmazione oculata e intelligente?
La programmazione per una realtà come la nostra è fondamentale, specialmente in tempi di ristrettezze come quelli attuali. Avere un solido settore giovanile, dei tecnici locali, atleti formati e cresciuti nel nostro territorio, ci da garanzia di risorse umane che sarebbero altrimenti impossibili da acquistare nel mercato.
Da anni collaboriamo con la scuola di Potenza Picena e da quest'anno abbiamo iniziato una collaborazione con le scuole di Porto Recanati per aumentare il bacino d'utenza del nostro sport sia in termini di atleti che di appassionati. Il nostro campo è al centro di un'area che comprende quattro comuni e la nostra priorità deve essere quella di far avvicinare quanti più ragazzi possibili al nostro impianto.
La nostra missione è quella di creare un’atmosfera divertente, solidale e di istruzione per tutti i ragazzi. Ci sforziamo di aiutarli ad imparare loro gli ideali di sportività, onestà, lealtà, coraggio e rispetto per gli altri.
di Michele Acacia
Nella foto, i festeggiamenti del Potenza Picena dopo la vittoria del titolo (Fibs.it).