Pat Gillick è consapevole di quanto un cambiamento sia necessario, e sa che il cambiamento all’interno del front office di Philadelphia è imminente: “Sto lavorando con la proprietà e stiamo valutando diverse persone. Penso che in un futuro non troppo distante accadrà qualcosa”.

L’attuale presidente dei Phillies non ha confermato nè smentito i rumour che girano attorno al nome di Andy MacPhail, “baseball executive” dei Chicago Cubs a cavallo del millennio e, in tempi più recenti, dei Baltimore Orioles.

Che cosa significherebbe per la franchigia?

Da neo-presidente, è possibile che a MacPhail spetti prendere delle decisioni importanti ma non impopolari.

Una di queste potrebbe riguardare il general manager Ruben Amaro.

Predicando la ricostruzione, ha portato avanti la distruzione, secondo i tifosi di Philadelphia, che sono delusi dalle rendimento della squadra (la settimana scorsa si è concluso con il peggior “road trip” della storia dei Phillies: per trovare uno 0-9 negli annali bisogna tornare all’agosto del 1883); tifosi che sono stufi delle prestazioni scadenti del monte di lancio (col senno di poi: perchè non tenere Kendrick?); che sono imbestialiti con i veterani che non guidano le nuove leve e con le nuove leve che sembrano giocare con sufficienza; che rimangono interdetti ogni volta che vedono giocatori fuori ruolo (Odubel Herrera, seconda base naturale, che cosa ci fa all’esterno?).

Insomma: qual è il piano che sta alla base del “rebuilding mode”? Nessuno pare saperlo e, a quanto pare, anche Amaro naviga a vista.

MacPhail porterebbe una ventata di aria fresca, un nuovo approccio alla ricerca della soluzione dei molti problemi che attanagliano i Phillies. Gillick e Montgomery lo ritengono un vincente e non potrebbe essere altrimenti, dato che nel suo curriculum vanta pure un’esperienza da GM a Minnesota nel periodo in cui i Twins hanno conquistato due titoli MLB (anni di grazia 1987 e 1991).

Chi semina vento (le recenti parole di Amaro sui tifosi, incapaci a suo dire di comprendere il processo in atto), raccoglie tempesta. La prossima fermata potrebbe essere l’ultima, per il GM di Philadelphia.

E forse, non solo per lui.

Il primo a lasciare la squadra è il manager Ryne Sandberg che si è dimesso nella serata di venerdì 26 giugno.

di Andrea Comotti


Nella foto, un primo piano di Amaro Junior. Lui e il manager Sandberg stanno rischiando grosso (csnbayarea.com).