È inutile farsi troppe illusioni: i Tigers hanno deciso di far soffrire fino in fondo i propri tifosi. Dopo gli eccellenti risultati della scorsa settimana (due vittorie su tre contro i Royals e lo sweep perpetrato ai danni degli Indians, che di fatto ha tagliato fuori la compagine di Francona dalla lotta per i playoffs), gli uomini di Ausmus hanno pensato bene di complicarsi ulteriormente l'esistenza e hanno lasciato due partite su tre ai derelitti Minnesota Twins, i quali tra l'altro vantano adesso persino un record positivo (8-7) nella serie stagionale contro Detroit.

I Tigers (84-68) si apprestano quindi ad affrontare l'ultima, decisiva serie contro i Royals (83-68) con appena mezza partita di vantaggio nella classifica della A.L. Central, un margine che ovviamente non lascia molto spazio a errori come quelli che sono stati commessi nelle ultime due partite in quel di Minneapolis.

In realtà, almeno fino a martedi notte, c'era stato ben poco da rinfacciare agli uomini di Ausmus, i quali avevano dimostrato – almeno nel box e in difesa – di saper fare quel salto di qualità più volte richiesto a gran voce. Ciliegine sulla torta, ovviamente, erano stati i fragorosi fuoricampo con i quali, per tre partite consecutive, i 'tigrotti' del Michigan avevano saputo raddrizzare nelle battute finali l'esito di partite messe a rischio da un parco lanciatori chiaramente in debito d'ossigeno: due volte ai danni di Cleveland (Avila sabato, Kinsler domenica) e la terza contro Minnesota (back-to-back homers di Hunter e Cabrera dopo che i Twins erano risaliti da 0-6 a 6-6). Tre partite che sarebbero potute (e dovute) essere quattro: martedi notte, infatti, era stato J.D. Martinez (all'ottavo fuoricampo stagionale nel 9° inning, primo a riuscire in tale impresa dopo Alex Rodriguez nel 2007) a ribaltare sul closer Perkins otto innings di assoluta futilità offensiva contro il tutt'altro che irreprensibile starter Nolasco, entrato in partita con un'ERA di 5.64.

E qui è entrata in scena l'inesperienza di Ausmus, tante volte acclamato come innovatore ma rivelatosi ancora una volta più fedele alla 'Bibbia' del baseball del più conservatore dei veterani. Trovatosi improvvisamente in vantaggio per 3-2, Ausmus ha deciso di togliere lo starter Porcello (pitch count ancora in ordine a quota 103, ultimi 8 battitori eliminati consecutivamente e già autore di tre complete games quest'anno) e affidare gli ultimi tre outs all'agonizzante closer Nathan. Quest'ultimo ha fatto il resto, con la complicità dell'esterno centro Carrera, inserito da Ausmus come rimpiazzo difensivo (!) e autore di una topica colossale e decisiva.

Il problema non risiede tanto nella sconfitta ma nelle conseguenze che essa ha avuto e potrebbe ancora comportare nella serie di questo weekend a Kansas City. Se i Tigers avessero vinto martedi, Ausmus avrebbe potuto (oserei dire: dovuto) concedere due giorni di riposo extra allo stanco Price, affidare gara-3 del Target Field a uno spot starter (Ryan? Farmer? Ray?) e avere a disposizione tutta la rotazione per il rendez-vous finale contro i Royals. Invece Price è andato sul monte mercoledi, oltretutto ha lanciato malissimo e i Tigers hanno perso di nuovo, non senza rendersi protagonisti di un'altra sciocchezza ciclopica, stavolta in attacco, sintomo dell'evidente confusione mentale che regna nelle teste dei coaches e di qualche giocatore (nella fattispecie, Hunter).

In realtà non è solo l'ex Rays (3-4 e 4.09 di ERA dal suo arrivo a Detroit) ad apparire in riserva ma l'intero parco lanciatori, con la sola eccezione di Porcello, che per la prima volta in carriera eccederà i 200 innings. Scherzer ha solo due quality starts e un'ERA di 4.46 nelle ultime 6 presenze, mentre Verlander continua a non mostrare segni concreti di ripresa dopo una stagione men che mediocre. Non che il bullpen se la passi meglio: Soria continua a rimanere un oggetto misterioso, l'esperimento Johnson non sembra finora riuscito e soprattutto il back-end sembra più in crisi che mai: Ausmus non potrà continuare a ignorare in eterno i fallimenti di Nathan (giunto al career-high di 7 blown saves) né il calo repentino di Chamberlain (5.40 ERA, 1.66 WHIP dopo l'All Star Break), peraltro prevedibile visto che Joba ha raggiunto quota 59⅓ innings e negli ultimi tre anni ne aveva lanciati in tutto 91⅓. In compenso un Alburquerque – che avrà pure i suoi difetti ma ancora non ha al passivo una sola blown save in quattro anni – continua ad essere utilizzato come one-out man oppure in situazioni poco critiche e a vista sembrerebbe anche piuttosto demoralizzato.

Le buone notizie arrivano invece da una difesa che in questo periodo è apparsa molto solida (a parte la già citata topica di Carrera, che rimane comunque un sostituto e – con tutto il rispetto – non proprio l'uomo che vorreste avere in campo nel 9° inning di una partita punto a punto) e soprattutto dal grande stato di forma del nucleo centrale del lineup. Le cifre di Cabrera e dei due Martinez nel mese di settembre sono a dir poco impressionanti: Miggy ha una linea di .469/.507/1.351, Victor .383/.456/1.123, J.D. .373/.449/1.178. Persino Romine, tornato ormai titolare fisso nel ruolo di interbase, sta contribuendo con un degno .333/.355/.722. In controtendenza sono invece Kinsler (.225/.247/.585) e Davis (.250/.267/.608), con quest'ultimo sempre più a disagio come nono battitore e sicuramente desideroso di tornare in quel ruolo di leadoff dove aveva dato il meglio di sé quest'anno (.290/.324/.744 su 245 PA).

Rimane da vedere se Ausmus intenderà apportare modifiche al line-up: intanto il manager ha comunicato il trio dei lanciatori partenti per il trittico del Kauffman Stadium, che sarà lo stesso presentato la scorsa settimana proprio contro i Royals – nell'ordine Verlander, Scherzer e Porcello. Salta quindi il turno il giovane Lobstein, sebbene i Tigers siano 4-0 nei suoi quattro starts stagionali: la decisione di Ausmus appare conservativa ma almeno sulla carta del tutto condivisibile, non solo per ovvie ragioni di esperienza ma anche in virtù del fatto che i Royals battono leggermente meglio contro gli starters mancini (.267/.323/.708) che contro i destri (.259/.308/.679). Domenica sera sapremo se la scelta del manager avrà pagato.

di Massimiliano Barzotti


Nella foto, un primo piano di Brad Ausmus, manager dei Tigers (da Standingsports.com).