ARIA DI RIVOLUZIONE A PHILADELPHIA?
In una recente intervista il presidente ad interim dei Philadelphia Phillies, Pat Gillick, ha ammesso che la franchigia si sta preparando per una offseason di profonda ricostruzione.
“Per come siamo messi ora, penso che torneremo a essere competitivi piu’ nel 2017 o nel 2018, che nel 2015 o nel 2016”.
Parole che suonano come un campanello d’allarme per il Citizens Bank Park. Philadelphia si deve aspettare almeno due anni di baseball “di transizione”? Le parole del sostituto di David Montgomery – dimissionario ad agosto per problemi di salute – suonano come un improvviso cambio di rotta, rispetto a quanto, fino a luglio, il general manager Ruben Amaro Jr. confidava nelle interviste. “Non penso sia bello nei confronti dei tifosi dire che nei prossimi anni il team smetterà di vincere”, affermava, “ non penso sia bello nemmeno nei confronti dei giocatori”.
Il vento è cambiato: Montgomery è uscito (almeno per ora) di scena e Gillick – il GM delle World Series del 2008 – si è messo al comando. Amaro? Un suo subordinato.
Così a Clearwater in Florida, nel centro che ospita i Phillies durante la preseason, durante un meeting organizzativo di qualche giorno fa il general manager ha distribuito al personale del team – a tutto il personale, dagli scout ai preparatori atletici – un manuale: “The Phillies Way”, una sorta di manifesto che spiega come la franchigia raggiungerà i nuovi obiettivi che si è prefissata.
Amaro ha spiegato che “vogliamo ringiovanire il roster e dare l’opportunità a giocatori giovani di essere il fulcro del nuovo progetto. Abbiamo fan intelligenti, la maggior parte di loro apprezzerà la scelta.” Un deciso cambio di rotta, ma “non è più luglio, e le nostre priorità ora sono differenti”.
Cody Asche, Darin Ruf, Maikel Franco, Ben Revere e Domonic Brown. Si ripartirà da loro. “Saranno circondati da persone e giocatori che li renderanno migliori. Come persone e giocatori”.
Al loro fianco ritroveremo, almeno per un anno, Grady Sizemore e Jerome Williams, ma non A.J. Burnett. Tutti gli altri sono avvisati, nessuno si senta intoccabile: Philadelphia è in “rebuilding mode”.
di Andrea Comotti
Nella foto, il logo dei Phillies (Jeff Fusco - Phillymag.com).
“Per come siamo messi ora, penso che torneremo a essere competitivi piu’ nel 2017 o nel 2018, che nel 2015 o nel 2016”.
Parole che suonano come un campanello d’allarme per il Citizens Bank Park. Philadelphia si deve aspettare almeno due anni di baseball “di transizione”? Le parole del sostituto di David Montgomery – dimissionario ad agosto per problemi di salute – suonano come un improvviso cambio di rotta, rispetto a quanto, fino a luglio, il general manager Ruben Amaro Jr. confidava nelle interviste. “Non penso sia bello nei confronti dei tifosi dire che nei prossimi anni il team smetterà di vincere”, affermava, “ non penso sia bello nemmeno nei confronti dei giocatori”.
Il vento è cambiato: Montgomery è uscito (almeno per ora) di scena e Gillick – il GM delle World Series del 2008 – si è messo al comando. Amaro? Un suo subordinato.
Così a Clearwater in Florida, nel centro che ospita i Phillies durante la preseason, durante un meeting organizzativo di qualche giorno fa il general manager ha distribuito al personale del team – a tutto il personale, dagli scout ai preparatori atletici – un manuale: “The Phillies Way”, una sorta di manifesto che spiega come la franchigia raggiungerà i nuovi obiettivi che si è prefissata.
Amaro ha spiegato che “vogliamo ringiovanire il roster e dare l’opportunità a giocatori giovani di essere il fulcro del nuovo progetto. Abbiamo fan intelligenti, la maggior parte di loro apprezzerà la scelta.” Un deciso cambio di rotta, ma “non è più luglio, e le nostre priorità ora sono differenti”.
Cody Asche, Darin Ruf, Maikel Franco, Ben Revere e Domonic Brown. Si ripartirà da loro. “Saranno circondati da persone e giocatori che li renderanno migliori. Come persone e giocatori”.
Al loro fianco ritroveremo, almeno per un anno, Grady Sizemore e Jerome Williams, ma non A.J. Burnett. Tutti gli altri sono avvisati, nessuno si senta intoccabile: Philadelphia è in “rebuilding mode”.
di Andrea Comotti
Nella foto, il logo dei Phillies (Jeff Fusco - Phillymag.com).