Larry Lucchino, il CEO dei Red Sox, da buon italoamericano è personaggio sanguigno. Finito di godersi la terza World Series vinta sotto la sua gestione sembra avere ancora fame di vittorie e, disotterrata l'ascia di guerra dopo l'anno di lutto (l'attentato alla Maratona di Boston 2013 aveva infatti messo nel congelatore le polemiche e gli sfottò), inizia la stagione riaccendo la rivalità con i New York Yankees e attaccando frontalmente la gestione del mercato del general manager pinstripes Brian Cashman. Casus belli è l'acquisto da parte dei Bronx Bombers del gioiellino giapponese di turno, il pitcher destro 24enne Masahiro Tanaka.

La ormai ex star dei Rakuten Eagles infatti si accaserà nella Grande Mela alla modica cifra di 155 milioni di dollari per 7 anni. Un buon 30% dei quasi 500 milioni di dollari che Cashman ha avuto a disposizione per rimettere in piedi la squadra più titolata e famosa del globo, caduta in disgrazia nelle ultime stagioni a causa di infortuni (Jeter), doping (Cervelli e, soprattutto, Alex Rodriguez) e una rotazione che è stata decisamente deludente e che dovrà sostituire un futuro Hall of Fame come Mariano Rivera.

Anche Boston ha partecipato all'asta, ma la sua offerta era ampiamente inferiore a quella della compagine newyorkese. Lucchino ha allora deciso di togliersi qualche sassolino dalla scarpa e, come riportato da ESPN, ha spostato la rivalità sul piano della gestione della squadra, della selezione dei giocatori e degli stipendi. Non che il bilancio dei Red Sox sia di molto inferiore (all'opening day 2013 gli Yankees erano al primo posto con 228.835.490 milioni di dollari mentre Boston con 150.655.500 era al quarto) ma le differenze ci sono.

Il CEO delle calzette rosse ha dichiarato infatti che "E' un film già visto. Sembra di stare dentro "Ritorno al Futuro". Ed a chi gli ricordava che dopo l'ultima stagione di grandi spese degli Yankees, quel 2008 che vide arrivare nel Bronx C.C.Sabathia, A.J. Burnett e Mark Texeira, gli Yankees vinsero il titolo ha risposto subito ironico:

"Non si può semplicemente andare in negozio e comprare esattamente ciò che serve per vincere. Un sacco di altre cose si vanno ad inserire nel tutto. Fortuna, infortuni, e tutto il resto. Basti dire, che non abbiamo nessun problema a riaccendere la rivalità con gli Yankees."

Lucchino ha continuato descrivendo la filosofia che ormai da più di dieci anni muove la proprietà di Yawkey Way ovvero quello di collimare un buon budget con un ottimo team di scout (che cerca talenti con metodi alla Oakland), un ottimo farm system e una attenzione quasi maniacale alla depth, ovvero alla profondità del roster, cercando di avere sempre ottimi sostituti per i titolari: giocatori con esperienza e qualche "giocattolo rotto" nel mercato Free Agent.  Filosofia che aveva subito uno scossone solo negli ultimi di anni dell'era Epstein, quando nel 2010 l'allora GM spese una fortuna per portarsi a casa Carl Crawford, Adrian Gonzalez e per la conferma di Josh Beckett. Scelte che distrussero lo spogliatoio e misero sulla graticola (ingiustamente) Terry Francona, condannando poi Boston ad una stagione 2012 con un manager spompato come Bobby Valentine e a perdere il treno dei playoff a Settembre piazzandosi all'ultimo posto. Nel mentre il neo GM Cherrington aveva già iniziato le pulizie per lo Spring Training 2013: via Crawford, via Gonzalez, via Youkilis e via Beckett. Monte stipendi demolito, acquisti mirati (su tutti Gomes e Uehara) e un solo grosso investimento: Farrell alla guida della squadra. Risultato: bilanci sani, squadra equilibrata, rookie già pronti per il 2014 (Bogaerts e Bradley Jr.) e World Series vinte finalmente a Fenway Park.

Dopo una stoccata anche ai Los Angeles Dodgers, altra squadra che con la nuova proprietà adotta una politica "a la Yankees", dell'amico Stan Kastan, Lucchino ha terminato dicendo che per l'anno che verrà "Nulla è cambiato. Tutti giochiamo con le stesse regole, nonostante qualcuno pensi di avere fondi infiniti. (...) Abbiamo le persone giuste per fare bene anche quest'anno."

Non c'è che dire che in casa Red Sox non la mandano a dire.

di Marco Mignola


Nella foto, Lucchino, a sinistra, mostra con gli altri dirigenti dei Red Sox alcune World Series vinte dalla squadra (Gail Oskin/Getty Images North America da Zimbio.com).