A TU PER TU CON...MARINA CENTRONE, MANAGER DELLA NAZIONALE ITALIANA DI SOFTBALL
C'è sicuramente una vita diversa tra softball e baseball, tra donne e uomini. La differenza sta nella vita che ciascuno porta nella sua squadra. Un valore aggiunto che rispecchia la personale abitudine a vivere. Marina Centrone ha percorso la sua vita sportiva di giocatrice di softball assaporando la crescita, con soste in ogni categoria. Da ciascuna ha acquisito qualcosa, anzi tanto e poi, al momento in cui ha raggiunto l'apice della carriera di giocatrice, arriva il momento di restituire il favore che la vita le ha concesso. Diventa allenatrice della squadra più importante e più difficile da gestire: la Nazionale. “Aggravante” per la Centrone, il fatto di essere toscana: l'aggiunta comporta grande ironia, intelligenza vivace e una filosofia di vita molto particolare. Questa è la dotazione di nascita di ogni toscano. Donna a tutto tondo, sa bene quali siano le difficoltà delle sue giocatrici, ma, allo stesso tempo, sa anche come sostenerle. Di questo parliamo, in una intervista per la rubrica ''A tu per tu con...'', che parla di donne che giocano a softball.
Appena terminata la tournée delle professioniste USA, le USSSA Pride, possiamo trarre un giudizio veramente soddisfacente riguardo alla prestazione delle italiane: hanno tenuto testa con grande carattere alle americane. Qual è il giudizio di Marina Centrone al riguardo?
Sono abituata a non dare giudizi, solitamente faccio analisi: è il modo migliore per darmi delle risposte, per elaborare al meglio il lavoro da fare. La squadra è andata al di sopra delle mie aspettative. Tanto è vero quando mi hanno proposto questo tour ho accettato immediatamente e ho pensato “Che bella opportunità!!!”. Dopo qualche secondo ho fatto una riflessione e ho realizzato la difficoltà di competere con queste professioniste, dal momento che per noi era la prima uscita come squadra. Arrivate a Montegranaro i miei dubbi si sono placati, ho ritrovato la squadra che è scesa in campo in Olanda, con la stessa consistenza, determinazione e serenità. Ho visto in loro le campionesse europee consapevoli della loro forza.
Alla luce di quanto visto in quei quattro giorni, quali sono le aspettative per i prossimi mondiali di luglio, visto, anche, che vi presentate come campionesse europee?
L'Europeo ci ha fatto crescere mentalmente e tecnicamente, hanno lavorato duramente giorno dopo giorno, sanno cosa vogliano e dove vogliono arrivare. Abbiamo chiaramente in mente il nostro obiettivo.
Una nazionale fatta di grandi nomi, quella italiana. Ti senti tranquilla?
La tranquillità non è il mio mestiere, devo avere in mente il piano A, poi quello B, C, D, non possiamo sederci sugli allori, perché siamo campioni d'Europa. La squadra è forte, il campionato ha fatto emergere altre individualità da prendere in considerazione. Come vedi non ci si ferma mai e poi mai.
Come vedi, in prospettiva, le nuove leve del softball italiano?
La programmazione della federazione degli ultimi anni ci ha riportato ad avere una nazionale Cadette campioni d'Europa. Due nazionali, categoria Ragazze molto brave e una nazionale Juniores ben strutturata. Abbiamo lavorato bene, lavorando su tutto il territorio. Il lavoro da fare è sempre tanto, se vogliamo un futuro questa è la strada giusta: lavorare sul vertice, senza trascurare la base che è la ricchezza del movimento del softball.
Il softball dà o riceve dalla formazione educativa e culturale delle nostre donne?
Lo sport è cultura, si DÀ e si RICEVE. Le donne sportive sono persone speciali, c'è qualcosa nella nostra anima, se decide di fare sport, di misurarsi con altre donne sa lottare, sacrificarsi, gestirsi tra casa famiglia lavoro studio con tale passione e determinazione. Commovente e mi fa sentire orgogliosa di essere donna e, in più, sportiva.
Le ragazze, nelle nostre squadre, hanno una lunga vita atletica, per cui è inevitabile che anche la loro vita privata venga proiettata in squadra: famiglia, figli, lavoro. Cosa comporta tutto questo per un'allenatrice di una squadra femminile? Come interviene un'allenatrice donna nell'interazione con altre donne, di cui può facilmente capire le dinamiche di vita?
Come donna sportiva con famiglia, posso capire quanti sacrifici devono essere affrontati dalle donne sportive. La vita privata viene sconvolta e, spesso, ti porta ad una scelta. Nella nazionale ci sono tante varianti: studentesse con un lavoretto per mantenersi, madri, mogli. E' importante comprendere i momenti di difficoltà che incontrano strada facendo. Non è assolutamente facile. Devo pretendere un certo standard di preparazione che va in conflitto con la loro vita, i loro tempi le loro esigenze. Io sono colei che non comprende, comprendendo benissimo tutti i loro sacrifici. Capisci che non è facile per niente.
Senti qualche volta la voglia, l'istinto di rientrare in campo, magari per dare una mano alla squadra in momenti difficili, regalare direttamente la sua grande esperienza di giocatrice?
Non dico che sono stata fortunata, ti dico che ho aiutato molto la fortuna, decidendo con determinazione i tempi per fare i passi adatti alle mie ambizioni, che per me sono i miei desideri. Svolgo il mio lavoro cercando di migliorarmi e di migliorare le atlete, ma non insegno a imitare nessuno, desidero che ognuna possa sentirsi se stessa in campo.
Che cosa ha aggiunto l'essere toscana al suo lavoro?
Essere Toscana verace mi ha fatto sentire sana, sincera, ruspante, elegante. Di recente alcune vecchie avversarie mi hanno confessato che io me la tiravo quando giocavo. Come potevo non tirarmela? Rappresentavo in campo una delle regioni più belle al mondo e ne sono sempre stata orgogliosa. Amo la mia terra e vivo nelle colline toscane, amo vivere all'aria aperta.
Il softball è uno sport difficile da far decollare, ancora più del baseball. Puoi individuarne le ragioni?
Il softball è uno sport difficile come molti altri e come molti altri ha difficoltà a decollare. Possono essere tanti i motivi, io posso individuarne alcuni. Lo sport va di pari passo alla parola soldi. I mezzi di comunicazione, i giornali, la televisione non danno molto spazio agli sport cosiddetti minori e di minore nello sport non c'è niente. Non c'è onestà intellettuale, dovrebbero dare lo stesso peso a tutti gli sport. Perché se non c'è visibilità non ci saranno mai i soldi. Nessuno dà i soldi per niente c'è sempre un interesse dietro..... Anche giustamente! Io non ce l'ho con gli sport dove circolano i soldi, a me piace tutto lo sport, trovo il calcio uno sport fantastico fatto di gesti tecnici meravigliosi. Chiedo la possibilità, per tutti, di potersi preparare agli eventi con la giusta preparazione, di dare alle atlete/ti più considerazione nel mondo del lavoro, della scuola, che spesso ostacola la preparazione delle atlete/ti. Altro problema pensare che il softball sia uno sport violento: il nostro è uno sport fantastico, dove la potenza si mescola all'eleganza del gesto tecnico.
La granitica allenatrice della nazionale si emoziona ancora in campo?
È sempre una grande emozione stare in campo e condividere gioie e dolori con la squadra.
L'obiettivo prossimo e più importante, dichiarato per i prossimi Mondiali è superare il girone ma, come dice un amico di Nettuno dal nome importante: “Se non ci metti il cuore, che giochi a fare?”. Così, dentro, proprio in fondo in fondo al cuore, c'è il sogno, ben piegato e riposto appena sopra l'orlo dell'impossibile, ne siamo sicuri, perché il sogno è anche in fondo al nostro cuore.
di Cristina Pivirotto
Nella foto, Marina Centrone parla alle sue giocatrici (2F - Oldmanagency da FIBS.it).
Appena terminata la tournée delle professioniste USA, le USSSA Pride, possiamo trarre un giudizio veramente soddisfacente riguardo alla prestazione delle italiane: hanno tenuto testa con grande carattere alle americane. Qual è il giudizio di Marina Centrone al riguardo?
Sono abituata a non dare giudizi, solitamente faccio analisi: è il modo migliore per darmi delle risposte, per elaborare al meglio il lavoro da fare. La squadra è andata al di sopra delle mie aspettative. Tanto è vero quando mi hanno proposto questo tour ho accettato immediatamente e ho pensato “Che bella opportunità!!!”. Dopo qualche secondo ho fatto una riflessione e ho realizzato la difficoltà di competere con queste professioniste, dal momento che per noi era la prima uscita come squadra. Arrivate a Montegranaro i miei dubbi si sono placati, ho ritrovato la squadra che è scesa in campo in Olanda, con la stessa consistenza, determinazione e serenità. Ho visto in loro le campionesse europee consapevoli della loro forza.
Alla luce di quanto visto in quei quattro giorni, quali sono le aspettative per i prossimi mondiali di luglio, visto, anche, che vi presentate come campionesse europee?
L'Europeo ci ha fatto crescere mentalmente e tecnicamente, hanno lavorato duramente giorno dopo giorno, sanno cosa vogliano e dove vogliono arrivare. Abbiamo chiaramente in mente il nostro obiettivo.
Una nazionale fatta di grandi nomi, quella italiana. Ti senti tranquilla?
La tranquillità non è il mio mestiere, devo avere in mente il piano A, poi quello B, C, D, non possiamo sederci sugli allori, perché siamo campioni d'Europa. La squadra è forte, il campionato ha fatto emergere altre individualità da prendere in considerazione. Come vedi non ci si ferma mai e poi mai.
Come vedi, in prospettiva, le nuove leve del softball italiano?
La programmazione della federazione degli ultimi anni ci ha riportato ad avere una nazionale Cadette campioni d'Europa. Due nazionali, categoria Ragazze molto brave e una nazionale Juniores ben strutturata. Abbiamo lavorato bene, lavorando su tutto il territorio. Il lavoro da fare è sempre tanto, se vogliamo un futuro questa è la strada giusta: lavorare sul vertice, senza trascurare la base che è la ricchezza del movimento del softball.
Il softball dà o riceve dalla formazione educativa e culturale delle nostre donne?
Lo sport è cultura, si DÀ e si RICEVE. Le donne sportive sono persone speciali, c'è qualcosa nella nostra anima, se decide di fare sport, di misurarsi con altre donne sa lottare, sacrificarsi, gestirsi tra casa famiglia lavoro studio con tale passione e determinazione. Commovente e mi fa sentire orgogliosa di essere donna e, in più, sportiva.
Le ragazze, nelle nostre squadre, hanno una lunga vita atletica, per cui è inevitabile che anche la loro vita privata venga proiettata in squadra: famiglia, figli, lavoro. Cosa comporta tutto questo per un'allenatrice di una squadra femminile? Come interviene un'allenatrice donna nell'interazione con altre donne, di cui può facilmente capire le dinamiche di vita?
Come donna sportiva con famiglia, posso capire quanti sacrifici devono essere affrontati dalle donne sportive. La vita privata viene sconvolta e, spesso, ti porta ad una scelta. Nella nazionale ci sono tante varianti: studentesse con un lavoretto per mantenersi, madri, mogli. E' importante comprendere i momenti di difficoltà che incontrano strada facendo. Non è assolutamente facile. Devo pretendere un certo standard di preparazione che va in conflitto con la loro vita, i loro tempi le loro esigenze. Io sono colei che non comprende, comprendendo benissimo tutti i loro sacrifici. Capisci che non è facile per niente.
Senti qualche volta la voglia, l'istinto di rientrare in campo, magari per dare una mano alla squadra in momenti difficili, regalare direttamente la sua grande esperienza di giocatrice?
Non dico che sono stata fortunata, ti dico che ho aiutato molto la fortuna, decidendo con determinazione i tempi per fare i passi adatti alle mie ambizioni, che per me sono i miei desideri. Svolgo il mio lavoro cercando di migliorarmi e di migliorare le atlete, ma non insegno a imitare nessuno, desidero che ognuna possa sentirsi se stessa in campo.
Che cosa ha aggiunto l'essere toscana al suo lavoro?
Essere Toscana verace mi ha fatto sentire sana, sincera, ruspante, elegante. Di recente alcune vecchie avversarie mi hanno confessato che io me la tiravo quando giocavo. Come potevo non tirarmela? Rappresentavo in campo una delle regioni più belle al mondo e ne sono sempre stata orgogliosa. Amo la mia terra e vivo nelle colline toscane, amo vivere all'aria aperta.
Il softball è uno sport difficile da far decollare, ancora più del baseball. Puoi individuarne le ragioni?
Il softball è uno sport difficile come molti altri e come molti altri ha difficoltà a decollare. Possono essere tanti i motivi, io posso individuarne alcuni. Lo sport va di pari passo alla parola soldi. I mezzi di comunicazione, i giornali, la televisione non danno molto spazio agli sport cosiddetti minori e di minore nello sport non c'è niente. Non c'è onestà intellettuale, dovrebbero dare lo stesso peso a tutti gli sport. Perché se non c'è visibilità non ci saranno mai i soldi. Nessuno dà i soldi per niente c'è sempre un interesse dietro..... Anche giustamente! Io non ce l'ho con gli sport dove circolano i soldi, a me piace tutto lo sport, trovo il calcio uno sport fantastico fatto di gesti tecnici meravigliosi. Chiedo la possibilità, per tutti, di potersi preparare agli eventi con la giusta preparazione, di dare alle atlete/ti più considerazione nel mondo del lavoro, della scuola, che spesso ostacola la preparazione delle atlete/ti. Altro problema pensare che il softball sia uno sport violento: il nostro è uno sport fantastico, dove la potenza si mescola all'eleganza del gesto tecnico.
La granitica allenatrice della nazionale si emoziona ancora in campo?
È sempre una grande emozione stare in campo e condividere gioie e dolori con la squadra.
L'obiettivo prossimo e più importante, dichiarato per i prossimi Mondiali è superare il girone ma, come dice un amico di Nettuno dal nome importante: “Se non ci metti il cuore, che giochi a fare?”. Così, dentro, proprio in fondo in fondo al cuore, c'è il sogno, ben piegato e riposto appena sopra l'orlo dell'impossibile, ne siamo sicuri, perché il sogno è anche in fondo al nostro cuore.
di Cristina Pivirotto
Nella foto, Marina Centrone parla alle sue giocatrici (2F - Oldmanagency da FIBS.it).